Giovanni Maria Sacco – “Presente Remoto” – Riccardo Costantini Contemporary – Torino
Riccardo Costantini Contemporary, Torino presenta
la mostra fotografica
“Presente Remoto” di Giovanni Maria Sacco
A cura di Alessia Locatelli
Dal 6 dicembre 2024 al 31 gennaio 2025
Opening: 5 dicembre ore 18:30
16 opere per la mostra che ripercorre la pluridecennale carriera del fotografo Giovanni Maria Sacco e della sua ricerca, da sempre tesa a indagare l’essenza e il mistero del quotidiano e il senso generale di impermanenza nel mondo.
Novembre 2024 – La ricerca della bellezza. In una natura morta, come in uno scenario di archeologia industriale. Nella precarietà e nel declino silenzioso delle umane cose, come nell’impassibilità delle costruzioni architettoniche. Una selezione dei lavori più significativi di Giovanni Maria Sacco (Roma,1954) è esposta in “Presente Remoto”, la mostra curata da Alessia Locatelli e allestita presso Riccardo Costantini Contemporary di Torino, dal 6 dicembre 2024 al 31 gennaio 2025.
Per trent’anni professore universitario di informatica, Sacco ha seguito la sua vocazione per la fotografia, che lo accompagna sin dall’età di otto anni. Le sue immagini spaziano tra temi diversi: rovine moderne, con una predilezione per le grandi fabbriche, architettura, nature morte, ritratti, nudi. Costante è la ricerca sull’essenza e il mistero degli oggetti e delle forme del nostro quotidiano e sul senso generale di impermanenza nel mondo.
“Nelle immagini esposte, Giovanni Maria Sacco condensa una ricerca dell’arcano non svelato, coniugata al rafforzato bisogno di realtà”, sottolinea la curatrice Alessia Locatelli. “Le fotografie offrono uno studio accurato delle tecniche di rappresentazione, attraverso una precisa composizione del frame e l’uso attento e consapevole delle luci. Un connubio tra abilità e creazione che muove verso l’osservazione dettagliata e un’indagine sull’immanenza degli oggetti, in relazione alla loro mistica interiore”.
“Presente Remoto” propone una raccolta di immagini tratte da alcuni dei progetti più rappresentativi dell’autore, come la serie Silent Theaters (tratta dal libro pubblicato da Kehrer Verlag, 2023), una narrazione visiva che apparentemente riguarda fabbriche abbandonate nelle quali regna lo stesso silenzio dei teatri dopo l’ultimo spettacolo: luoghi brulicanti di voci, rumori, persone e attività che improvvisamente arrestano la loro corsa, cadendo nell’oblio di un silenzio che avvolge spazi, oggetti, memorie. Dietro le vestigia di un passato industriale emerge il vero soggetto, che Sacco individua nella lenta ma dignitosa decadenza delle cose, delle speranze, l’epilogo delle fatiche umane. Difficile guardarlo dimenticando che è solo la tappa di un viaggio senza ritorno che trasforma tutto in polvere.
È in quel ‘Memento Mori’, che dà anche il titolo alla serie di nature morte, che lo sguardo del fotografo si sofferma, diventando fotografia del tempo che avanza: lenta, colta, raffinata e curata nei minimi dettagli, come un dipinto fiammingo. Un lavoro sulle immagini che rispecchia una profonda conoscenza della luce e della tecnica.
Elementi che si ritrovano in Applied Metaphysics, progetto che accomuna la classicità pittorica – presente nei soggetti floreali e negli oggetti che abitano i nostri spazi, così come nell’uso delle luci in still life e nel fondo scuro della tradizione della pittura nordica – con l’innovazione della tecnica di acquisizione in altissima risoluzione dell’immagine fotografica (nel 2014, periodo in cui il fotografo ha avviato il progetto, nessuna fotocamera digitale offriva una risoluzione così elevata. All’epoca, Sacco ha scelto una tecnica insolita e sperimentale). La serie è composta da scatti in risoluzione di oltre 300 megapixel, che permettono una stampa di altissima qualità in formati di grandi dimensioni, rendendo coinvolgente ed immersiva l’osservazione dei particolari e delle forme, in un percorso che conduce a guardare l’essenza interiore e invisibile delle cose.
