Conclusa la terza edizione di “Seed – Design actions for the future”
Conclusa la terza edizione di “Seed – Design actions for the future”:
con più di 30 incontri e oltre 50 ospiti da tutto il mondo,
si consacra come format internazionale di dialogo interdisciplinare
Concerti, mostre, installazioni e interventi di architetti, designer, scienziati, filosofi e artisti,
per indagare i fragili “Equilibri” del nostro tempo
Tra i numerosi ospiti internazionali: Petra Blaisse, Kjetil Thorsen, Toshiko Mori,
Alexander Römer, Peter Biľak e Jan Geh
4 ottobre 2024 – Si è conclusa la terza edizione di Seed – Design actions for the future, il festival internazionale promosso dalla Fondazione Guglielmo Giordano e curato dall’Istituto Nazionale di architettura (IN/Arch), dedicato all’incontro tra arti, saperi e discipline per stimolare il confronto sul futuro del nostro pianeta. L’iniziativa che si è tenuta a Perugia dal 25 al 28 settembre si conferma ancora una volta come un appuntamento culturale imperdibile per l‘approccio adottato e l’attualità dei temi trattati dagli oltre 50 esperti, tra architetti, designer, scienziati, filosofi e artisti, che hanno preso parte al ricco palinsesto di eventi.
Quattro giorni di concerti, mostre, installazioni e più di 30 incontri hanno animato, dal mattino fino alla sera, la suggestiva cornice di San Francesco al Prato, richiamando una grande affluenza di pubblico e partecipazione. Grazie anche ai numerosi ospiti che hanno contribuito ad arricchire il festival di esperienze e prospettive differenti, Seed si consacra come un format di dialogo interdisciplinare e interculturale sempre più necessario per far fronte alle grandi sfide del nostro tempo. Novità di quest’anno, la media partnership con Rai e Domus, la storica rivista che dal 1928 racconta i mondi dell’Architettura, del Design e dell’Arte.
Tra i relatori internazionali: l’architetta e docente alla Harvard Graduate School of Design e Guest Editor di Domus nel 2023 Toshiko Mori, il co-fondatore di Snøhetta Kjetil Thorsen, la fondatrice di Inside Outside Petra Blaisse, il grafico e Type designer olandese Peter Biľak, l’accademico in architettura e urbanistica, autore, curatore e ricercatore Javier Arpa Fernandez, il fondatore del collettivo berlinese Constructlab Alexander Römer e l’architetto, professore e ricercatore danese Jan Gehl.
Il tema dell’edizione 2024 “Equilibri” ha messo al centro gli stravolgimenti che investono il nostro tempo e la necessità di mettere in dialogo il mondo della progettazione, e quindi il design, l’architettura e l’urbanistica, con discipline umanistiche e scientifiche, al fine di gettare “semi di pensiero” (seeds), da cui far germogliare nuove idee e proposte sul piano interpretativo, operativo e politico.
Così la coordinatrice scientifica del Festival Barbara Cadeddu: “Con questo tema abbiamo voluto offrire un orizzonte semantico ampio, richiamando un’istanza tipica dell’essere umano: la costante ricerca di stabilità. Non è infatti possibile scindere l’equilibrio dal suo opposto, lo squilibrio, che costituisce anche la cifra che caratterizza il XXI secolo. Pensiamo agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici sui sistemi urbani, ambientali e sociali di tutto il mondo e all’acuirsi delle disuguaglianze, all’instabilità dei rapporti tra gli Stati, e ai nuovi conflitti per il controllo dei mercati dei semiconduttori. Sono temi destabilizzanti che necessitano di essere approfonditi e compresi per potersi orientare nel presente e compiere scelte consapevoli per il futuro.”
Con un’anteprima serale che ha riempito la Sala dei Notari il 20 settembre, l’architetto Stefano Boeri ha aperto la manifestazione sul tema della natura come forza vivente e sovversiva, capace di rigenerare le pratiche e le teorie dell’architettura e dell’urbanistica. Ma non solo, il modo di progettare cambia anche – inevitabilmente – con l’evolversi delle abitudini e della società, come sottolineato dalle riflessioni di Ugo La Pietra, restituendo a sua volta emozioni, reazioni e interazioni che l’architettura ha il potere di suscitare, come affermato da Kjetil Thorsen. E ancora, della forza empatica dell’architettura, ovvero degli effetti benefici che particolari forme degli edifici o dettagli dell’architettura possono avere sulle persone, specie nei territori segnati da conflitti, calamità naturali o altre emergenze, hanno discusso Raul Pantaleo fondatore di TAMassociati e il neuroscienziato Giovanni Vecchiato. A parlare del rapporto tra forma e vita, anche l’architetto danese Jan Gehl, per il quale una buona architettura interagisce con la vita , creando spazi che favoriscono la socialità e il benessere, come insegnano le città storiche italiane.
