I 16 borsisti dell’Accademia di Francia a Roma prescelti per il 2024-2025
Al termine di una procedura di selezione per la quale sono state presentate 713 domande, la giuria del concorso per borsisti dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici ha scelto 16 vincitori. Questa nuova classe di borsisti, che rappresenta sei discipline artistiche e sei nazionalità diverse, sarà accolta a Villa Medici dal 2 settembre 2024 per una residenza di un anno all’insegna della creazione, della sperimentazione e della ricerca. Ai borsisti saranno assegnati una borsa di studio, un alloggio e uno spazio di lavoro.
Per il 2024-2025 sono stati selezionati i seguenti candidati:
Haig AIVAZIAN– Arti plastiche
Bianca BONDI – Arti plastiche
Jérôme CLÉMENT-WILZ – Sceneggiatura
Nicolas DAUBANES – Arti plastiche
Abdessamad EL MONTASSIR – Arti plastiche
Alessandro GALLICCHIO – Storia dell’arte
Amalia LAURENT – Arti plastiche
Pierre-Yves MACÉ – Composizione musicale
Clovis MAILLET – Arti plastiche
Nicolas SARZEAUD – Storia dell’arte
Claudia Jane SCROCCARO – Composizione musicale
Seynabou SONKO – Letteratura
Ana VAZ – Fotografia/Film
Pierre VON-OW – Storia dell’arte
Lise WAJEMAN – Letteratura
Louisa YOUSFI – Letteratura
La giuria
La giuria di selezione dei borsisti 2024-2025 era composta da Sam Stourdzé, direttore dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici e presidente della giuria; Delphine Fournier, delegata per le arti visive presso la Direzione Generale della Creazione Artistica del Ministero della Cultura francese, membri ex officio, e da 6 personalità qualificate: Tiphaine Samoyault, scrittrice e direttrice degli studi presso l’EHESS; Marie Cozette, direttrice del CRAC Occitanie/Pyrénées-Méditerranée; Sasha Blondeau, compositore; Joana Hadjithomas, regista, sceneggiatrice e artista; Jérémie Koering, docente di storia dell’arte moderna e ricercatore presso il CNRS; Vincent Baudriller, direttore del Théâtre Vidy-Lausanne.
Per l’analisi delle candidature, la giuria si è avvalsa della competenza di sedici personalità individuate all’interno dell’amministrazione pubblica.
La residenza
Durante il loro soggiorno di un anno a Villa Medici, i borsisti avranno modo di frequentare i residenti, ossia gli artisti in residenza per brevi periodi. Ogni anno Villa Medici accoglie in totale, tra borsisti e residenti, una settantina di artisti.
Nel corso del loro anno romano, i borsisti saranno invitati a condividere con il pubblico il loro lavoro attraverso eventi artistici di taglio multidisciplinare:
la Notte Bianca, prevista per il prossimo autunno, sarà l’occasione per la prima presentazione pubblica dei loro progetti a Villa Medici e nei suoi giardini: nello spazio di una serata saranno proposte al pubblico installazioni plastiche e visive, nonché opere performative;
nel corso dell’anno i borsisti organizzeranno concerti, letture, conferenze, spettacoli ed eventi che coinvolgeranno regolarmente altri artisti invitati;
un evento di fine residenza, punto culminante del programma estivo, offrirà l’opportunità di presentare le ricerche e i lavori sviluppati dai borsisti durante la residenza.
Cifre principali
Domande di partecipazione al concorso:
Sono stati registrati 713 dossier di candidatura che rappresentano 765 candidati, di cui 384 donne, 369 uomini, 12 persone non binarie, 47 coppie, 1 trio e 1 collettivo di 5 persone.
Classe dei borsisti 2024-2025 :
La classe comprende 7 donne, 7 uomini e 2 persone non binarie.
L’età media dei borsisti è di 38 anni.
I borsisti della classe 2024-2025
Haig Aivazian
Arti plastiche
Haig Aivazian (1980, Libano) è un artista plastico che opera a Beirut. Il suo lavoro spazia attraverso l’immagine in movimento, la scultura/installazione, il disegno e la performance, e indaga il modo in cui il potere integra, sposta e influisce su persone, oggetti, animali, paesaggio e architettura. Tra il 2020 e il 2022 è stato direttore artistico del Beirut Art Center, dove ha fondato e diretto la pubblicazione digitale thederivative.org.
Il suo progetto di residenza esamina la dinamica tra l’oscurità e la luce artificiale, un raggio potente che modella e riflette le relazioni di potere e controllo nella vita attuale. Originatasi per motivi di polizia, l’illuminazione stradale – una codificazione dei legami tra oscurità e criminalità – è diventata uno strumento centrale nella pianificazione delle città e delle infrastrutture pubbliche. Haig Aivazian utilizza la lanterna magica come fonte di materiale e racconta le vicende legali di chi possiede e di chi è espropriato del diritto di abitare la notte, così come i rituali di emancipazione di coloro che sono costretti a nascondersi o a adottare un basso profilo.