Il concetto di metafisica, intesa come indagine oltre l’apparenza della realtà, emerge infine nella serie Metafisica Concreta: un corpus di fotografie tratte dall’omonimo libro Giovanni Maria Sacco, Metafisica Concreta, Contrasto, 2024 (oggetto di una monografica a Milano presso Galleria Still, dal 15 novembre al 31 gennaio 2025). Il minimalismo di alcuni importanti edifici razionalisti italiani e l’atemporalità degli archetipi architettonici delle opere in mostra, portano lo sguardo a scoprire l’essenza delle cose, un’immagine della realtà trascendente l’apparenza, l’immunità dallo scorrere del tempo.
Sacco con le sue fotografie non vuole stupire, non cerca di sorprendere. Ma misurando perfettamente gli elementi che andranno a costruire il suo frame fotografico, egli accede a nuove forme caratterizzate da una decisa e profonda connotazione metaforica che provoca uno straniamento. La fotografia di Sacco è sottrattiva ed essenziale: tutto e solo ciò che serve, niente di più, niente di meno. I soggetti non sono colti in un’istantanea, bensì persistono in una condizione di sospensione metafisica, simile a quella realizzata in pittura da Piero della Francesca, Edward Hopper e Vilhelm Hammershøi.
L’assenza del tempo unita ad una grande attenzione per la composizione e la luce rendono le fotografie di Sacco molto vicine alla pittura classica.
In occasione della mostra sarà presentata un’edizione limitata del catalogo dedicato.
Giovanni Maria Sacco – Presente Remoto
A cura di Alessia Locatelli
Riccardo Costantini Contemporary, Via Goito, 8, Torino
Dal 6 dicembre 2024 al 31 gennaio 2025
Opening: giovedì 5 dicembre, ore 18:30. Il vernissage sarà accompagnato da un concerto per quartetto d’archi.
Orari: da martedì a sabato: 11:00 – 13:00 | 15:00 – 19:30
Ingresso libero
Informazioni: info@rccontemporary.it – https://www.riccardocostantini.com/
IG: riccardocostantinicontemporary/
Per info stampa: Virginia Coletta | Ufficio stampa | virginia@virginiacoletta.it | 392 96.72.555
Bio – Giovanni Maria Sacco (nato a Roma nel 1954) è stato professore universitario di informatica per trent’anni, fino a quando si è dimesso per seguire la sua passione per la fotografia. Fotografa dall’età di otto anni. Il suo motto è quello di Walt Whitman: “Sono grande. Contengo moltitudini”. Le sue fotografie abbracciano molti temi diversi: rovine moderne (grandi fabbriche, soprattutto), architettura, nature morte, ritratti, nudi, ecc. In tutti questi temi, ciò che Sacco cerca è la bellezza che egli trova sia nell’impermanenza e nel declino delle umane cose, sia nell’impassibilità delle costruzioni architettoniche. Data la sua formazione, applica alle sue immagini il rasoio di Ockham: tutto e solo ciò che serve, niente di più, niente di meno. La composizione delle sue fotografie è anche profondamente influenzata dal suo interesse per la pittura, da Duccio ai pittori contemporanei.
Dal 2015 ha ricevuto oltre cento premi nei più importanti concorsi internazionali: Architecture Master Prize, International Photo Awards (IPA), Fine Art Photography Awards (FAPA), Prix de la Photographie Paris (PX3), tra gli altri. Le sue opere sono state esposte a Torino, Milano, Roma, Trieste, Venezia, Arles, Glasgow, New York, Miami, Dali (Cina), Dubai, Tokyo e Zurigo.
Nel 2023 ha pubblicato con Kehrer Verlag il libro “Silent Theaters”.
“Metafisica Concreta” è la sua ultima pubblicazione, edita da Contrasto (2024).
AWARDS
Silent Theaters, Kehrer Verlag 2023:
3° posto in Book/Fine Art a IPA International Photo Awards, New York
Argento in Book/Documentary a PX3 Prix de la Photographie Paris
Opere singole hanno vinto premi nei concorsi internazionali:
IPA International Photo Awards (2023),
Analog Sparks (2023),
Monochrome Awards (2022),
PX3 Prix de la Photographie Paris (2021)
Memento Mori ha vinto il “Trieste Museums” Special Prize di TriestePhotoDays e URBAN Photo Awards, è stato esposto dal 27 ottobre al 26 novembre 2023 al Museo Sartorio di Trieste ed è nella collezione permanente del Polo Museale di Trieste.
