Galleria Archivio Lazzaro ospita dal 25 maggio l’esposizione delle opere dei vincitori assoluti del Premio Marchionni

PREMIO MARCHIONNI 2022

dal 25 maggio al 10 giugno 2023

Inaugurazione

Giovedì 25 maggio, ore 18,00

Via Cenisio, 50 – Milano

Info: 02 36521958

Cocktail

La Galleria Archivio Lazzaro ospita dal 25 maggio l’esposizione delle opere dei vincitori assoluti del Premio Marchionni edizione 2022. Ad esporre le proprie opere saranno Carlo Martini e Diego Vargiu, rispettivamente vincitori della sezione pittura e della sezione grafica. La mostra è frutto della partnership tra l’Archivio Lazzaro di Milano e il Museo Magmma di Villacidro (SU) in Sardegna; la collaborazione dura ormai da dieci anni , e nel tempo ha prodotto una serie di eventi , ultimo in ordine di tempo, la mostra al Convento dei Cappuccini di Quartu S.Elena di Walter Lazzaro dal titolo “ Walter Lazzaro – Io solo un numero – Disegni dal lager”.

Su Diego Vargiu riportiamo uno stralcio del testo critico di Alessandra Redaelli: “ …..Nelle sue mani la matita e il carboncino si piegano a una resa così fedele della realtà da risultare spiazzanti.La sua scelta, tuttavia, non è quella dell’iperrealismo tout court(nel quale sarebbe un’eccellenza), ma piuttosto,come si diceva, quella di lanciare una sfida concettuale, di ingaggiare dunque con lo spettatore un gioco mentale al riconoscimento che se può, nell’intenzione, ricordare i fotobilder di Gerhard Richter(l’artista dipingeva a olio con una resa perfettamente fotografica e poi, con l’uso di un pennello asciutto sul colore ancora bagnato, otteneva l’effetto ottico del fuori fuoco)parla in realtà una lingua squisitamente italiana e prettamente contemporanea….”.

Per quanto riguarda Carlo Martini riportiamo uno stralcio della presentazione di Carla Barausse: “….Proprio come per l’arte contemporanea, l’arte di Carlo Martini parte dalla grafica, segmento in cui è sicuro e professionista nell’attività lavorativa che lo porta quindi a spingersi attraverso la tecnologia a sperimentazioni miste tra grafica e materia fondendo espressioni di pura quotidianità, in opere dall’aspetto futuristico quasi come fossero un videogioco.

Ma, se con l’arte grafica Carlo fa sperimentazione e si pone ai limiti tra ricerca e futuro, Carlo esprime la sua vera capacità artistica nella pittura immortalando vecchie ambientazioni industriali (archeologia industriale) ridonandole vita e spesse volte dignità.

Le prospettive degli interni di queste archeologie sono frutto di disegni molto oculati e mirata prospettiva, una tecnica che ci permette di vedere su una superficie piana la profondità e lo spazio…” .

Carlo Martini (Thiene, 1965)
Graphic Designer e Artista

Autodidatta nell’arte e nella grafica sebbene il mondo del Graphic Design faccia parte della sua vita professionale dal 1989.

Nel 2012 raggiunge i primi veri riconoscimenti con le opere pittoriche e i soggetti di “Archeologia Industriale” dedicati ad ambienti di edifici dismessi ma anche, su richiesta, di fabbriche ancora in attività.

Negli anni sono seguìti premi e riconoscimenti in Eventi proprio con questi soggetti dipinti, Personali (le più entusiasmanti nel 2015 a Bassano del Grappa e nel 2022 a Vicenza in Piazza dei Signori) e diverse collettive fino ancora ad oggi quando, il percorso artistico, lo sta portando all’esplorazione di nuovi soggetti che catturano la sua attenzione.

Alla pittura affianca l’arte grafica digitale con temi e soggetti diversi ma paralleli tra di loro.

Nell’arte grafica digitale esplora, con tecniche di grafica vettoriale, ambientazioni industriali dismesse (la serie “Assonometrie Trimetriche”) oppure ambientazioni esterne (la serie “Interferences”).

Nel 2022 ha portato a termine la nuova serie “Eye x Eye = 64” dedicata alla rappresentazione di 64 “occhi” diversi tra di loro… il primo gradino per un ulteriore sviluppo di opere realizzate in files multimediali da proporre al mondo della cryptoarte e degli NFT.