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Bianca Bondi
Arti plastiche
Bianca Bondi (1986, Sudafrica) è un’artista plastica che lavora a Parigi. La sua pratica prevede l’attivazione o l’elevazione di oggetti banali attraverso le reazioni chimiche. Sceglie i materiali con cui lavora per il loro potenziale di trasformazione o le loro proprietà intrinseche; essi evidenziano l’interconnessione delle cose nel mondo, la loro transitorietà, e rivelano i cicli della vita e della morte. Ha esposto presso Lafayette Anticipations (2023), Fondation Louis Vuitton (2021), Casino Luxembourg (2020) e nell’ambito delle Biennali di Lione 2019, Busan 2020 e Tailandia 2021.
Il suo progetto di residenza si ispira al concetto di rewilding, una branca della biologia della conservazione. Il suo obiettivo principale, da raggiungere lavorando con attori locali, è l’ampliamento del suo linguaggio artistico visivo, che già incorpora la vita a livello molecolare, per inserire altri elementi viventi più sviluppati. Desidera approfondire le sue ricerche sull’antichità romana e in particolare sui santuari, per sperimentare nuove installazioni immersive che incoraggino la presenza della vita tra le forme ispirate al passato, e al contempo lavorare alla sua prima monografia.
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Jérôme Clément-Wilz
Sceneggiatura
Jérôme Clément-Wilz (Francia) è uno scrittore-regista specializzato in documentari. I suoi film sono stati selezionati ai festival di Rotterdam, Amsterdam e Toronto e sono presenti nelle collezioni della Cinémathèque Française. Ha ricevuto il Feature Documentary Award del DOXA Documentary Film Festival, è stato premiato all’Hong Kong Film Festival e ha ricevuto una Étoile de la Scam.
Il suo lavoro spazia dalla performance alla fotografia all’installazione. Con i collettivi La Tendre Émeute, Epectase e Carmel Miracle si è esibito presso lo Zénith di Parigi, al Musée TRAFO e ha esposto a Circulation(s) e Mécènes du Sud. È inoltre membro fondatore di Ateliers Wonder.
Il suo progetto di residenza è dedicato alla scrittura del suo primo lungometraggio di finzione. E se San Paolo fosse vivo oggi, nella Francia contemporanea, con la sua cultura queer diffusa? E se potessimo dare voce alle comunità cristiane e pagane che visitò nel I secolo? Il San Paolo di Jérôme Clément-Wilz indaga un cristianesimo dei margini, plasmato dalla fluidità e dal desiderio di emancipazione. Tra epistole e social network, Paolo interroga le figure del santo e del profeta e si pone come nuovo influencer di Dio.
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Nicolas Daubanes
Arti plastiche
Nicolas Daubanes (1983, Francia) è un artista che vive e lavora a Perpignan. Da oltre quindici anni lavora a una serie di residenze immersive nel mondo delle carceri, durante le quali produce disegni, installazioni, video.
Nicolas Daubanes è il vincitore del Prix Mezzanine Sud les Abattoirs 2017, del Prix des Amis du Palais de Tokyo nel 2018 e del premio Drawing Now nel 2021. Ha partecipato alla Biennale di Lione nel 2022 con una grande installazione. Nel 2025 il Pantheon di Parigi ospiterà una sua mostra personale.
Il suo progetto di residenza ruota attorno al carcere di Rebibbia, a nord di Roma. Con un titolo mutuato dal romanzo di Goliarda Sapienza, L’università di Rebibbia progetta un unico corpo di lavoro e attività suddiviso in tre parti: Codex, Universités des prisons; Cosa Mangiare e Parloir. Ognuno di questi tre progetti ha una dimensione al contempo grafica, editoriale e performativa, e adotta un approccio specifico per mettere in discussione, modellare o sviluppare ponti tra l’interno e l’esterno delle carceri.
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Abdessamad El Montassir
Arti plastiche
Abdessamad El Montassir (1989, Marocco) è un artista plastico. Lavorando con scienziati, cittadini‑testimoni e attivisti, ha sviluppato una pratica artistica all’incrocio tra ricerca e creazione. Le sue opere sono il frutto di un processo meticoloso in cui la raccolta di testimonianze intangibili e di narrazioni collettive fa rivivere memorie orali spesso sepolte e messe a tacere dalla storia ufficiale.
I suoi progetti indagano la nozione di trauma e il modo in cui la violenza vissuta, (in)trasmessa o anticipata si incarna nei corpi delle persone che tocca. In questo processo le entità non umane quali le piante svolgono un ruolo centrale.
L’oggetto di interesse del suo progetto di residenza, Âabide l’kadia, sono i Maddahas, gruppi di poeti della Mauritania. Offre una visione degli spazi di resistenza incarnati da queste comunità, attraverso una narrazione orizzontale che collega le testimonianze degli attivisti, i canti dei Maddahas, il linguaggio come strumento di dominazione e le acconciature come cartografia, tutte collegate dal mito di una conchiglia. Su una scala più ampia, Âabide l’kadia riflette sulle situazioni di dominio che generano nuovi modelli come spazi di emancipazione costantemente riplasmati.
