Il Museo Morandi di Bologna a Parigi nella mostra Giacometti/Morandi. Moments immobiles allestita all’Institut Giacometti 

Il Museo Morandi di Bologna a Parigi nella mostra Giacometti/Morandi. Moments immobiles allestita all’Institut Giacometti 

Giacometti/Morandi. Moments immobiles
A cura di Françoise Cohen

15 novembre 2024 – 2 marzo 2025
Institut Giacometti
5, rue Victor-Schoelcher
75014 Paris
www.fondation-giacometti.fr

Giorgio Morandi, Natura morta, 1944. Olio su tela, 30,5 x 53 cm. Centro Pompidou Mnam/Cci Bertrand Prevot Dist. RMN CP Adagp Parigi, 2024.

Gruppo di quattro sculture in gesso, 1946 circa. Foto: Marc Vaux. Archivio della Fondazione Giacometti, Parigi. Successione Alberto Giacometti / Adagp, Parigi 2024. Centre Pompidou / MNAM-CCI / Biblioteca Kandinsky, Fondo Kandinsky. Biblioteca Kandinsky, Fonds Marc Vaux.

Bologna, 14 novembre 2024 – A distanza di 25 anni dalla mostra che ebbe luogo al Museo Morandi a Bologna, Alberto Giacometti. Disegni, sculture e opere grafiche, curata da Marilena Pasquali, l’Institut Giacometti di Parigi, in collaborazione con il Settore Musei Civici Bologna e con il suo Museo Morandi, presenta Giacometti/Morandi. Moments immobiles, esposizione che riavvicina due dei massimi artisti del XX secolo – Alberto Giacometti (Borgonovo, 1901 – Coira, 1966) e Giorgio Morandi (Bologna, 1890 – ivi, 1964) – per esplorare le affinità che accomunano le rispettive poetiche.

La mostra, a cura di Françoise Cohen, è visibile dal 15 novembre 2024 al 2 marzo 2025 all’Institut Giacometti, che dal 2018 ospita la ricostruzione dello studio di Alberto Giacometti conservato nella sua interezza dalla moglie Annette, con mobili, oggetti personali, pareti dipinte dall’artista e opere originali, alcune delle quali mai esposte prima.

Vissuti in un periodo coevo, Giacometti e Morandi non si sono mai incrociati ma condividono molte caratteristiche essenziali: la loro singolare pratica dello studio, l’attaccamento a un ambiente e a modelli familiari, una ricerca originale nata dall’attenzione alla realtà.
Entrambi hanno fatto dei loro atelier, quello di Morandi situato in via Fondazza a Bologna e quello di Giacometti nel quartiere parigino di Montparnasse in rue Hippolyte-Maindron, la matrice della loro ricerca artistica che nello svilupparsi ha espresso il senso medesimo della loro vita.

I due pittori condivisero la persistenza dei loro modelli di riferimento: gli oggetti collezionati e poi raffigurati nelle tele per Giorgio Morandi, le figure centrali della moglie Annette e del fratello Diego, all’interno di una ristretta cerchia di personalità che si sarebbe poi allargata, per Alberto Giacometti.

Le loro vite furono caratterizzate, per scelta, da pochi viaggi e pochi consueti spostamenti. Morandi si divise tra la natia Bologna e Grizzana, un paese sugli Appennini dove trascorse la maggior parte delle sue estati. Giacometti, che visse a Parigi dal 1922, si recò quasi ogni anno a Stampa e Maloja, nelle case della sua infanzia in Val Bregaglia.

Artisti di spicco del XX secolo, emersero come voci singolari che, dopo aver vissuto le avanguardie, tornarono a ispirarsi ai modelli classici: la natura morta e il paesaggio per Morandi, la figura umana per Giacometti. Entrambi con i loro lavori incarnarono, negli anni del dopoguerra, una visione universale della condizione umana.
In un momento in cui a infuriare fu il dibattito tra figurazione e astrazione, gli artisti del periodo furono chiamati a scegliere tra l’uno e l’altro campo; Giacometti e Morandi svilupparono un’arte legata alla realtà, ma non realista, che, trascrivendo il mondo visibile, mirava alla raffigurazione della sua essenza.

La mostra riunisce le collezioni della Fondation Giacometti con prestiti del Museo Morandi e di collezioni private europee, offrendo una panoramica della carriera dei due artisti dal 1913 al 1965 suddivisa in quattro capitoli: L’Atelier; Le familier; La traversée des avant-gardes; Regarder le réel.

