FolloWme arte ai margini – Follonica – 16/09 – 19/11
FolloWme arte ai margini
Monia di Giovanni Cocco
e
Muta il Cielo di Cinzia Canneri
Follonica
16 settembre – 19 novembre 2017
Sabato 16 settembre alle ore 18.00
Inaugurazione del Festival FolloWme con la mostra Monia di Giovanni Cocco e Muta il Cielo di Cinzia Canneri. Incontro con gli autori e la photo editor Tiziana Faraoni. Sabato 16 settembre alle ore 18.00
Monia di Giovanni Cocco
“È lì, immobile, trattiene il respiro. E punta gli occhi, come se non volesse perdersi niente. Cerco di avvicinarmi per capire cosa vede che io non vedo. Lo faccio da quando era bambina. La guardo, mia sorella, che si ferma, e sembra che fermi il tempo.
E se la guardo per un po’ lo vedo che qualcosa in lei si muove dentro, come una forza che la spinge, e la fa andare verso le cose.
Le tocca, le cose, senza sapere bene come fare, come fosse sempre la prima volta. Con meraviglia, con esitazione. Come se sapesse che andare verso le cose rende più felici che possederle, che toccare non è sempre bello come desiderare di farlo, che quello che la attira è meglio che resti lì dov’è. Deve essere per questo che le piacciono tanto la luce, l’acqua, le ombre, le cose che cerca continuamente di toccare. Le piace tutto quello che le sfugge. Le piace toccare quello che non riesce a toccare.
La guardo, è immobile, ma è andata lontano, lo so. Ha portato via anche me.”
Muta Il Cielo di Cinzia Canneri
Le donne eritree intraprendono un viaggio di migrazione per sfuggire ad una condizione di dittatura che le rende vittime di torture e di violazioni terribili.
l’Eritrea è uno dei paesi più duri al mondo con un servizio militare illimitato, dove si effettuano detenzioni arbitrarie e diverse restrizioni alle libertà di espressione, di associazione e di religione.
Incontrarsi con la storia delle donne migranti significa entrare nelle case e negli spazi quotidiani della loro vita intima per ascoltare un racconto che è testimonianza. E’ la loro offerta ad una memoria che vogliono tramandare.
Le donne che riescono ad arrivare in Europa, tuttavia, si devono fronteggiare con i resti degli abusi subiti: una gravidanza non desiderata, un allontanamento dalla propria comunità che le ripudia, ferite e conseguenze di violenze anche psicologiche.
Durante il viaggio per le donne emerge una percezione del loro corpo come entità separata da loro: sanno ancora prima di partire, tanto che molte si fanno delle iniezioni preliminari di ormoni per non rimanere incinte, che il loro corpo può divenire oggetto di appropriazione e addirittura di contrattazione per procedere.
La migrazione trasporta diversi significati fino a giungere a cambiare la famosa frase delle antiche Epistole di Orazio “muta il cielo, non l’animo, chi corre per mare” (Epistole I.XI.27 a Bullazio) con “muta il cielo, con l’animo, chi corre per mare”.
Scoprirsi dentro queste acque, con un cielo che guida il viaggio, è inserirsi nel racconto di una di queste donne.