Hu Huiming – UISTHIS? Who is this?
UISTHIS? Who is this?
mostra personale di Hu Huiming
vernissage 3 ottobre 2018 ore 18,30
Galleria MA-EC, via Lupetta 3, Milano
Per cercare la verità, è necessario almeno una volta nel corso della nostra vita dubitare,
per quanto possibile, di tutte le cose.
Cartesio
Milano
3 – 20 ottobre 2018
Hu Huiming è un’incontentabile artista a tutto tondo. Si è resa nota al pubblico in Italia come fotografa in occasione del MIA Photo Fair, ma la sua ricerca è multidisciplinare, instancabile nella personale scoperta ed appropriazione di un linguaggio sempre nuovo. Hu Huiming è un’artista della Galleria MA-EC, un giovane talento che MA-EC segue e sostiene da anni e che ha proposto anche per la recente edizione di WOPART a Lugano.
Dal suo arrivo in Italia nel 2011 Huiming elabora installazioni video e performance, si dedica sia alla pittura ad olio che alla fotografia, facendo spesso confluire le discipline in un’opera. La contaminazione tiene come punto di riferimento la figurazione, gli elementi naturali e il corpo umano.
Rappresentativo della sua poetica, incipit sul suo sito web, è il detto cinese “la realtà è come il fiore nello specchio e la luna nell’acqua’’, perché le emozioni scaturite dall’immagine sono generate da un inganno della percezione, un’illusione.
Leit motiv di tutta la produzione artistica di Hu è la dualità, simboleggiata attraverso il suo contenuto figurale o compositivo e vissuta nel procedimento che comprende azione performativa e disciplina grafica e pittorica, frutto sia di spontaneità che di studio metodico.
La ricerca cresce nella convinzione che ogni cosa esista data l’esistenza del suo contrario, e nel credo che “chi gioca onestamente con l’arte trova sempre nel suo percorso a giocare con gli opposti”.
Who is this? È la domanda che ci si pone per riconoscere un’identità, o un concetto tangibile, ma la risposta si rivela un paradosso se pensiamo che non esista un’identità univoca ed integra, ma soltanto frammentata, doppia, definibile o perlomeno configurabile attraverso una coppia di concetti opposti, conviventi.
È la prima descrizione che l’artista fa di sé, la sua appartenenza ad una filosofia scettica, dove il dubbio caratterizza ciò che si vede o si crede. Persino nella sua totalità la supposta verità non è mai tangibile allo stesso modo dai diversi individui, tale è ingannevole la sua percezione da risultare la sua componente più affascinante. Eppure tra quello che oggettivamente esiste esperibile per tutti e ciò che vive soltanto nella difformità soggettuale esiste una sottile fenditura, dove il simbolo emoziona con l’inganno percettivo, dove la soggettività tocca l’universalità del sentire umano. In questo sottile cono d’ombra si colloca il lavoro artistico di Hu Huiming.
In mostra
La prima sala della galleria è dedicata al ciclo degli Specchi e a quello della Cornici dipinte.
In entrambi i casi la composizione stessa offre allo spettatore la possibilità di inserirsi nella fruizione dell’opera come elemento destabilizzante ed intrusivo, di farne parte e di potersi distanziare da essa.
Sulla superficie di ogni specchio si riflettono la sala, l’osservatore, persone e momenti di vita diversi, che si relazionano ad un’altra presenza, quella dei dipinti ad olio frammentari. Si può fotografare l’immagine di sé specchiata, oppure catturare un dialogo tra la pittura e chi guarda. La domanda è sul modo in cui la nostra identità condizioni il nostro rapporto con l’arte, e su come l’inganno generi emozioni diverse.
