BLA BLA BLA. L’INTERVENTO DI SERENA FINESCHI PER ARTE DI CONFINE – PRATO

Serena Fineschi all’interno del progetto Arte di confine.

Tre gonfaloni pubblicitari in sequenza, a lato di un viale importante. Come nella pubblicità e come nelle installazioni, il progetto intende tener conto del contesto nel quale va a collocarsi. Questo è il viale Galilei che a Prato divide una striscia di terra che guarda il fiume da quella delle case .

di carla carbone

BLA BLA BLA. L’INTERVENTO DI SERENA FINESCHI PER ARTE DI CONFINE

Intervento di arte pubblica urbana a Prato

BLA BLA BLA opera di SERENA FINESCHI

Periodo espositivo marzo – giugno 2022

Viale Galilei, Prato

Progetto Arte di confine. Intervento n. 12

a cura di Riccardo Farinelli e il supporto di Paolo Brachi

Visitabile h. 24 gratuitamente transitando da un veicolo o passeggiando

Il progetto arte di confine rientra tra le iniziative di arte pubblica urbana che Riccardo Farinelli e Paolo Brachi vogliono donare alla città di Prato come momento gratuito di riflessione.

In possesso delle concessioni necessarie per l’affissione, i tre gonfaloni installati si succedono lungo il viale Galilei sul lato alberato della riva del fiume Bisenzio poco dopo l’incrocio dei semafori di via Gherardi, presentando qualcosa che apparentemente potrebbe essere scambiata per contenuto pubblicitario.

In effetti, i tre gonfaloni non inducono all’acquisto, anzi. Contengono qualcosa su cui soffermarsi, messaggi che sollecitano la mente, suscitano dubbio, stimolano verso un pensiero attivo.

Arte di confine è un progetto ideato e avviato nel 2018 da Riccardo Farinelli e oggi giunto al dodicesimo intervento d’artista.

Nel periodo tra marzo e metà giugno è il turno di Bla, bla, bla di Serena Fineschi. L’affermata artista senese militante tra Brussel e l’Italia, il cui lucido linguaggio, graffiante, disturbante e delicato al contempo, è apprezzato sulla scena del contemporaneo per coerenza e forza espressiva. Le sue sono riflessioni che indagano sulle dinamiche del tempo che viviamo e l’abitare il proprio tempo, spingendosi verso tematiche di interesse e responsabilità collettiva.

A Prato l’intervento di Serena appare ancora una volta puntuale e incisivo, si manifesta con l’essenzialità e la ripetitività di un unico suono e segno, il linguaggio universale del Bla, bla, bla …… che, posto in dimensione crescente nei tre gonfaloni affissi, si rivolge al maggior numero possibile di sguardi transitanti per il viale.

Un’operazione quella di Serena ora contemporaneamente in dialogo con un’ azione manifesta anche sulla via Aurelia Sud dove un BLA BLA BLA è visibile nel buio dal neon luminoso di un’insegna. Promotore del Progetto di arte urbana notturna, AureliaSud 19 località Ressora, Arcola (SP) , è Gabriele Landi con un light box.

La Fineschi nei due interventi urbani percorre azioni sull’uso del linguaggio universale, già suo oggetto di indagine e sperimentazione anche sonora come nell’opera M’ODO (I’m listening to myself) del 2019 .

Ci ricorda l’artista, nel vocabolario Treccani BLA è indicato come “Espressione onomatopeica, di uso internazionale, per indicare un discorso o un chiacchiericcio vano, futile, senza costrutto…” . Quindi scrive:

Bla, bla, bla  è dunque lingua universale. Segno, suono ed espressione tangibile di parole sterili e inconsistenti. 

Paradosso della comunicazione contemporanea Bla bla bla è suono che esprime tutto e niente, dove le contraddizioni e gli opposti vivono senza imbarazzo, così come accade in questa epoca infausta. È negazione totale della parola ma anche espressione onomatopeica dal significato banalmente definito. Credo che Bla bla bla riflettendo il paradosso della comunicazione del nostro tempo, dove affermazione e negazione dello stesso concetto convivono sovente nella stessa frase senza alcun pudore, possa comunque definire nuove forme di comunicazione. Siamo così (s)travolti da accumuli di parole che ribaltarne l’uso -come in questo caso- potrebbe dar vita a dialoghi inconsueti e singolari. 

Con questa operazione Serena Fineschi ritorna a Prato in viale Galilei dopo aver urlato, durante l’estate del 2021 dalla cima della colombaia di villa Rospigliosi, l’amore per la vita nonostante tutto il male possibile (Viva questo mondo di merda). Urlandolo da una grande insegna con la forza di un neon rosa fluo. Una delle 5 opere site specific dell’esposizione It’time, presso la villa, un lavoro volto a prendere coscienza e coraggio nel nostro stare al mondo sollecitando l’urgenza della scelta su cosa e chi voler essere.

La ricordiamo anche, Serena Fineschi, come colei che, nel 2014 con Stato di grazia, ha liberato il centro storico della città di Siena per tre minuti dalla luce elettrica in un “intervallo necessario” per una reazione emotiva condivisa.

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Serena Fineschi  nata a Siena (1973) vive e lavora a Siena e a Bruxelles.

Formata all’Istituto Statale d’Arte “Duccio di Buoninsegna” di Siena, proseguiti in studi di progettazione grafica a Siena, Firenze, Milano e in Storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli Studi di Siena.

Il suo lavoro è stato presentato in numerose sedi pubbliche e private in Italia e all’estero tra cui: il MANA Contemporary a Jersey City (NJ, USA), il Musées Royaux de Beaux-Arts de Belgique, Old Masters Museum a Bruxelles (B), l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles (B), il Bozar, Centre for Fine Arts di Bruxelles (B), la collezione Frédéric de Goldschmidt, la FondationThalie, Officina asbl a Bruxelles (B), il Museo Centre de la Gravure et de l’Image imprimée, La Louvière (B), Belgio; il Museo di Arte Moderna e Contemporanea Raffaele de Grada di San Gimignano, il Complesso Museale SMS Santa Maria della Scala di Siena, il Centro d’Arte Contemporanea Palazzo delle Papesse a Siena, le Corderie dell’Arsenale a Venezia (in occasione della Biennale di Architettura), “BorderCrossing” per la Biennale Manifesta12 a Palermo, BienNolo – Biennale di arte contemporanea indipendente a Milano, Casa Masaccio Arte Contemporanea a San Giovanni Valdarno, la Fondazione Palazzo Magnani, Palazzo da Mosto a Reggio Emilia, l’Ospedaletto Contemporaneo, Complesso dell’Ospedaletto a Venezia, Palazzo Monti a Brescia, Vila Rospigliosi a Prato .

Con Elena El Asmar, Marco Andrea Magni e Luca Pancrazzi è tra i fondatori di Grand Hotel, un luogo in movimento che ospita, raccoglie, accoglie e colleziona forme di passaggio provenienti dalle menti e dagli studi degli artisti e che compie viaggi in spazi istituzionali e indipendenti dal 2014. Nel 2016 ha ideato Caveau, una cassaforte incassata nelle mura medioevali della città di Siena che ospita idee. Insieme ad Alessandro Scarabello e Laura Viale, nel 2018 ha fondato MODO, associazione culturale per la promozione del contemporaneo, con sede a Bruxelles (B).