Il fisico sperimentale Roberto Battiston è partito invece dalla composizione del Sole e della Terra e dall’origine della vita sul nostro pianeta, per parlare degli effetti dei cambiamenti climatici, di energie rinnovabili e della loro conservazione, per fare il punto su tecnologie e politiche che possono essere decisive per costruire un futuro sostenibile. Tra fisica e astrologia, si è passati dalla scoperta dei “quasicristalli in natura” di Luca Bindi, docente di Mineralogia dell’Università di Firenze e premio ASPEN 2018, ai radiotelescopi da cui osservare l’Universo tra i deserti di ghiaccio insieme all’astrofica Sofia Fatigoni. Dalle coraggiose esplorazioni di attivismo sportivo di Omar di Felice, ultracyclist che ha attraversato l’Antartide in biciletta, si è tornati a parlare di paesaggio e della relazione tra natura, architettura e desiderio, con il filosofo e Direttore Editoriale di Domus, Walter Mariotti.
Laura Canali, cartografa e geopoeta, ha portato poi il pubblico alla scoperta della Geopoetica, ovvero quel tipo di rappresentazione cartografica della “geografia dei sentimenti” di grandi poeti, una pratica che attinge dalla stessa sensibilità che serve a tradurre in cartografie gli attuali conflitti internazionali trattati da Lucio Caracciolo, direttore di LIMES. Al centro del dibattito, quindi, anche la geopolitica come la scienza che studia i “legami” – come li ha definiti Laura Canali – tra gli Stati, ossia quei rapporti di forza che, paradossalmente, nello scontro, tengono uniti.
Tra gli ospiti anche Annalisa Metta, docente e autrice capace di interpretare i paesaggi come strumenti prodigiosi per immaginare proiezioni future inattese e performanti; Alessandra Covini che con Giovanni Bellotti ha fondato StudioOssidiana, giovane e interessante realtà, a cavallo tra l’emerso e l’emergente, tra arte pubblica e architettura, attiva a Rotterdam; Luca Molinari architetto, docente, critico e curatore che attraverso il suo ultimo libro (“Stanze. Abitare il desiderio”) ha ripercorso abitudini e stili di vita del nostro Paese; Sandra D’Urzo architetta e Senior Officer della Divisione Shelter and Settlements della Federazione Internazionale della Croce Rossa a Ginevra; Paolo Benanti teologo e filosofo francescano, consigliere di Papa Francesco sui temi legati all’etica della tecnologia e membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite; e ancora Piero Lissoni, Mario Cucinella, Amedeo Schiattarella, Aldo Colonetti e Giacomo Maniscalco per SOS (School of Sustainability).
Ad arricchire l’esperienza del festival: lo speciale concerto jazz di Danilo Rea, la video installazione “Leaveitbe” di AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi come una testimonianza sul valore dello spazio “liberato” rispetto a quello costruito e sulla necessità di definire i limiti dell’azione umana, e infine, il prototipo “H7 Shelter” realizzato in autocostruzione con l’innovativo sistema di prefabbricazione leggera per le Emergenze umanitarie.
In questa polifonia di voci, esperienze, metodi di progettazione e ricerche, che si evolvono a fronte della precarietà ambientale, della crescente instabilità politica, della transizione digitale e dell’avvento dell’intelligenza artificiale, Seed è molto più di un semplice festival: è una piattaforma culturale di respiro internazionale che crea connessioni, è un invito all’ascolto, al confronto, alla condivisione ma anche alla consapevolezza, come dichiara Andrea Margaritelli, Presidente di IN/Arch: “Seed si è proposto come palestra, per esercizi di visione a lunga gittata, di affinamento delle capacità di ascolto, di allargamento della sfera delle proprie percezioni”.
Che sia in natura, tra le stelle, nella relazione tra architettura e spazio, tra architettura e persone, tra popoli, Stati o culture, è bene parlare di “equilibri” al plurale come di una condizione che, di natura dinamica e relazionale, non si può mai dire conquistata una volta per tutte, ma deve essere ricercata, continuamente. Proprio questa ricerca, oggi più che mai, ha la necessità di nutrirsi di interdisciplinarità e dialogo, stimolando l’interesse di professionisti che operano in settori diversi, ma anche la curiosità – nella speranza che possa tradursi in una sana forma di attivismo, come affermato da Kjetil Thorsen – delle nuove generazioni.
Seed è anche un progetto editoriale, una collana di Architettura e Design, il cui terzo volume edito da Rubbettino, è dedicato ai temi di questa edizione