Gioca invece con l’assenza dell’immagine tutto il lavoro seriale, di pezzi unici, con le cornici. I dipinti ci sono, ma non vi è visibile supporto all’interno della convenzionale cornice. Nella sua parte interna in vetro, notiamo la statica corposità dell’affresco, che per come è nata la tecnica non necessita per nulla di intelaiatura, oppure la leggera stratificazione di diversi piani e trasparenze, ancora una volta fuori luogo in un’area di delimitazione.
Pittura beffarda che obbliga a ragionare su ciò che è dentro e ciò che è fuori dalla vista in un quadro, a riconoscere di perdersi oltre un confine.
Su questo doppio binario della logica degli opposti si configura il progetto sui libri Untitled del 2017: unifica in diverse fasi processi di distruzione e costruzione, caos e disciplina metodica, figurazione e celamento dell’immagine, unicità e serialità.
L’artista brucia una parte di manufatti storici come libri vecchi o antichi per aprirli e incollarli così da diventare supporto pittorico di ritratti, occhi, bocche, gesti ed espressioni che funzionano coralmente, fissando nel presente la loro storia e trasformando il corpus dei libri un’installazione di attimi dipinti sulle parole.
A non smentire l’inquietudine è sempre il corpo che a cavallo tra due opposti di realtà e finzione interviene come mediatore tra due universi. Nella seconda sala della galleria esso sarà protagonista con la pittura su supporto più tradizionale, accanto ai libri.
Il corpo rappresentato da alcune sue parti, più spesso ciò che ha un ruolo attivo con l’espressione come il volto, occhi e bocca, o le mani, parlano il linguaggio dei sentimenti, del cuore, senza dimenticare che proprio esso è “ingannevole sopra ogni cosa”, come recita un noto passo biblico. Inganno divertente e gioioso però.
Nella logica del gioco, come in un trompe l’oeil o in un giardino di delizie cinquecentesco, le mani e il busto nudo con body painting, il volto attraverso le lenti, sono protagoniste dei tre video del 2017 “Il fiore nello specchio e la luna nell’acqua”. Un gioco con l’illusione ottica tra vero e verosimile/dipinto ci attira nella sala del piano seminterrato, allestita con dei frame dei video e la proiezione in loop.
Sabato 13 ottobre, in occasione della giornata del contemporaneo di AMACI, la serata sarà dedicata al tema del paradosso dell’intimità, con la proiezione di un video e una performance che coinvolgerà il pubblico.
Da MA-EC vedremo Antidoto, presentato nell’estate 2018. Sono tre scene in continuo movimento del corpo dell’artista, dove nonostante lo si percorra tutto, esso non si può distinguere il soggetto perché visto da molto vicino. Il montaggio offre tre visuali differenti contemporaneamente, con una ripresa autonoma e in “viaggio” sul corpo così ravvicinato da farlo sembrare a momenti altro da sè, immerso nell’oscurità. Chi guarda instaura un’intimità visiva, ma senza poterlo descrivere. Conosce e non conosce.
Lo stesso discorso sull’opposto, attraverso una intimità estrema tra sconosciuti, è suggerito dalla performance Dormire con l’artista. In un angolo della sala noteremo un letto, sul quale possiamo stenderci per dieci minuti. Se viviamo ogni giorno in un mondo di condivisione spesso inconsapevole, l’ironia entra come un gioco nell’arte, per sperimentarlo in un luogo dove non è solitamente prevista una condivisione non immaginata e intima con uno sconosciuto.
Coordinate mostra
Titolo: HUISTHIS? Who is this?
mostra personale di Hu Huiming
Presentazione critica a cura di Michela Ongaretti
Sede: MA-EC – Milan Art & Events Center – Via Lupetta 3 (ang. Via Torino), Milano
Inaugurazione: mercoledì 3 ottobre ore 18:30
Intermezzi musicali del cantautore Fernando Fidanza
Date: dal 3 al 20 ottobre 2018
Orari: da martedì a venerdì ore 10-13 e 15-19 / sabato ore 15-19
Info pubblico: Tel. +39 02 39831335 – info.milanart@gmail.com
www.ma-ec.it
WHO IS THIS?
