L’origine del nome Mayra si perde in tempi lontani, forse nell’antico Egitto. Ma, se incerta è la fonte etimologica, altrettanto non è l’evocazione del suo significato che si lega all’idea di una Madre quale archetipo identificabile in tutte le culture e tradizioni religiose dell’umanità. Dal ricordo primigenio del volto che ognuno di noi coltiva della propria madre naturale, sino all’immagine sacra di Maria (probabile adattamento proprio del termine Mayra) e di una Madre Terra che ci custodisce tutti, nonostante la nostra palese ingratitudine. Anche un albero, in fondo, suggerisce il concetto di madre. Talvolta rigoglioso, altre volte spogliato delle sue foglie, dei suoi frutti, perché la verità della Vita è anche questo. Eppoi ci sono i volti espressi nelle infinite declinazioni dall’Eterno femminino che rivelano sogni, favole, girotondi in giostra, danze e sublimi melodie musicali. E, naturalmente, seduzione. L’universo di Mayra, multiforme e creativo, mai prevedibile, come dimostra questa esposizione, continua ad ammaliarci. Ora, sempre.