Claudio Semino – Il Melograno Art Gallery – Livorno – 01/04 – 07/04
Claudio Semino
1 – 7 aprile 2017
Livorno
Il Melograno Art Gallery
Sabato 1 aprile, alle ore 18.00, in via Marradi 62/68 a Livorno, Il Melograno Art Gallery inaugura la personale di Claudio Semino. In mostra opere di periodi diversi, tra le quali quelle che fanno parte del ciclo “Siamo tutti Santi”.
Claudio Semino è nato a Genova nel 1951, dove si è diplomato al Liceo artistico statale. La sua attività artistica, iniziata nei primi anni ’70, ha alternato periodi di intensa attività espositiva, a periodi, come negli anni ’80, in cui la presenza in mostra è stata sporadica, dando la preferenza allo studio e alla sperimentazione di tecniche e di materiali che gli permettessero di esprimere su basi nuove la propria sensibilità artistica. A coronamento di questo percorso è nata con gli inizi degli anni ’90 una nuova e intensa attività espositiva, che insieme alle nuove immagini risultato di tale lavoro ha portato l’artista ad essere sempre più apprezzato dalla critica e dal pubblico. Tale iconografia, mediata da una combinazione di metafisica, surrealismo e ironia, porta alla creazione di immagini che con un processo di sedimentazione onirico concettuale, si formano all’improvviso nella mente dell’artista e che egli definisce “flash-back” della memoria.
“…Nella mia opera cerco di infondere un po’ della mia sensibilità, con un po’ di quell’ironia che la vita ci riserva, con quel senso metafisico che ci accompagna, con il surreale che si nasconde e si insinua in molte situazioni, con l’amore per quei maestri e con quei colori che si accendono nella mia mente come flash-back della memoria e come tali si fissano sul supporto pittorico.” (Claudio Semino)
Siamo tutti santi
Cominciamo con il dire che l’oca (e qui probabilmente cominciamo già con gli errori di valutazione), è utilizzata come comunemente identificata, cioè, come simbolo di stupidità, di essere facilmente raggirabile e di scarsa intelligenza.
La figura umana al contrario tenderebbe ad essere identificata come rappresentazione della razionalità e dell’intelligenza, la perfetta rappresentazione dell’essere superiore.
Tutto sembrerebbe quadrare, sennonchè noi essere umani diamo un significato di comodo a tutto ciò che vediamo e a ciò che facciamo, proiettiamo cioè un significato ed una valenza che trascende quella che è la realtà oggettiva sostituendola a quella che è la nostra “cultura” la nostra “tradizione”, le nostre certezze culturali e sociali, le nostre “assolute” convinzioni.
Nelle mie opere c’è la metafora di tutto questo, c’è il tentativo di rappresentare graficamente ciò e non ha nessuna importanza il genere del soggetto umano in esse rappresentato, figura femminile o maschile, bimbo o bimba che sia, perchè è l’uomo nella sua interezza di genere umano che vuol essere rappresentato.
E’ vero che più spesso la figura umana è rappresentata dalla figura femminile, ma ciò dipende probabilmente da una maggiore piacevolezza del quadro in sé e non ha nessun nesso di valutazione o di spregio dell’essere donna, anche perché nel costante sforzo di essere il meno banale possibile sarebbe questa una banalità talmente di bassa lega da sentire offesa la mia modesta intelligenza.
In conclusione dunque la mia opera vuol essere una presa d’atto della natura umana, dove ognuno di noi si erge alternativamente a vittima e carnefice nelle nostre quotidiane, piccole e grandi certezze, in un mondo dove tutte le società indistintamente creano i propri miti e alimentano le loro intolleranze, innalzando e dando valore assoluto a ciò che è rappresentato dall’oca e che è invece la rappresentazione di un pensiero.
Ecco allora che le immagini si sovrappongono in un continuo scambio di ruolo e il nulla diventa assoluto.
Nei miei quadri dunque, l’oca ha un po’ la funzione del “memento mori” o “ vanitas” delle pitture secentesche, per ricordare che non tutto ciò che appare è.
Solo allora forse riusciremmo prima di trarre frettolose conclusioni ad aprire per un attimo le nostre menti e riconsiderare in maniera più positiva le nostre “ certezze”.
Dal punto di vista prettamente tecnico, aggiungo che in questa serie di opere ho privilegiato l’uso del bianco e nero per meglio concentrare l’attenzione sul messaggio piuttosto che essere distratti dalla più o meno piacevolezza del colore e dai rapporti tonali.
L’uso del rosso e l’inserimento di alcuni elementi tende anche a richiamare assonanze con la cultura orientale proprio nella convinzione del’universalità che lega il messaggio con le varie culture. ( Claudio Semino)