HUISTHIS?
L’arte scettica di Hu Huiming in mostra da MA-EC
Per cercare la verità, è necessario almeno una volta nel corso della nostra vita dubitare,
per quanto possibile, di tutte le cose.
Cartesio
Hu Huiming è un’incontentabile artista a tutto tondo. Si è resa nota al pubblico in Italia come fotografa in occasione del MIA Photo Fair, ma la sua ricerca è multidisciplinare, instancabile nella personale scoperta ed appropriazione di un linguaggio sempre nuovo, funzionale al discorso intrapreso e maniacale nella sua qualità tecnica.
Dal suo arrivo in Italia nel 2011 Huiming elabora installazioni video e performance; si dedica sia alla pittura ad olio, realizzata secondo uno studio accademico approfondito dei suoi materiali compositivi, che alla fotografia, facendo spesso confluire le discipline in un’opera. La contaminazione tiene come punto di riferimento la figurazione, gli elementi naturali e il corpo umano. Rappresentativo della sua poetica, incipit sul suo sito web è il detto cinese “la realtà è come il fiore nello specchio e la luna nell’acqua’’, perché le emozioni scaturite dall’immagine sono generate da un inganno della percezione, un’illusione.
Nelle foto in fiera come nelle opere che aggiungono alla pittura altri media materici, colpisce la delicatezza e la forza della sua visione, sognante e concreta al contempo. Quel “polittico” sulle Quattro Stagioni apriva agli osservatori piccoli mondi, dove lo stimolo esterno, l’osservazione di elementi naturali nella trasformazione atmosferica delle stagioni, il tangibile e il fenomenico, parevano essere il motore dello schiudersi di un paesaggio interiore, disegnato dalla memoria personale e collettiva.
Leit motiv di tutta la produzione artistica di Huiming è la dualità, simboleggiata attraverso il suo contenuto figurale o compositivo e vissuta nel procedimento che comprende azione performativa e disciplina grafica e pittorica, frutto sia di spontaneità che di studio metodico.
La ricerca di Huiming cresce nella convinzione che ogni cosa esista data l’esistenza del suo opposto, e nel credo che “chi gioca onestamente con l’arte trova sempre nel suo percorso a giocare con gli opposti”: non si sbaglia l’artista perché non è forse il contrasto alla base della semplice percezione visiva umana, sia essa osservazione intellettuale o fruizione semplice? Elementari e imprescindibili per la conoscenza dell’immagine sono la luce e l’ombra, dal loro rapporto indissolubile si sono sviluppate le qualità dei maestri antichi e moderni.
Le cose sono molto più complicate per chi moltiplica i fattori intersecanti, li fa convivere con le emozioni ed amplifica le loro contraddizioni, come Huiming.
Huisthis?
Who is this? e’ la domanda che ci si pone per riconoscere un’identità, o un concetto tangibile, ma la risposta si rivela un paradosso se pensiamo che non esista un’identità univoca ed integra, ma soltanto frammentata, doppia, definibile o perlomeno configurabile attraverso una coppia di concetti opposti, conviventi.
È la prima descrizione che l’artista fa di sé, la sua appartenenza ad una filosofia scettica, dove il dubbio caratterizza ciò che si vede o si crede. Persino nella sua totalità la supposta verità non è mai tangibile allo stesso modo dai diversi individui, tale è ingannevole la sua percezione da risultare la sua componente più affascinante. Eppure tra quello che oggettivamente esiste esperibile per tutti e ciò che vive soltanto nella difformità soggettuale esiste una sottile fenditura dove il simbolo emoziona con l’inganno percettivo, dove la soggettività tocca l’universalità del sentire umano. In questo sottile cono d’ombra si colloca il lavoro artistico di Hu Huiming.