Il Museo Morandi ha per l’occasione concesso in prestito alla Fondazione Giacometti 17 opere (9 dipinti, 1 acquerello, 4 disegni e 3 acqueforti).
Tra questiPaesaggio, 1913 (V. 7), dipinto dal giovane Morandi nella sua prima estate grizzanese, interessante per l’impostazione cézanniana della composizione, per i toni chiari e polverosi e per lo studio della luce; Natura morta, 1956 (V. 1013), opera caratterizzata da una calcolata geometria degli oggetti che occupano il centro dello spazio con decisa fermezza; Natura morta, 1963 (V. 1323), ultima composizione dipinta nello studio di Grizzana dove la smaterializzazione e l’astrazione delle forme si fanno tangibili.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue francese/inglese riccamente illustrato, pubblicato dalla Fondation Giacometti di Parigi e da FAGE éditions di Lione.

L’esposizione è realizzata con il sostegno di Franck Giraud e Ruth Stanton Foundation.

Françoise Cohen, direttrice artistica dell’Institut Giacometti, dichiara: “Artisti tra i più importanti del XX secolo, Alberto Giacometti (1901-1966) e Giorgio Morandi (1890-1964), rappresentano due voci singolari nel mondo dell’arte. Pur essendo contemporanei, non si incrociarono mai. Giacometti/Morandi. Moments immobiles propone l’incontro inedito delle loro opere partendo da due collezioni monografiche nate grazie al generoso sostegno delle famiglie degli artisti – Annette Giacometti, moglie di Alberto Giacometti e creatrice della Fondazione Alberto e Annette Giacometti, e Maria Teresa Morandi, sorella di Giorgio Morandi – per la trasmissione delle loro opere alle generazioni future. Questa mostra è stata concepita e realizzata con la preziosa assistenza del Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna. Ringrazio sentitamente Eva Degl’Innocenti, direttrice del Settore Musei Civici Bologna, Lorenzo Balbi, Direttore del Museo Morandi, Alessia Masi, responsabile del Museo Morandi e il loro team”.

Eva Degl’Innocenti, direttrice del Settore Musei Civici Bologna, commenta: “Morandi e Giacometti sono due degli artisti maggiori del XX secolo che hanno molti elementi in comune: dalla pratica dello studio e dello spazio, all’attaccamento ad ambienti e modelli familiari, alla ricerca nata dall’attenzione alla realtà. Siamo molto felici di questa importante mostra e della collaborazione scientifico-culturale tra l’Istitut Giacometti e il Settore Musei Civici Bologna con il nostro Museo Morandi. Desidero ringraziare vivamente Catherine Grenier, direttrice della Fondation Giacometti e Presidente dell’Istitut Giacometti, Françoise Cohen, direttrice artistica dell’Istituto Giacometti, e tutto lo staff della Fondation Giacometti per questo progetto di grande levatura, di dialogo culturale e di futuri sviluppi“.

Morandi esprime in negativo il bisogno di dare alla parola un oggetto, un garante al di fuori di sé, il bisogno fondamentalmente umano di attestare l’essere. E cosa avrà mai fatto il suo contemporaneo Giacometti se non, con lo sguardo fisso sul viso del suo modello, appunto attestare che questo altro esiste, qui e ora, che ha dell’essere, e che è questo fatto a contare, che è in lui soltanto che la vita ha luogo: qualcosa di reale, un po’ di verità compare così in questa apparenza esteriore, dimenticata se non disprezzata, del gioco fra significante e sé stesso? Morandi ci fa misurare il pericolo di questo gioco. Giacometti invece rovescia il tavolo da gioco. (Yves Bonnefoy, Osservazioni sullo sguardo: Picasso, Giacometti, Morandi, Donzelli Editore, 2003, p. 119)” – cita Lorenzo Balbi, direttore del Museo Morandi. – “Con queste parole il grande poeta e scrittore francese Yves Bonnefoy scrive del rapporto concettuale tra i dipinti di Giorgio Morandi e le opere di Alberto Giacometti, artisti contemporanei accomunati da una profonda riflessione sul significato del fare arte e sulle dinamiche della rappresentazione della realtà, che troviamo riuniti per la prima volta in questa importante mostra di cui il Museo Morandi di Bologna è partner, e in cui viene presentata un’accurata selezione di opere e proposte importanti relazioni tra numerosi capolavori dei due artisti capaci di sollecitare nel pubblico un confronto e contrasto molto profondo. La mostra rappresenta anche un ponte tra istituzioni, le quali testimoniano l’incredibile vicinanza tra i due autori, e tra luoghi, basti pensare agli studi dei due artisti oggi ricostruiti e visitabili al pubblico a Montparnasse e in via Fondazza a Bologna”.


Informazioni
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