Giovanni Pirondini – Farbe + Form =Ton – Manifiesto Blanco – Milano

Giovanni Pirondini

Farbe + Form =Ton

vernissage mercoledì 20 novembre 2019 h. 19

in mostra dal 21 novembre al 21 dicembre 2019

da martedì a sabato h. 16 -19

Manifiesto Blanco

Milano

Il 2019 a Manifiesto Blanco si avvia alla conclusione con la personale di Giovanni Pirondini Farbe +Form=Ton (colore + forma = suono) che si propone di raccontare 3 tra gli aspetti più significativi dell’attività artistica dell’autore: le composizioni astratte (il colore, in tedesco “Farbe”), la pittura figurativa (la forma, “Form”), infine la rivisitazione in chiave moderna del clavicembalo, uno strumento per il “sollievo per gli affanni” secondo Domenico Scarlatti (il suono, “Ton”).

La musica affianca da secoli la pittura, e viceversa: la tradizionale avversaria della pittura – la scultura – raramente è riuscita a intessersi così profondamente con l’universo sonoro. Tutt’ al più solo la prosodia del carme classico, o classicista, ha saputo dialogare efficacemente con le arti plastiche: forse l’esempio più significativo, ancorché non così immediato da mettere in relazione al contesto, resta ancora il racconto che John Keats fece dei bassorilievi del Partenone nell’ansioso e poco noto On Seeing The Elgin Marbles (1817) o, ancora, nel celeberrimo sonetto Ode On A Grecian Urn (1819).

La reciprocità di rimandi tra musica e pittura ha sempre e comunque permeato in maniera profonda la produzione pittorica di Giovanni Pirondini, già nei suoi lavori in ambito informale e astratto. Anzi, come dimostra il celebre Broadway Boogie Woogie di Piet Mondrian (1943), il ritmo e il timbro possono suggerire vere e proprie “composizioni”, che traducono in forma visibile l’andamento delle onde sonore: un’operazione, questa, resa molto più agevole dal fatto di aver abbandonato i classici presupposti della figurazione. Appassionato melomane, Giovanni ha come autori di riferimento i più ostici tra Ottocento e Novecento: Mahler, Rihm, Nono, Bruckner, Messiaen…

La decennale collaborazione nella ditta di famiglia, specializzata in oggettistica d’arredamento, ha poi permesso a Giovanni di attuare un curioso e pregevole matching tra melomania e forniture design, che si è concretizzato nella realizzazione, con modalità costruttive innovative, di una serie di clavicembali disponibili anche in kit per l’autocostruzione, in cui il design moderno si coniuga alla perfezione con il suono classico del “signor di tutti l’istrumenti del mondo”.

Racconta lo stesso Giovanni Pirondini come il suo ritorno alla figurazione, dopo un lungo periodo dedicato all’astrattismo, sia stato indotto dalla curiosità di comprendere, attraverso la pratica diretta, i procedimenti tecnici che avevano portato “i cosiddetti Antichi Maestri” a raggiungere vette tecniche ed espressive peculiarissime. Il genere del ritratto ha premesso a Giovanni di accostarsi criticamente ad alcuni antichi maestri (Chardin, Goya e Delacroix, tra gli altri) e ad autori ancora viventi, primo tra tutti l’ultraottantenne Gerhard Richter che, attraverso la sua visione iperrealista e astigmatica, ha creato un ponte fin troppo solido e agevole tra pittura e fotografia (quella analogica, beninteso). Si ritorna così all’assunto inziale che descrive le correlazione possibili tra suono e colore, dove il termine “cromatismo” racchiude perfettamente questa duplicità di significato, che in pittura si traduce in “eccesso di colorazione” ovvero la tendenza a dare importanza al colore per sé stesso e non nei suoi rapporti di valore. Il medesimo concetto in musica viene espresso attraverso il procedimento basato sull’impiego di semitoni estranei alla scala diatonica, ottenuti per mezzo dell’alterazione dei suoni naturali della scala stessa. L’alterazione si definisce dunque quale presupposto imprescindibile del cromatismo.

Il vernissage si aprirà con un momento musicale – sulle note di Mozart, Schnittcke e Gluck – offerto da Ombretta Presotto (clavicembalo site-specific) e Elia Senese (violino).

La mostra è accompagnata da un catalogo con un testo critico a firma di Massimo Mandelli (autore anche delle fotografie di traduzione delle opere in mostra) e 6 omaggi poetici di Francesco Osti, poeta valtellinese particolarmente caro all’artista.

Gianfranco Pirondini è nato a Cosio Valtellino (Sondrio) nel 1950. Ha frequentato la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.

La sua attività artistica si divide fra la pittura e il design, per la realizzazione di raffinatissimi oggetti di arredo. Pittore da sempre, ha cominciato a esporre in collettive intorno al 1970.

Ha tenuto mostre personali a Chiavenna (1983), Sondrio ( Palazzo della Provincia, 1984-1987-2018), Tirano (Museo etnografico Tiranese, 1986-2010), Poschiavo (CH)(Galleria Etnografica PGI,-2000 e 2016 ), Albosaggia (SO) nel corso del 1^ Festival della letteratura in Provincia di Sondrio (2011), Monza ( MilesiLab 2012), Viganò Brianza (ONE OFF, 2012), Sondrio (Palazzo Pretorio, 2014), Chiavenna (Palazzo Pretorio, 2014), Brescia ( Galleria Forma e colore, 2014), Sent CH ( Grotta da Cultura, 2015). Ha partecipato a importanti collettive tra cui : Concorso- Mostra Lo Spluga e i trafori – Tirano, Sondrio e Milano, Mostra La figura e la sua ombra – Grosio, Collettiva degli artisti delle città gemellate con Sindefingen – Sindelfingen, Rassegna itinerante di poesia e grafica Carte incise-segni nella storia – Sondrio e Coira , Enogastronomia in cooperativa – Torino , V biennale d’arte e vino– Cisterna d’Asti, Manifestazione Superfici in Equilibrio –Teglio, Di incantamenti e di Follia – Sondrio .

Sue opere figurano nelle collezioni della Provincia di Sondrio e della CCIAA di Sondrio e in diverse collezioni private.