La conoscenza nel riflesso
In questa ricerca una parte di emozione vibrante quasi infantile viene contraddetta dalla sua pesante matericità: c’è la certezza dell’esistere di un io qui ed ora solo se confrontato con il suo opposto immaginativo, una proiezione nel futuro o un richiamo alle visioni del passato, che fondono il punto di vista di chi guarda a quello di chi viene guardato.
Il lavoro ad esempio che Huiming fa sulla rappresentazione della sua immagine fa pensare al concetto di specchio dove ciò che vi si riflette contempla il riconoscimento del soggetto e al contempo la sua distinzione come altro da sè, come un’icona separata dalla sua origine una volta che colpisce l’occhio esterno. Quello che ci viene presentato nel dipinto “The flower in the mirror and the moon in the water”, è una moltitudine di visuali che non restituisce un volto solo al legittimo proprietario, una volta che questo diviene il suo osservatore.
Se la nostra percezione è illusoria, perché ciò che vediamo e distinguiamo del mondo fisico passa attraverso un filtro, esistono tanti mondi quanti sono questi filtri. L’artista potrebbe avere allora il compito non già di svelare la verità, quanto di dichiararne la sua inattuabile oggettività, operando con un universo più vero del vero, dove l’aspetto materiale o materializzato attraverso codici antichi (come la scrittura e la figura), sia reso possibile nel divenire attraverso il tempo.
Sono frammento, dunque esisto
Su questo doppio binario della logica degli opposti si configura il progetto sui libri Untitled del 2017: unifica in diverse fasi processi di distruzione e costruzione, caos e disciplina metodica, figurazione e celamento dell’immagine, unicità e serialità.
L’artista brucia una parte di manufatti storici come libri vecchi o antichi per aprirli e incollarli così da diventare supporto pittorico, fissando nel presente la loro storia. Dal momento ciò che resta della funzione comunicativa del tomo, la traccia della scrittura di un racconto o contenuto, vive su due pagine per sempre aperte e indissolubilmente legate all’immagine che il colore descrive sopra di esse.
Come in tutto il suo lavoro è il frammento ad alludere ad una totalità, perché bastano alcuni elementi espressi con una buona capacità tecnica a “realizzare” un dubbio sull’esistenza, a materializzare nel contorno dell’anatomia un sentimento non circoscrivibile. Ritratti, occhi, bocche, gesti ed espressioni funzionano coralmente quando queste opere sono presentate come serie, trasformando il corpus dei libri in un’installazione di attimi dipinti sulle parole.
Il corpo non mente, o forse sì
A non smentire l’inquietudine è sempre il corpo che a cavallo tra due opposti come realtà e finzione, interviene come mediatore tra due universi in pittura e fotografia o nell’azione performativa. Le sue diverse parti, più spesso ciò che ha un ruolo attivo con l’espressione come il volto, occhi e bocca, o le mani, parlano il linguaggio dei sentimenti, del cuore, senza dimenticare che proprio esso è “ingannevole sopra ogni cosa” come recita un noto passo biblico, e a volte lo è persino dal punto di vista percettivo.
Su di esso è impresso il cambiamento e la sua contraddizione statica, il permanere nell’effimero.
Estensione di esso in quanto veicolo di sensazioni, sua produzione diretta e indiretta nella visualizzazione di un input mentale, è la scrittura. Essa è presente nella memoria di pagine lette dall’artista o da una collettività, più spesso nei caratteri occidentali o a volte ancora più sintetica attraverso l’ideogramma della lingua d’origine.
L’inganno è divertente e gioioso come in un trompe l’oeil o in un giardino di delizie cinquecentesco, nei video del 2017 e su alcuni dei loro frame fotografici, allestiti nel piano seminterrato della galleria. Qui le mani e il busto nudo con body painting, il volto attraverso le lenti, regalano il gioco dell’illusione ottica tra vero e verosimile/dipinto.