Opere della serie hanno vinto premi nei concorsi internazionali:
IPA International Photo Awards (2023, 2021)
ND Awards (2023)
PX3 Prix de la Photographie Paris (2021)
Metafisica concreta/Concrete Metaphysics, Contrasto 2024
Opere della serie hanno ottenuto premi nei concorsi internazionali:
FAPA Fine Art Photography Awards (2024, 2019)
Architecture Master Prize (2023)
ND Awards (2023, 2022)
Refocus World Photo Annual (2023)
IPA International Photo Awards (2023, 2022, 2019, 2018)
PX3 Prix de la Photographie Paris (2023, 2022, 2021)
Monovisions Photography Awards (2023, 2022)
Monochrome Awards (2022, 2019)
Tokyo Foto Awards (2022)
Siena Creative Photo Awards (2021)
ARTIST’S STATEMENT
E’ del poeta il fin la meraviglia
Giambattista Marino
Giovanni Maria Sacco (Roma, 1954) vive e lavora a Torino.
Servendosi della fotografia analogica di grande formato e digitale, Sacco affronta principalmente i temi della morte e della metafisica, che vengono trattati con metafore, da prospettive diverse cui corrispondono tecniche diverse.
Il primo tema si declina in soggetti quali rovine moderne, archeologie industriali – cui si dedica sin dal 1975 – ma anche nature morte e ritratti. Essi presentano una costante: sono esempi dell’impermanenza e della caducità delle cose, e rivelano fascino e dignità nel loro silenzioso declino. Nel libro Silent Theaters (Kehrer Verlag, 2023) le fabbriche abbandonate sono usate come metafora della morte in un bianco e nero crudo e contrastato. Nella serie Memento mori, Sacco si serve di un approccio pittorialistico per mostrare la bellezza di nature morte floreali in via di decomposizione. Questa serie, così come gli Arcani Maggiori dei Tarocchi, è una messa in scena nella quale la composizione e la luce costituiscono una parte fondamentale.
Il secondo tema, la metafisica, è affrontato a partire da passate esperienze psichedeliche che indicano l’esistenza di qualcos’altro al di là dell’illusione, il velo di Maya del Buddhismo Mahayana. Quello che percepiamo è solo una parte limitata di ciò che esiste. Esplorare la possibilità di un qualcosa al di là di questa percezione è un esercizio che ci invita a considerare l’infinità del reale e le sue molteplici dimensioni nascoste.
Nella serie Applied Metaphysics, l’altissima risoluzione (centinaia di milioni di pixel), permette una visione iperrealistica fino al dettaglio più minuto, senza perdita di qualità, di oggetti comuni presi ad esemplare. Creare una dimensione che trascende la visione convenzionale implica andare oltre i limiti della percezione umana. Non si tratta di ridurre la realtà ai minimi termini o componenti atomici, ma di far emergere il perturbante, il non familiare (unheimlich), e di vedere oggetti ordinari in modo inusuale provocando straniamento, meraviglia e sorpresa.
Nel libro Metafisica concreta (Contrasto, 2024), il cui nucleo iniziale è rappresentato da architetture razionaliste, la metafisica di Sacco mira a esplorare la realtà ultima, oltrepassando la condizione impermanente per raggiungere una comprensione della condizione eterna delle cose. L’assenza di decorazioni sottolinea l’essenza delle cose, così come esse sono, senza fronzoli né abbellimenti: completamente nude. Il rigore minimalistico della forma è anch’esso un indizio importante. Come scrive Newton: “la natura infatti è semplice e non abbonda di cause superflue”. Un altro aspetto fondamentale è che la verità delle cose è, per definizione, eterna. La citazione di archetipi architettonici, primo tra tutti l’arco, in chiave moderna indica l’esistenza di qualcosa che è immune dallo scorrere del tempo. Infine, la condizione umana. Le architetture di Sacco sono generalmente prive di presenze umane. Questo evidenzia sia la solitudine dell’esistenza, sia il fatto che la realtà delle cose è indipendente dalla presenza di osservatori, impassibile ed assolutamente indifferente all’umanità.
