ANNA SOMENSARI – Svelarsi e rivelarsi: contigue e disgiunte opere – ARIANNA SARTORI – MANTOVA

ARIANNA SARTORI

ARTE & OBJECT DESIGN

Mantova – Via Ippolito Nievo 10 – Tel. 0376 324260

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La Galleria “Arianna Sartori” di Mantova, nella sede di Via Ippolito Nievo 10, presenta la mostra “Svelarsi e rivelarsi: contigue e disgiunte opere di Anna Somensari”. di Anna Somensari”.

La mostra si inaugura Sabato 17 settembre alle ore 17.30 alla presenza dell’Artista con presentazione del critico Gianfranco Ferlisi.

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In occasione della personale, Sabato 24 settembre dalle ore 16.00, un evento: la poetessa Liliana Riva leggerà alcune sue poesie ispirate ai dipinti di Anna Somensari esposti in mostra.

L’esposizione, curata da Arianna Sartori, resterà aperta al pubblico fino al prossimo 29 settembre 2022.

Svelarsi e rivelarsi: contigue e disgiunte

opere di Anna Somensari

di Gianfranco Ferlisi

“È nell’unicità e nella reciprocità dei nessi tra ognuna di queste opere che possiamo individuare un nuovo percorso espressivo di Anna Somensari: il valore e la bellezza delle tessiture cromatiche emergono infatti sia dalla dimensione relazionale che dalla singola autenticità di ogni opera. È così che la sua creatività trova una inedita dimensione poetica, un percorso originale del tutto riconoscibile pur nella molteplicità dell’universo estetico. Spazio, tempo, ricordi, emozioni: li cerchiamo Nell’acqua dove i titani danzano (2017), dove iniziamo a scoprire la sequenza delle sue metafore estetiche. L’opera rammenta le Amalassunte di Licini e, non a caso, dal colore agitato emerge la traccia di un rudimentale profilo, che danza in un mare cromatico, assolutamente libero da sovrastrutture accademiche. Tutto, nella sua intensità evocativa, è astratto dal colore, a segnalare come Anna si muova, in questi anni più recenti, in un suo personale astrattismo, alla ricerca di un’anima segreta che si cela oltre il visibile. La sua pittura diventa densa di nessi onirici, impregnata di spiritualità: per questo l’artista cerca le immagini in un suo universo più intimo e si incanta per la bellezza del creato. Avete mai osservato il foliage dei boschi d’autunno, quando intrecci di ocra e di rossi stupiscono i sensi? Ecco come Berkshire’s foliage (2020) offre la bellezza di una mimesis che si emancipa dalle apparenze: la tela si accende di luce per indagare e rivelare il mistero del nostro essere nel mondo. Perché, infatti, come foglie noi siamo. La diafanità dell’alfabeto enigmatico, “primordialista”, suggerisce una componente letteraria e narrativa: è la necessità di appropriarsi di un linguaggio più connotativo che denotativo, è l’impegno di tracciare un racconto in mutamento, fatto di colore e segno. Anche Il circolo Pickwick (2020) nasce dal vissuto della pittrice. Qui il riferimento a Dickens assume una declinazione mantovana, in cui l’artista parla della cerchia ristretta della famiglia, dei fratelli e delle sorelle, ma trasforma il racconto in un’astrazione, operando una sua sintesi tra realtà e sperimentazione espressiva: inutile (e inappropriato) cercarvi una raffigurazione realistica. Cinque isole cromatiche, come antichi conci di pietra di un muro, delineano un movimento che richiama memorie di Sean Scully, il grande pittore statunitense. Anna si cala, a suo modo, in una poetica essenziale e minimal, assecondando gli orizzonti interiori della sua creatività, mettendo a punto le forme di un pensiero che procede per immagini. Accade la stessa cosa anche a chi si accinge a un lavoro di scrittura, in cui è sostanziale sia trovare le parole corrette sia scegliere quelle che creano dilatazione semantica. Il medesimo presupposto è necessario anche per comprendere i moniti sottesi in Gli alberi ci guardano (2021): la bellezza deve caratterizzare il nostro stare nel mondo ma è appunto questa bellezza che deve spingerci a coltivare un’etica diffusa del rispetto per la natura.