Diego Vargiu

Il lavoro di Diego Vargiu si inserisce in un filone particolarmente vitale dell’arte contemporanea, quello degli artisti che riescono a fondere perfettamente la figurazione più classica-in questo caso uno dei soggetti per eccellenza:il nudo-con un concettualismo sottile figlio delle avanguardie.

La sua tecnica impeccabile è quella del fuoriclasse.

Nelle sue mani la matita e il carboncino si piegano a una resa così fedele della realtà da risultare spiazzanti.La sua scelta, tuttavia, non è quella dell’iperrealismo tout court(nel quale sarebbe un’eccellenza), ma piuttosto,come si diceva, quella di lanciare una sfida concettuale, di ingaggiare dunque con lo spettatore un gioco mentale al riconoscimento che se può, nell’intenzione, ricordare i fotobilder di Gerhard Richter(l’artista dipingeva a olio con una resa perfettamente fotografica e poi, con l’uso di un pennello asciutto sul colore ancora bagnato, otteneva l’effetto ottico del fuori fuoco)parla in realtà una lingua squisitamente italiana e prettamente contemporanea.

Il suo gioco,infatti,non consiste in uno slittamento al livello della percezione visiva, ma piuttosto in una sovrastruttura creata per generare il cortocircuito.Il bordo nero applicato, vergato in segni bianchi, fa infatti scattare in noi il ricordo dei provini, delle vecchie pellicole analogiche numerate su cui scorrevano gli scatti in sequenza.

Lo sdoppiamento non avviene dunque tanto a livello di immagine, ma piuttosto a livello di interpretazione dell’oggetto.

L’immagine,del resto, ci ha già catturati attraverso meccanismi che saltano la logica per affondare le radici nell’emozione.

Ci emozionano quei visi di cui cogliamo solo un frammento,ma sul cui frammento inseguiamo mappe misteriose fatte di lentiggini o di nei;ci emozionano i frammenti di corpi di cui si perde l’identità, e anche il genere, corpi che, montati insieme, produrrebbero ibridi perfetti come angeli;ci emozionano quei visi che vediamo sempre più ravvicinati per poi scoprire che non hanno occhi, come statue antiche.

Ci emozionano i primissimi piani,dove i contorni del viso sfuggono fuori dai lati perché noi possiamo essere vicinissimi, mentre la matita e il carboncino disegnano sulla superficie disturbi visivi struggenti come pioggia silenziosa.

E ci emozionano gli sfondi incerti, che si aprono su voli di farfalle, su uccelli migratori, su incongrui studi anatomici leonardeschi,o che si spezzano in prospettive impossibili e in geometrie nette, in contrasto con il contorno morbido della carne, splendida e sofferente.

Quasi mistica.

Incredibilmente poetica.

Testo a cura di Alessandra Redaelli

BIOGRAFIA

Diego Vargiu nasce a Cagliari nel 1977 dove attualmente vive e lavora.

Diplomato presso il Liceo Artistico Statale di Cagliari, dal 2007 comincia il suo percorso di ricerca artistica.

Quest’ultima, analizza la condizione della società postmoderna mettendo in evidenza la solitudine dell’individuo, afflitto dal continuo/veloce mutare degli eventi che lo circondano.

Lo stentato ritrovamento/capacità d’adattamento nell’affrontare con salda centralità il proprio vissuto,porta con sé un’esperienza fatta di vuoti esterni e svuotamenti interiori.

La tecnica utilizzata per i lavori è la grafite /carboncino.

Tra le esperienze più importanti per lo sviluppo del suo lavoro, ricordiamo:

“Il FILO ROSSO”

Mostra collettiva presso il museo MAGMMA di Villacidro.

La mostra, accompagnava l’evento “Rembrandt Incisioni”(28 opere originali del Maestro provenienti da collezioni private)

“NEL SEGNO di P”

Mostra collettiva presso l’ex Convento dei Cappuccini di Quartu Sant’Elena.

La mostra accompagnava l’evento “Piranesi, la realtà utopica”con 26 incisioni originali del Maestro.

Nel 2018 è vincitore del Paratissima Cagliari Prize, premio istituito da Paratissima Milano.

Opera esposta” Mixed Emotions”(installazione con 7 disegni)

Nello stesso anno vince la targa d’oro al Premio Arte Cairo Mondadori con l’opera “Breakdown”.

Nel 2022 si aggiudica il Premio Marchionni per la grafica con l’opera “Untitled”