Nelle fotografie di Sacco, i soggetti non sono colti in un’istantanea, bensì persistono in una condizione di sospensione metafisica, simile a quella realizzata in pittura da Piero della Francesca, Edward Hopper e Vilhelm Hammershøi. L’assenza del tempo unita ad una grande attenzione per la composizione e la luce rendono le fotografie di Sacco molto vicine alla pittura classica.
La tecnica e la sperimentazione costituiscono una importante parte del lavoro di Sacco. La sperimentazione viene vista non come attività fine a se stessa, ma come strumento per rendere più efficace ciò che si vuole esprimere. Ad esempio, la serie “Applied Metaphysics”, iniziata nel 2014, richiedeva foto ad altissima risoluzione (centinaia di milioni di pixel), che permettessero una visione iperrealistica fino al dettaglio più minuto. Risoluzioni che non erano disponibili all’epoca e che Sacco ha ottenuto creando una nuova tecnica di ripresa e modificando il suo banco ottico.
La sperimentazione di Sacco non si esaurisce nella realizzazione di immagini fotografiche: è infatti l’autore del brevetto USA 11,095,807 che descrive metodi per la correzione di problemi di prospettiva e di profondità di campo.
Giovanni Maria Sacco è stato professore di informatica all’Università di Torino per trent’anni e può sembrare strano il suo interesse per la metafisica. Fino a poco tempo fa, la metafisica, come la teologia, sembrava sulla via dell’estinzione di fronte alle magnifiche sorti e progressive della scienza (o dello scientismo). E tuttavia Sacco rileva come le ultime scoperte della fisica quantistica, l’esplorazione dell’universo con il telescopio Webb, l‘ipotesi che noi si sia parte di una simulazione, mostrino da un lato i limiti delle nostre attuali conoscenze e dall’altro il fatto che l’universo sia davvero un posto molto più misterioso di quanto creda l’Orazio dell’Amleto, e anche noi.
Sacco si riconosce nella Scuola Metafisica e nel Realismo Magico. Della Scuola Metafisica segue l’intenzione: “Dipingere ciò che non si vede”. Fotografare l’essenza interiore e invisibile delle cose, ciò che rimane immutabile ed esiste oltre lo scorrere del tempo, è il suo intento. Ma, a differenza dei pittori del Realismo Magico, Sacco è influenzato anche da altri influssi culturali: da Lao Tzu per l’importanza del vuoto, dal Buddhismo Mahayana e da esperienze psichedeliche per la convinzione che esista qualcos’altro dietro il velo di Maya e infine da Guglielmo da Ockham con il suo rasoio: tutto e solo ciò che serve allo scopo, nulla di più e nulla di meno.
BIOGRAFIA
Giovanni Maria Sacco (nato a Roma nel 1954) è stato professore universitario di informatica per trent’anni, fino a quando si è dimesso per seguire la sua passione per la fotografia. Fotografa dall’età di otto anni.
Il suo motto è quello di Walt Whitman: “Sono grande. Contengo moltitudini”. Le sue fotografie abbracciano molti temi diversi: rovine moderne (grandi fabbriche, soprattutto), architettura, nature morte, ritratti, nudi, ecc. In tutti questi temi, ciò che Sacco cerca è la bellezza che egli trova sia nell’impermanenza e nel declino delle umane cose, sia nell’impassibilità delle costruzioni architettoniche. Data la sua formazione, applica alle sue immagini il rasoio di Ockham: tutto e solo ciò che serve, niente di più, niente di meno. La composizione delle sue fotografie è anche profondamente influenzata dal suo interesse per la pittura, da Duccio ai pittori contemporanei.
Nel 2023 ha pubblicato il libro “Silent Theaters” con Kehrer Verlag, seguito nel 2024 da “Metafisica Concreta” con Contrasto. Dal 2015 ha ricevuto oltre cento premi nei più importanti concorsi internazionali: Architecture Master Prize, International Photo Awards (IPA), Fine Art Photography Awards (FAPA), Prix de la Photographie Paris (PX3), tra gli altri. Le sue opere sono state esposte a Torino, Milano, Roma, Trieste, Venezia, Arles, Glasgow, New York, Miami, Dali (Cina), Dubai, Tokyo e Zurigo.
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