Le composizioni di Anna, veri reperti senza tempo, coniugano dunque le tracce importanti di una visione colta e di una intensa capacità di comunicare e testimoniare. Risulta dunque con evidenza come non sia semplice (e a volte anche superfluo) ripercorrere e decifrare appieno l’evoluzione estetica dei suoi recenti anni di ricerca, per restituire, nei limiti del linguaggio critico, la genesi del suo immediato e affascinante linguaggio evocativo. E per questo, inevitabilmente, diventa evocativo anche il mio procedere, che si sofferma là dove una allegorica (o reale) lama di luce si accende e chiarisce il percorso. A questo serve inoltrarsi tra Bucce e cortecce 1 (2015) tra lame di blu e di verde, dove, nel ritmo franto dell’opera e nell’inafferrabilità dei semi di senso, emerge ancora il nesso fra natura, pittura e cultura. Arrivo addirittura a smarrirmi nel labirinto di forme cromatiche che delineano l’immagine. Osservo le stesure pastose dell’olio, che rielaborano, nella sua dimensione straniante, una pittura densa di echi di naturalismo astratto, e mi incammino per Sentieri diversi (2019); pezzo dopo pezzo emerge allora la coerenza di un percorso, un susseguirsi di legami tra opere, unite da un filo sottile che cristallizza quotidiane emozioni. Una traccia residua di reale regala a chi guarda il fascino di immagini felici, tra bianchi cerulei, azzurri radiosi e ocre che traducono l’esperienza della materia in colore.

E infine resta, al di là d’ogni altra conquista, la volontà fondamentale di comunicare, di esprimere un mondo sensibile e parallelo, con tutta la vita che lo agita. È questo mondo che vedo affiorare in Agata (2020). Cosa sfugge al tempo? Forse il sentimento del bello, quello che si materializza sulla tela? Eppure non bastano la meraviglia o l’incanto seduttivo dell’opera a sottrarci alla precarietà di ogni cosa, perché neanche l’arte (e il piacere del suo farsi), per quanto ci regali momenti incantati, può dare garanzie di sicurezza. La buona pittura però “nutre” la vita, costruisce idee e compensa molte debolezze dell’esistenza umana. È seguendo questa direzione che Anna Somensari ha voluto esplorare nuovi ambiti, segreti e ignoti, tra dubbi e determinazione. E alla fine si comprende veramente come le sue opere chiedano, innanzitutto, di essere guardate con la grazia dell’abbandono. Perché al centro di tutto il suo percorso resta l’artista che è donna, con la sua specifica complessità, sempre insoddisfatta di nuove mete.

Colore, segni, forme, scritture: le opere di Anna Somensari conducono, ora, là dove le parole non arrivano, confermandoci che si è veramente artisti quando si comprende che l’arte può avere un valore aggiunto rispetto al linguaggio parlato o scritto: quel valore aggiunto che consiste più in ciò che è suggerito e sotteso che in ciò che viene spiegato e precisamente definito”.

Anna Somensari è nata a Mantova. Da sempre appassionata di pittura, a partire dagli anni Novanta si dedica interamente a questa disciplina artistica. Ha partecipato a numerose mostre, collettive e personali, a: Mantova, Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Venezia. Alcune sue opere fanno parte di collezioni private in Italia e all’estero. Nella sua elaborazione pittorica c’è stata una continua evoluzione. Tra i vari periodi si distingue quello legato ai “vecchi muri” riprodotti su tela di sacco. Ora, l’artista è orientata verso un Astrattismo simbolico di stampo Concettuale; il pensiero, infatti, è sempre alla base del suo lavoro. Le sue opere sono state pubblicate su diversi cataloghi tra cui “Artisti a Mantova nei sec. XIX e XX (Vol. VI-2004)” e “Cataloghi d’arte moderna e contemporanea”: 2013/2014/2015/2017/2018/2019/2020/2021/2022, editi da Archivio Sartori Editore, “Anna Somensari. Nature silenti” edito da PubliPaolini nel 2011, “Anna Somensari. Il pensiero: forma e colore” pubblicato da Arianna Sartori Ed. nel 2015, “Spoleto Arte incontra Napoli”, con testo critico di Vittorio Sgarbi pubblicato da Ed. Promoter nel 2016, “Art Escape 2018” edito da I Due Colli Ed. di Terni. “Artisti d’Italia 2020” edito da Orizzonte Italia. “Fra tradizione e innovazione – Processi creativi artistici della contemporaneità” Vol. V, testo del Prof. Rosario Pinto, Ed. da Ass. Culturale Napoli Nostra, 2022 Napoli con storicizzazione presso la Biblioteca T. J. Watson del Metropolitan Museum of Art di New York.

Orario

dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30.

Chiuso Domenica e Festivi.