ART FOR CHANGE di Paul-Yves Poumay – Spazio Arte Petrecca – Isernia

Lo Spazio Arte Petrecca è lieto di presentare con il patrocinio del Comune di Isernia
ART FOR CHANGE di Paul-Yves Poumay
A cura di Carmen D’Antonino e Martina Scavone
8 maggio – 29 maggio 2021
Opening day sabato 8 maggio ore 18.30
Ingresso libero
Corso Marcelli, 180 – Isernia
Orari: dal martedì al sabato 17:00-20:00 – domenica su prenotazione

“L’arte non deve essere bella per essere apprezzata, deve essere universale”

Paul-Yves Poumay

Art for change è la personale d’arte contemporanea dell’artista belga Paul-Yves Poumay ospitata nella galleria Spazio Arte Petrecca a cura di Carmen D’Antonino e Martina Scavone, patrocinata dal Comune di Isernia. Un ringraziamento particolare va ad Anna Maria Griseri, per il prezioso supporto ed il contributo scientifico.

VERNICE INAUGURALE E APERTURA AL PUBBLICO
08/05/2021 ore 18:30

La vernice d’apertura della mostra è prevista il giorno sabato 8 maggio 2021 alle ore 18.30 presso le sale in Corso Marcelli 180 a Isernia.

Intervengono: le curatrici della mostra e storiche dell’arte Carmen D’Antonino e Martina Scavone, il direttore artistico Gennaro Petrecca e l’artista.
L’apertura al pubblico, per tutta la durata dell’esposizione, è prevista dal martedì al sabato, dalle 17 alle 20 sempre nei limiti delle restrizioni previste dall’emergenza sanitaria.

Ingresso contingentato, obbligo di mascherina.

È gradita la prenotazione.

FINISSAGE
29/05/2021 ore 18:30

CONCEPT
L’Arte per il Cambiamento (Art for Change) è l’arte del futuro, un’arte che si impegna attivamente nel sociale per combattere le ingiustizie e portare un rinnovamento capillare. Il sistema è in gran parte corrotto e spesso questo aspetto, anziché esser denunciato, viene insabbiato per lasciare l’immoralità e la degenerazione libere di prosperare. Ma l’arte è un linguaggio libero e, in quanto tale, può permettersi il lusso di portare alla luce tematiche anche molto complesse e che dividono l’opinione pubblica.
La denuncia di Poumay nei confronti della società contemporanea non fa in tal senso alcuna eccezione e gli effetti della dilagante frenesia consumistica sono all’origine delle opere che compongono la prima sezione della mostra, testimonianza di come il capitalismo non debba essere considerato quale un modello al quale continuare ad ispirarsi negli anni a venire.

Interférences et harmonie, 2020, acrilico su tela,115x75cm.

Le opere in questione mirano ad illustrare il lato più immorale della nostra società, una società che brucia foreste, trae vantaggio economico dal traffico di migranti, sfrutta il capitalismo come mezzo per piegare e mettere in ginocchio i più deboli, usa la corruzione per raggiungere il potere, pratica la violenza di genere e incita all’ostentazione di beni materiali. La critica nei confronti del sistema capitalista emerge con particolare
chiarezza nell’opera Bezos’ Syndrome, in cui al centro di una tavola di legno carbonizzata, circondata da una cornice di un rosso brillante, spiccano tre monete d’oro, un simbolo di rinascita.
Ricostruzione è, invece, il concetto alla base della seconda sezione della mostra, dove il precedente clima di perdizione e annichilimento si dilegua, cedendo il passo ad un sentimento di rinascita. Qui l’artista rende omaggio a tutto ciò che di buono conserva la nostra società; protagonisti sono ora i giusti, gli uomini onesti, la brava gente che si adopera per offrire alle nuove generazioni un futuro migliore.

Il primitivismo evocato dalle opere di Poumay, memore dell’Art Brut o Arte grezza, è la risposta dell’artista a questa crisi dell’essere umano e del mondo intero. D’un tratto, cessiamo di essere gli esseri viventi moderni e all’avanguardia convinti di conoscere la risposta ad ogni quesito, e nelle opere dell’artista-filantropo torniamo ad essere delle creature preistoriche, prive delle tecniche di sopravvivenza tipiche dell’era contemporanea.
La vera Arte per il Cambiamento trionfa dunque in questa seconda parte, che si configura quale un invito al fruitore a comprendere quanto e fino a che punto l’arte possa contribuire nel veicolare messaggi spesso dimenticati. Trattasi di messaggi di speranza, compassione, amore e rispetto: per il prossimo, per la natura, per il regno animale. Prevale un sentimento di giustizia e moralità, di cui l’arte è – naturalmente – la protagonista.
Il fil rouge che mette in relazione i lavori di Paul-Yves Poumay, spesso complessi e talvolta difficili da comprendere al primo approccio, è una dirompente astrazione, che con un afflato universalistico è in grado di avvolgere i fruitori, guidandoli nel complesso mondo dell’artista, un mondo fatto di verità, intensità emotiva, contraddizione. Un mondo che rispecchia la realtà attuale, con i suoi eccessi, i suoi colori vibranti, la sua inesauribile ricchezza di significato […]. Poumay, in sostanza, considera l’arte come il mezzo universale in grado di mettere in relazione le persone tanto nel tempo quanto nello spazio, rendendo possibile il dialogo e l’introspezione.

