Silvia Inselvini – Il crepuscolo degli uomini / The crepuscule of men – Museo d’arte di Cluj-Napoca
Silvia Inselvini
Il crepuscolo degli uomini / The crepuscule of men
Museo d’arte di Cluj-Napoca
Piaţa Unirii nr. 30, Cluj-Napoca, Romania
Da giovedì 20 aprile 2023 a domenica 7 maggio 2023
Inaugurazione
Giovedì 20 aprile 2023 alle 18.00
Una mostra prodotta da IAGA Contemporary Art in collaborazione con il Museo d’Arte di Cluj-Napoca
A cura di Beatrice C. Benedetti & Florin Gheraşim
La mostra sarà visitabile previa acquisizione del biglietto dal mercoledì alla domenica, dalle 10.00 alle 17.00 (l’ultimo accesso è consentito fino alle ore 16.30).
Per ulteriori informazioni:
Siti web: www.iagacontemporaryart.com
https://www.macluj.ro/
Email: info@iagacontemporaryart.com
contact@macluj.ro
Tel: +40 724059844
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IG: @iagacontemporaryart
IAGA Contemporary Art è lieta di presentare la prima mostra personale di Silvia Inselvini (Brescia,1987) presso il Museo d’arte di Cluj-Napoca, dal titolo Il crepuscolo degli uomini / The crepuscule of men.
Il progetto espositivo proposto in quest’occasione è composto esclusivamente di opere del ciclo Notturni, su cui l’artista lavora da diversi anni e che lei stessa definisce come «[…] una preghiera». In queste opere, l’artista ricopre d’inchiostro di penna a sfera dei fogli A4, cancellando ogni traccia di bianco dal supporto cartaceo. Tale cancellazione, per strati successivi, dà origine a una nuova uniformità cangiante-oleosa, in principio solo blu o nera, ora anche verde e rossa. Da queste pagine simil copiative non emerge però alcuna fedele trascrizione, bensì un’inedita Rivelazione. Sottoponendo infatti la carta immacolata al suo sforzo da amanuense, Inselvini si appropria di tutta la tradizione mistico-simbolica della Luce rivelatrice, per contrapporvi un Buio altrettanto salvifico e a lei più congeniale, quello dei suoi Notturni in cui si manifestano epifaniche porzioni d’Infinito. «Fino ad oggi sono 2247 – precisa Silvia – escludendo i fogli non codificati». Il numero si riferisce all’annotazione del 10 marzo 2023 su un registro rigoroso, da trascrivere in “bella copia”, dove sono state inserite con esattezza contabile anche le penne utilizzate per ciascun foglio. La quantità appuntata fino a quella data non tiene conto tuttavia degli scarti non firmati né timbrati poiché “non idonei” alla funzione che dovrebbero assolvere: avvicinare alla dimensione dell’Assoluto. Attraverso quella che Inselvini definisce una «scrittura trascesa», infatti, la sua volontà è cogliere ciò che nella vita esula dal linguaggio. In questa ossessione di cancellare per svelare un Mistero trascendente risiede la chiave di volta del lavoro di Silvia Inselvini, un’intuizione che la distingue da chi l’ha preceduta. Emilio Isgrò (1937), ad esempio, ha cancellato per rigenerare la parola e il linguaggio. Inselvini invece cancella per cancellare. I suoi fogli portano alle estreme conseguenze le pagine incomprensibili di Irma Blank (1934), la cui scrittura asemantica si ostina a una purificazione del segno dal senso, non azzerando però mai del tutto il grafema, piuttosto rendendolo autonomo. La scrittura trascesa di Inselvini invece è un atto performativo, ripetuto fino a rendere indistinguibile qualsiasi tratto e richiamare il monocromo Suprematista di Malevič o le pennellate impercettibili dell’ultimo Rothko; con entrambi i maestri l’artista condivide l’intenzione di connettersi direttamente al Sacro.
foto di Stefan Badulescu
Le invocazioni a biro di Inselvini dichiarano la propria aspirazione al Sublime anche nelle scelte cromatiche, in cui, si è detto, prevale il colore blu, legato per secoli alla spiritualità, non solo nella cultura Occidentale, ma anche in quella Induista o Tuareg. Non è un caso che il già citato Mark Rothko, sul finire della 1 sua vita, malato e depresso, abbia utilizzato una tavolozza intrisa di blu notte, con sfumature di nero, porpora e viola prugna, per le pale d’altare della sua ultima opera: la cappella di Houston in Texas. Rothko, che di lì a poco si sarebbe tolto la vita, concepì un luogo dove far coesistere tutte le religioni pacificamente; chi lo visita non prova l’angoscia disperata dell’artista, ma pace e serenità, ed è spinto a interrogarsi sui grandi temi dell’esistenza proprio dall’ascetismo cromatico delle sue tele. Oltre alla scelta tonale nella scala dell’Assoluto, un altro elemento cardine delle opere di Silvia Inselvini è la ripetizione. La pratica dell’artista è in questo senso una preghiera, un canto litanico che svela una nuova forma di relazione con il Tempo e con il Mondo.
