Sofia – Testo di Francesca Nesteri – Sculture di Alberto Timossi – Macro – Roma
Sofia
Francesca Nesteri e Alberto Timossi
Macro
Roma
sabato 21 dalle ore 10.00
“Sofia” è la documentazione video (4,13 min) della performance e dell’installazione scultorea temporanea avvenuta sul Ghiacciaio del Calderone (2700 mt) il 22/7/18.
Gesti e testo di Francesca Nesteri, Sculture di Alberto Timossi
La performance è stata creata per l’opera di scultura ambientale “In memoria. Pietre nere per il lago Sofia”.
Il Calderone è stato per anni il ghiacciaio più meridionale d’Europa. Negli anni ’90 il surriscaldamento globale ne ha messo in crisi il suo microclima. Fino al 1995, ad ogni disgelo, nella conca ai suoi piedi si formava un lago effimero, fra il ghiaccio e la morena, che perdurava qualche tempo fino a che il terreno, lentamente, lo assorbiva. Questo lago “Sofia”, ha cessato di esistere nel 1995, quando il ghiacciaio non è più stato in grado di alimentarlo e il suolo ha assorbito troppo velocemente la sua acqua di fusione. In rari casi, come nel settembre del 2012, il lago è ricomparso, ma non più generato dal ghiacciaio bensì da un violento temporale, segno di un clima modificato e diventato quasi a carattere tropicale, capace di far precipitare in poco tempo tanta acqua da riformare l’invaso lacustre. Così può capitare che Sofia compaia e poi torni a scomparire nel giro di pochissimi giorni.
L’intervento ambientale propone una riflessione su questi temi, e principalmente sul dato del cambiamento.
Le pietre nere, artificiali, di materiale plastico, sono la metafora di una natura che cambia se stessa, capace di mescolarsi con i nuovi materiali derivati dall’industria, con l’inquinamento. La mimesi riguarda anche queste pietre, modellate come se il ghiaccio e l’acqua per secoli le avesse scavate, ma diventate nere per quel “cambiamento genetico” di cui la natura può, se costretta, farsi portatrice. Piccole pietre nere nell’immenso ambiente del Calderone, piccoli segni percettibili solo da chi sa osservare, che come germi minuscoli in un grande organismo segnalano un pericolo che inizia a manifestarsi.
La performance, invece, ha inteso interpretare con gesti e parole l’evocativa storia del lago che, come un miraggio ed una speranza di vita, a volte, torna a manifestarsi.
L’intervento è stato possibile grazie alle riflessioni condotte insieme con il glaciologo Massimo Pecci. Con il Patrocinio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, e la collaborazione del CAI Club alpino italiano sezione di Castel Di Sangro.
Fonte: Castelnuovofotografia