Martina Scavone
Storica dell’arte

Nota critica
Osservare le opere di Paul-Yves Poumay significa immergersi nella realtà, studiandone attentamente ogni singolo tassello: la società contemporanea, il degrado ambientale, l’aspetto finanziario, la musica, il cinema, la letteratura e la politica.
Siamo di fronte all’arte del futuro e si può notare con quanta maestria l’artista assorbe tutto come una spugna, traspone nei suoi lavori ciò che vede attorno a lui, ciò che la vita gli racconta e che lui stesso, a sua volta, in un rapporto osmotico, riporta sulla tela e nelle sculture con abile dinamismo. Le sue opere, tuttavia, non sono un semplice specchio che riflette un’immagine vuota come fanno le vetrine dei grandi negozi, ma, drammaticamente, trasmettono ben altro: l’essenza dell’essere umano. L’artista ha bisogno di vivere, di nutrirsi, di essere riconosciuto. Le sue immagini sono tracciate con un segno semplice, scabro, ruvido, spesso utilizzando colori vivaci; sembra, e vuole sembrare, il disegno di un bambino. I suoi quadri diventano
un taccuino, il luogo degli appunti, da cui far emergere i pensieri, i sogni, le aspirazioni e i ricordi della propria infanzia.
Oggetti che vengono assemblati fra loro in maniera naturale, proprio per suggerire il senso d’incertezza, di brutalità. Il tratto è semplice ma fondamentalmente onesto, perché quotidiano, vissuto e quindi personale.

Eppure, dietro questa apparente semplicità traspare una grandissima capacità tecnica. I suoi colori, le forme che traccia sulla tela, per quanto alle volte sgraziate e apparentemente casuali, sono disposte sulla superficie con grande senso dell’equilibrio compositivo.
La sua è una pittura di rottura, dissacrante, rivoluzionaria, che rappresenta la nuova coscienza contemporanea. La modalità di lavoro, consciamente o inconsciamente, riprende, per alcuni versi, la tradizione africana ed afroamericana dell’assemblaggio utilizzata dal grande Jean-Michel Basquiat. Come ci suggeriscono Picasso e Braque, tutto si “trasforma in segno”, elemento dell’immaginario di cui egli si appropria ingenuamente, togliendone il significato culturale, e trasformandolo in un nuovo candido significante.
Si resta affascinati dalle parole o dalle frasi che egli scrive, lasciandone volutamente in evidenza alcune, che, private della loro sintassi, del loro significato, rappresentano il desiderio umano di comunicare, di raccontare e di narrare, ma con la consapevolezza della difficoltà di poterlo fare.

Paul-Yves Poumay è sicuramente uno degli artisti più rivoluzionari dell’arte del XXI secolo, capace di utilizzare l’arte come strumento terapeutico per migliorare la società in cui viviamo.

Carmen D’Antonino
Storico dell’arte

Paul-Yves Poumay rappresenta l’incarnazione dell’artista contemporaneo nella dimensione in cui il contemporaneo racchiude i sommovimenti dell’anima e le inquietudini del tempo presente. È un artista poliedrico in perfetto equilibrio tra pittura e scultura la cui sintesi concettuale è di notevole impatto, è un artista del “segno” inteso come rappresentazione di sé e di altro da sé, del proprio vissuto e del visibile, del detto e del non detto, segno rappreso in un grumo di materia piuttosto che in una linea che nella sua apparente semplicità declina molteplici suggestioni.
Dalle grotte di Lascaux ed Altamira fino alla Cappella degli Scrovegni ed in forma rivisitata anche nei centri sociali – penso al Leoncavallo di Milano – l’uomo ha avvertito la necessità di lasciare una traccia del proprio passaggio e la produzione di Poumay ci parla di lui, del suo vissuto e del suo modo di intendere l’arte e la vita. Sono evidenti le contaminazioni di cui risente la sua arte, contaminazioni che spaziano da Burri a Haring nella pittura, mentre nella scultura si avverte in modo più marcato l’influenza dell’art brut, i suoi volti ed i corpi abbozzati richiamano le antichissime statue dei Maya e degli Aztechi.

Paul-Yves Poumay vive e si nutre di cose apparentemente semplici, in sintonia con le leggi elementari dell’Universo, vive secondo Natura, circondandosi dell’essenziale e la sua semplicità si ritrova nei colori primari, nella immediatezza del gesto artistico, nel suo immediato rapporto con il “Logos”. Paul-Yves Poumay, un uomo apparentemente di tempi antichi che riversa saggezza e pacatezza nel presente che abita.

Gennaro Petrecca
Direttore artistico

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PAUL-YVES POUMAY nasce nel 1969 a Verviers, una città belga situata nella provincia di Liegi, nel nordest della regione della Vallonia. Sin da piccolo, scopre di avere un debole per l’arte, in particolare per la fotografia: tale passione viene consacrata nel 1986, quando un giovanissimo Poumay vince un premio presso il Museo di Fotografia di Charleroi, in Belgio. Dopo una lunga esperienza formativa seguita da una carriera nel settore della finanza e del marketing, giunge il grande cambiamento: deciso a dare una svolta drastica alla sua vita e determinato ad inseguire la passione che lo accompagna sin dall’infanzia. La sua poetica si colloca a metà strada fra due macro correnti artistiche, da lui esaltate e rielaborate con un tocco personalissimo: il primitivismo ed il neo-espressionismo. Le tematiche che Paul-Yves Poumay cerca di veicolare tramite la sua arte sono i paradossi figli del capitalismo, la condanna delle aberrazioni della società contemporanea, il dramma ambientale, nonché la corruzione del sistema finanziario mondiale, un oceano in cui l’artista ha nuotato per anni fino ad influenzarne, inevitabilmente, la produzione artistica. La sua è un’arte di denuncia, ma è anche un’arte protesa verso il cambiamento, verso la nascita di una nuova società, libera dalla morsa capitalista, dal potere corrosivo del denaro, dalla lotta di classe e dalla ossessiva ricerca del piacere e della ricchezza a tutti i costi.
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