Rosy Mantovani finalista al “aPalazzo Contemporary Art Prize 2024”

aPalazzo Contemporary Art Prize 2024
Palazzo Sanseverino
Vigevano
5/13 ottobre 2024
Crocifissione
olio grafite e garza su tela 150×120
anno 2024
FINALISTI:

AGRE Antoni Agresti, Andrea Alkin Reggioli, Antonio Schiavano, Diana Casmiro, Elisabetta Oneto, Emilia Rodriguez Rubio, Fabio Cuffari, Federica Zianni, Francesco Calistri, Francesco Panceri, Franco Zucchella, Graziella Romeo, Giuliano Cataldo Giancotti, Hylde Salerno, Igor Grigoletto, Imma Visconte, Katerina Tsitsela, Katharina Grodzki Grodzki, Kurt Stimmeder, Loretta Dell’Acqua, Luce Resinanti, Maria Carla Mancinelli, Marilena Ramadori, Rosy Mantovani , Stefano Zaratin, Yseult Depelseneer.

CROCIFISSIONE

Testo critico di Stefania Maggiulli Alfieri


Non è raro che un artista riprenda temi e soggetti già affrontati, per rivisitarli e proporli con nuove istanze, pur mantenendone i canoni primari che hanno originato l’opera prima.

La terza Opera sul tema, proposta da Rosy Mantovani, conserva gli stilemi caratterizzanti le prime due versioni. Se già il Cristo, della seconda versione, rappresenta un tassello temporale e spirituale avanzato, rispetto alla prima, la terza crea un corto circuito.

Rosy Mantovani si colloca tra quegli artisti la cui sensibilità rappresenta il criterio motivante del fare arte, nelle sue opere confluisce il sentire il mondo esterno con tutti i sensi della ragione e dell’anima. Questo il flusso che ci coinvolge in questa terza opera e che condensa le prime due, Crocifissione e Resurrezione; nel mentre tutto è accaduto, tutto è mutato, gli ultimi tre anni hanno profondamente inciso, in modo drastico, sull’intera umanità, non sarebbe stato possibile riproporre il tema con la stessa modalità. Questo Cristo ha perso la sua essenza, si sta sfaldando, l’uomo gli ha voltato le spalle, viene meno la speranza, le macerie sulle quali è sospeso richiamano la guerra e, metaforicamente, la nostra società. Mette in crisi la certezza della vita eterna, precipitando lo spettatore nell’incombente vuoto cosmico e, nel contempo, rappresenta un atto di accusa e un richiamo a maggior senso di umanità e responsabilità affinché un nuovo Horror Vacui non ci travolga. È un’opera, questa, intrisa di silenzioso sgomento, interrotto dal dinamismo, sulla base inferiore, che crea una sorta di gorgo e richiama, per inevitabile associazione, le parole di Pavese “scenderemo nel gorgo muti” .

Stefania Maggiulli Alfieri