Narciso 2.0
In certi casi la composizione stessa offre allo spettatore la possibilità di inserirsi nella fruizione dell’opera come elemento destabilizzante ed intrusivo, di farne parte e di potersi distanziare da essa.
È quello che accade nella prima sala della galleria con i suoi specchi dipinti.
La scelta dell’artista ricade sullo specchio tondo inteso come oggetto di uso quotidiano, quello da bagno, ma trasportabile, come ulteriore idea del mutamento dell’identità a seconda del contesto. Infatti su quella superficie si riflettono la sala, l’osservatore, persone e momenti di vita diversi, che si relazionano a un’altra presenza, quella dei dipinti ad olio frammentari. Si può fotografare l’immagine di sé nello specchio, oppure catturare un dialogo tra la pittura e chi guarda. La domanda è sul modo in cui la nostra identità condizioni il nostro rapporto con l’arte, e su come l’inganno generi emozioni diverse.
Dipinti in cornice
Nello stesso ambiente gioca invece con l’assenza dell’immagine tutto il lavoro seriale, di pezzi unici, con le cornici. I dipinti ci sono, ma non vi è visibile supporto all’interno della convenzionale cornice. Nella sua parte interna in vetro, notiamo la statica corposità dell’affresco, che per come è nata la tecnica non necessita per nulla di intelaiatura, oppure la leggera stratificazione di diversi piani e trasparenze, ancora una volta fuori luogo in un’area di delimitazione.
Pittura beffarda che obbliga a ragionare su ciò che è dentro e ciò che è fuori dalla vista in un quadro, a riconoscere di perdersi oltre un confine.
Un evento speciale
Una serata nel corso della mostra sarà dedicata al tema del paradosso dell’intimità, con la proiezione di un video e una performance che coinvolgerà il pubblico
Da MA-EC vedremo Antidoto, presentato nell’estate 2018. Sono tre scene in continuo movimento del corpo dell’artista, dove nonostante lo si percorra tutto, esso non si può distinguere il soggetto perché visto da molto vicino. Il montaggio offre tre visuali differenti contemporaneamente, con una ripresa autonoma e in “viaggio” sul corpo così ravvicinato da farlo sembrare a momenti altro da sè, immerso nell’oscurità. Chi guarda instaura un’intimità visiva, ma senza poterlo descrivere. Conosce e non conosce.
Lo stesso discorso sull’opposto, attraverso una intimità estrema tra sconosciuti, è suggerito dalla performance Dormire con l’artista. In un angolo della sala noteremo un letto, sul quale possiamo stenderci per dieci minuti. Se viviamo ogni giorno in un mondo di condivisione spesso inconsapevole, l’ironia entra come un gioco nell’arte, per sperimentarlo in un luogo dove non è solitamente prevista una condivisione non immaginata e intima con uno sconosciuto.
Wu We
La personale HUISTHIS è a Milano, città italiana potenzialmente culla di quell’intercultura che è vocazione di MA-EC, dove la cultura millenaria cinese inizia a suscitare il degno interesse. Se pensiamo all’influenza dell’origine nel percorso formativo e nella poetica di Huiming, profondamente radicato è il concetto taoista del fondatore Laozi di Wu We (non fare, non intervenire), il non fare vale fare tutto. Si traduce semplicemente per l’artista nell’essere in equilibrio con la Natura, attuato nel lasciare traccia di una casualità, nel desiderio di permettere allo stato del cose una trasformazione naturale e incontrollata, come avviene per le bruciature o nell’effetto di un riflesso. Una parte del suo lavoro, in ogni disciplina utilizzata, non blocca nella crescita o nella distruzione della materia perché “tutte le cose hanno la loro strada senza gli umani che intervengano”. Nel trovare attraverso la genesi dell’opera un equilibrio tra la natura e umano, Hu Huiming è un’artista contemporanea che sente su di sé il respiro dei millenni.
Michela Ongaretti