Fabio Donato – PALINGENESI – Terre blu – Caserta
Fabio Donato
PALINGENESI
7 nuove foto per un libro d’artista
integrazione della mostra antologica con 7 nuove foto
e presentazione del 3° libro d’artista
Chi lo conosce, il fotografo che sin dagli anni ’70 ha documentato i movimenti artistici e teatrali che hanno interessato la città di Napoli e la regione, storicizzandone i linguaggi, sa che egli conduce la sua ricerca su due binari paralleli: quello di cui si è appena detto, e quello che si incentra su temi quali la sospensione del tempo, la soglia come linea di demarcazione tra spazi, tempi, dimensioni mentali contrapposte, il “doppio” come rapporto tra la realtà e la finzione, l’altro da sé. Quel binario che ama definire “poetico”, quasi a voler separare arte e scienza: Fabio Donato scienziato e Fabio Donato artista, Dottor Jekyll e Mister Hyde.
Chiamato a realizzare le foto per il libro “Nel quale la donna si specchia”, si è confrontato con autori che aveva conosciuto personalmente e fotografato: Raffaele La Capria, Vincenzo Cerami, Toni Servillo, Mim-mo Paladino e Ruggero Cappuccio. Di essi ha restituito ciò che ha condiviso e amato, cioè l’anima, come egli l’ha sognata riproducendola. Confrontandosi con l’oggetto (un insolito contenitore di “cose” realizzate in ceramica sulle indicazioni di quegli stessi personaggi), questo gli è apparso nella sua nuda realtà, separato da quanti lo hanno generato, nudo, quasi attraverso un meccanismo di pirandelliana memoria che sottrae agli autori ciò che essi hanno creato.
E’ stata una gestazione lunga e sofferta fotografarlo: ricordo i tempi, i modi, i tentativi, finché la chiave, l’ultima a vedere la luce, non è stata evocata dalle profondità della sua assenza: un calco vuoto sotto la luce di una lampada, per quanto minuta, che invade anch’essa la scena proiettando su quel calco una luce livida ed enigmatica. Fabio Donato, di fronte all’oggetto nudo nel suo osceno abbandono, e dovendo realizzare le 7 foto che compongono il suo libro d’artista, si è confrontato con il suo proprio linguaggio poetico, appunto con la sospensione del tempo, la soglia, il doppio, e ha fotografato se stesso.