IAGA Contemporary Art
La galleria IAGA Contemporary Art è stata fondata nel 2014 a Cluj-Napoca, in Romania, nella regione della Transilvania, da Alberto Perobelli, imprenditore e collezionista di arte moderna e contemporanea: partito dall’acquisizione delle opere dei grandi maestri del secondo dopoguerra italiano, attraverso l’attività in Romania, ha iniziato ad approfondire le ricerche e i linguaggi dei giovani artisti del posto, e fondato il progetto di una galleria che potesse dare voce alle loro opere, in un dialogo attento e originale con gli artisti di altri paesi est europei e senza dimenticare alcuni giovani e mid career italiani.
Il risultato, dal 2014 a oggi, è una intensa attività di galleria, coordinata da Rosalba Di Pierro, Gallery manager, che vede circa sei mostre all’anno e una ricca partecipazione a fiere d’arte nei paesi del nord est Europa, con qualche attenta presenza anche nelle fiere italiane.
Museo d’arte di Cluj-Napoca
Il Museo d’arte di Cluj-Napoca è una delle istituzioni museali piú prestigiose delle Romania, infatti nel 1997 è stato nominato per il Premio Museo Europeo dell’anno (EMYA). La qualità dei programmi culturali organizzati è stata premiata con premi nazionali assegnati dal Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale per la cultura armena e mostre d’arte in Gherla (2003), Abodi Nagy Béla (2005) e l’avanguardia in Romania a Cluj collezioni (2007), così come con la distinzione assegnata dal Comitato rumeno di ICOM per l’impatto sul pubblico del programma “De gustibus et coloribus…” (2010).
Silvia Inselvini
Silvia Inselvini è un’artista nata a Brescia (Italia) nel 1987.
Ha conseguito i suoi diplomi in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di SantaGiulia, a Brescia, dove vive e lavora.
Tra gli ultimi eventi ricordiamo: la mostra dei finalisti del Premio VAF al Castello Estense di Ferrara (2023) e alla Stadtgalerie di Kiel (2021), la partecipazione alla Triennale di Tongyeong in Corea del Sud (2022), “Anàstasi”, mostra collettiva alla Galleria Giovanni Bonelli a Pietrasanta (2022), “The colour out of space”, personale alla Galerie Isabelle Lesmeister a Ratisbona (2021), “Nights like Lights”, personale alla PoliArt Contemporary a Milano (2020); segnaliamo le personali alla IAGA Contemporary Art, Cluj-Napoca, Romania, nel 2016 e nel 2019; ricordiamo la presenza al Museo d’arte di Cluj-Napoca (2018); e alla Marignana Arte, Venezia (2018); nel 2015 ha partecipato alla Biennale Giovani Monza, dove ha vinto il premio Rottapharm Biotech. Fra gli altri riconoscimenti: Paratissima 2021 (premi Best NICE artist e BestTalent Prize), Premio Arte Laguna (finalista della XV edizione), ArteamCup 2019 e 2020, Premio Combat X e XIII edizione, Premio VAF e Premio Arti Visive San Fedele. Oltre alle mostre collettive e personali, ha esposto in diverse fiere d’arte, tra cui KIAF Seoul (2022), Affordable Art Fair Hamburg (2022), Affordable Art Fair Brussels (2023).
Tra i diversi curatori e critici d’arte che hanno scritto della sua ricerca, troviamo: Beatrice Benedetti, Ilaria Bignotti, Leonardo Conti, Chiara Canali e Matteo Galbiati.
Beatrice C. Benedetti
Beatrice C. Benedetti è curatrice indipendente e art advisor.
Ha diretto e collaborato con gallerie d’arte contemporanea a Verona, Milano, Lucca.
Ha curato o co-curato diversi progetti in spazi istituzionali: “Le meraviglie del 2000” (2015) al Museo di Castelvecchio di Verona, con artisti internazionali tra cui Shilpa Gupta, Rashid Rana, Nalini Malani; “Liu Bolin. The invisibile man” (2018) a Palacio De Gaviria di Madrid e “Liu Bolin. Visibile/Invisible” (2019) al MUDEC-Museo delle Culture di Milano (catalogo 24Ore Cultura); “Mauro Fiorese. Treasure Rooms” (2019) alla GAM Achille Forti a Palazzo della Ragione a Verona (catalogo Franco Cosimo Panini Editore); “Hermann Nitsch. Katharsis” (2019) a Palazzo Ducale a Mantova (catalogo PubliPaolini); “Blast, Estetiche della violenza” (2020) all’Ex Palazzo delle Poste centrali di Verona, con opere di Santiago Sierra e Regina José Galindo.
Tra le numerose pubblicazioni, si ricordano: la raccolta di saggi “Emilio Isgrò. Come difendersi dall’arte e dalla pioggia” (Maretti Editore, 2013); la monografia “Emilio Isgrò. Modello Italia, (2013-1964)” (Electa, 2013), edita in occasione dell’antologica a La Galleria Nazionale di Roma; “Daniel Spoerri. Riordinare il mondo” (Manfredi Edizioni, 2017).