“Echi del silenzio“. Mostra personale di Cristina Sirizzotti – Associazione culturale infinityArt

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Associazione culturale infinityArt

Presenta

Echi del silenzio. Mostra personale di Cristina Sirizzotti

A cura di Mara Cozzoli

Presso ChiAmaMilano, via Laghetto, 2 (MI)

25 novembre-6 dicembre
28 novembre ore 18.00 conferenza sulla violenza psicologica

Interviene Sonia Scarpante, presidente Associazione “La cura di sé” e docente in scrittura terapeutica


In “Echi del silenzio” l’arte figurativa di Cristina Sirizzotti volge lo sguardo a quanto non è visibile, spostando la propria attenzione in direzione di ciò che si muove al di sotto di un iceberg, dell’inimmaginabile.
Un percorso, dunque, che vuole sottolineare le conseguenze psicologiche che travolgono la donna nel corso di anni di abusi e brutalità.
L’uso ben padroneggiato del colore che vede combinarsi negli sfondi differenti tonalità e i passaggi dal freddo al caldo, assolve la funzione di trasferire al fruitore un preciso stato d’animo, un caos interstellare di emozioni in attesta di essere riconosciute


Le donne, blindate nel tempo e nello spazio rappresentato da una tela, divengono protagoniste di una sofferenza psichica originata da un rapporto estremamente tossico da strappar loro l’identità, una violenza, spesso, irriconoscibile.
Un intreccio pittorico nel quale emergono non solo la paura e la vulnerabilità nel sentirsi nelle mani dell’altro, ma anche la vivificazione di un contesto sociale che tutto soffoca.
A tal proposito, la presenza di “Lucifero“ assume una duplice valenza.
Sotto un primo aspetto si tramuta nella personificazione della colpa collettiva che giustifica la brutalità attraverso il silenzio, un apparato che, pur di mantenere il controllo, abbassa lo sguardo innanzi all’intrinseca sofferenza.
D’altro canto incarna l’uomo dominante, le cui ali assurgono a emblema delle capacità insite in quest’ultimo di risucchiare la vita e la mente, un uomo il cui sistema di valori è completamente malato.
Ogni sua parola è veleno, ogni promessa è menzogna e dietro al suo sorriso si cela l’ombra di una storia di dolore e umiliazione, figlio anche di una riprovevole sotto cultura che mai può, comunque, giustificare l’agito.
Un circuito da cui è possibile sganciarsi, così racconta l’opera “Essenza di Donna” un nudo in cui il soggetto femminile è raffigurato consapevole di sé e, a suggerirlo, è la postura dal quale traspare il compiuto disacco dalla sfera di controllo dell’abusane e, conseguentemente, da colui che fino a quel momento ne ha condizionato l’esistenza, causando ansia, instabilità emotiva e conducendo, spesso, al disturbo della condotta alimentare.
Isolate e amputate, pertanto, nel corpo e nella psiche da ingranaggi posti in essere coscientemente, il cui fine è usurparne la natura per renderle oggetto di proprietà in nome di una folle dipendenza.
Donne dentro a un frullatore, lacerate nella loro autostima, imprigionate nella distorta visione di essere inette al ruolo di madre, o mogli e compagne incapaci a gestire una relazione.
Donne colpevoli senza fondamentalmente esserlo.
Nell’opera “Metamorphosis “ la protagonista immersa in un’atmosfera inquietane e piegata dal peso di un doloroso sentire, si lascia sovrastare dall’impeto di una cascata, simbolo della vita capace di nutrire i germogli che le fuoriescono dal capo.
Una scena, quindi, metafora della presa di coscienza rispetto al binomio passato / presente e dell’impellente necessità di una svola futura.
Nell’autrice è presente, inoltre, la componente affettiva.
In “Gli amanti” assume rilievo l’amore che, per definizione, è incompatibile con la coercizione.
Una sfera in cui non esiste: “Hai potere su di me perché facciamo sesso”.
Ma basta il dubbio, generato da un attimo di lucidità, a intraprendere un duro percorso volto a ribaltare una condizione devastante e, allora, subentra “Autoritratto in pop art“ in cui la donna moderna indossa le vesti di una guerriera che, con la sua forza interiore e la complessità delle sue sfaccettature, affronta ogni sfida con caparbia.
Non si limita a una sola definizione, ma si qualifica attraverso la scelta cromatica e ogni colore rappresenta una caratteristica della sua unicità: madre, professionista, amica, sognatrice.
Ogni parte di sé è una risorsa, fonte di resilienza che le permette di superare ogni difficoltà.
La sua potenza non è solo nel fisico, ma anche mentale ed emotiva.
La donna moderna non è una sopravvissuta, bensì una vincitrice capace di riscrivere ogni giorno la propria storia con passione, audacia e speranza.
In Cristina Sirizzotti non manca la sana provocazione quella che induce a guardare la problematica da diverse angolature, a osservare l’altra faccia della medaglia e la violenza, allora, vede come attore passivo l’uomo.
In “Pensiero conturbante“ la figura maschile inclina il suo cereo volto a sinistra, occhi semichiusi e il buio intorno a sé.
Un “morto in vita“, tormentato da profondi contrasti e dall’inevitabile senso di vergogna, vittima di una fine, subdola e brutale manipolazione psicologica: non dobbiamo scordare, infatti, che in molti casi, la donna è spietata e maligna carnefice.

“Echi del silenzio“, mostra personale di Cristina Sirizzotti

Ente Organizzatore Associazione Culturale infinityArt

A cura di Mara Cozzoli

Progettazione grafica Stefano Cozzoli

Presso ChiAmaMilano, Via Laghetto, 2

Programma mostra

Lunedì 25 novembre- venerdì 6 dicembre

Orari visita dalle 10.00 alle 19.00, sabato e domenica esclusi.

Giovedì 28 novembre ore 18.00 Conferenza sulla violenza psicologia,
interviene Sonia Scarpante, presidente Associazione “La cura di sé” e docente in scrittura terapeutica