Andrea Renda – Bipolar dripping
Bipolar dripping
Andrea Renda presenta una serie di dipinti elaborati con la tecnica del dripping che raccontano le due facce di un medesimo spirito, il lato scuro e il lato luminoso della stessa anima.
Il dripping consiste nel versare, gocciolare, lanciare i colori per ritrovarli in una disposizione affidata prevalentemente al gesto, un gesto che lascia tracce esteriori e interiori.
Come un sismografo, il dripping dà la misura delle oscillazioni del tono dell’umore e dei diversi stati emotivi. Sono istantanee di azioni e movimenti che sprigionano nell’atto creativo tutta la forza compressa che trova ora il suo naturale sbocco.
Un simbolismo inconscio si manifesta attraverso le pieghe tormentate e le scie luminose della pittura.
Ora è la fase cupa, depressiva, in cui domina lo sconforto, la sensazione di vuoto, lo scoraggiamento e la disperazione. Nessuna luce appare all’orizzonte, nessuna zattera di salvataggio o ancora di salvezza. Le energie sono ripiegate in se stesse e dopo l’esplosione di collera ecco prendere il sopravvento una calma rassegnazione, un senso di falsa indifferenza.
Ora è la fase brillante, convulsa, iperattiva. I pensieri vanno a duemila e l’irrequietezza sfocia in un’eccesso di fiducia, di positività, di disinibizione e insana allegria.
Le tonalità si alternano, come in un disturbo bipolare. Buio e luce, ombra e sole.
Morire e risorgere. Canalizzare la rabbia e infine liberarsi dalle pastoie delle ferite vive e riappropriarsi lentamente di sé.
L’incontro con il proprio limite e il rischio di perdersi fanno emergere la propria psicodinamica e la ricerca della continuità e coerenza interiore indica la via di uscita da questo terreno instabile.
Il tentativo di risoluzione del conflitto interno dà origine a qualcosa che va oltre colui che la produce ed è convertito in una espressione creativa.
La magia dell’atto creativo chiede all’artista una dose notevole di attività intenzionale e consapevole per gestire la materia e la sintesi che si manifesta sulla tela è una composizione estetica delle forze in campo.
La forza del gesto sublima e libera l’enorme tensione interna in un processo catartico che coinvolge attivamente anche lo spettatore e lo rende in qualche modo complice.
Maria Teresa Majoli