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Alessandro Gallicchio
Storia dell’arte
Alessandro Gallicchio (1986, Italia) è docente di storia dell’arte contemporanea presso l’Università della Sorbona, membro del Centre André-Chastel e ricercatore associato presso il CETOBaC. Con un dottorato in storia dell’arte conseguito presso le università di Firenze, Paris-Sorbonne e Bonn (2016), conduce la sua ricerca utilizzando le metodologie sviluppate dalla storia sociale e politica dell’arte. Si interessa alle influenze del nazionalismo e dell’antisemitismo nella costruzione del discorso artistico e al rapporto tra arte, architettura e spazio urbano nei Balcani e nel Mediterraneo.
Il suo progetto di residenza è dedicato alla stesura di un libro su Edi Hila. Adottando una prospettiva transnazionale e transdisciplinare, il progetto analizza il lavoro di un artista che ha sempre cercato di cogliere le ambiguità e le complessità dell’Albania contemporanea. Sensibile alle territorialità e attento osservatore dei cambiamenti socio-politici che hanno segnato questo Paese, Hila ha sviluppato un linguaggio che potrebbe essere descritto come “realismo paradossale” e che sarà al centro di questa rilettura storica in chiave critica.
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Amalia Laurent
Arti plastiche
Amalia Laurent (1992, Francia) è un’artista e ricercatrice che vive e lavora tra Parigi e Nîmes. Il suo lavoro tratta temi topografici, geografici e cartografici al contempo reali e fantastici. La sua ossessione per le realtà alternative ha dato vita a un corpus di lavori – coloriture, installazioni, performance, sculture – che rendono tangibili i confini tra mondi reali e/o paralleli. È attualmente impegnata in una ricerca sui legami tra le configurazioni architettoniche e le pratiche processionali presso l’EHESS, ed è anche membro del gruppo musicale giavanese Genthasari dell’associazione Pantcha lndra.
Il suo progetto di residenza è stato ispirato dall’angklung, uno strumento musicale giavanese portatile che emette un’unica nota per una persona e viene spesso utilizzato nelle processioni.
Attingendo alla sua radicalità, punto focale di questa indagine artistica, l’artista mira a mettere in discussione l’efficacia collettiva in un contesto urbano e a cogliere il modo in cui il suono può trasformare e rivelare le dinamiche spaziali nella città. Questo confronto mira a esaminare l’influenza del camminare e della risonanza sonora sulla percezione e l’appropriazione dello spazio, tracciando paralleli tra le pratiche musicali giavanesi e occidentali nel Medioevo.
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Pierre-Yves Macé
Composizione musicale
Pierre-Yves Macé (1980, Francia) è un compositore. Il suo lavoro unisce musica elettroacustica e musica strumentale utilizzando un metodo che mutua dalla musica concreta, prendendo come fonte primaria il suono registrato, i documenti e gli archivi. Pubblica dischi con le etichette Tzadik, Sub Rosa e Brocoli. Scrive partiture per gli ensemble L’lnstant donné, Les Cris de Paris e Ictus. Collabora regolarmente con registi (Sylvain Creuzevault, Joris Lacoste), coreografi (Emmanuelle Hunh, Liz Santoro e Pierre Godard) e scrittori (Pierre Senges, Mathieu Larnaudie). La sua musica è stata il tema di un “Portrait” per l’edizione 2023 del Festival d’Automne a Parigi.
Il suo progetto di residenza è dedicato alla scrittura della partitura di Lady F., un’opera musicale drammatica per voce (mezzosoprano) e ensemble, su libretto di Pierre Senges. La trama ruota attorno al personaggio che dà il titolo all’opera (F. sta per Fenice), una cantante pop di successo che viene vista nel suo camerino poco prima di un concerto e che, per qualche misteriosa ragione, rifiuta di salire sul palco. Una decisione che mette in subbuglio il mondo globalizzato della rete. Con quest’opera, il compositore proietta nel regno della fiction i temi che ricorrono nel suo lavoro: l’interazione tra presenza e assenza, la musicalità della parola, l’influenza della musica pop e rock.
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Clovis Maillet
Arts plastiques
Clovis Maillet (1981, Francia) ha pubblicato La Parenté hagiographique (2014) e Les Genres fluides (2020). Ha curato diversi numeri di riviste scientifiche, conducendo in parallelo una ricerca sugli usi della storia nell’arte contemporanea (Witch TV, 2021; Un Moyen Âge émancipateur, con Thomas Golsenne, 2021).
Insieme a Louise Hervé, Clovis Maillet lavora su performance e installazioni e realizza film dai primi anni 2000. Insieme hanno pubblicato Attraction Étrange (2013), Spectacles sans objet (2015) e L’lguane (2018). Clovis Maillet ha scritto lo spettacolo Medieval Crack in collaborazione con il collettivo Foulles.
Il suo progetto di residenza ci invita a considerare, sulla base di un lutto specifico (la morte di una madre schiacciata dall’antifemminismo e dissolta nell’acqua di un fiume), una condizione storica (quella delle donne e delle minoranze di genere che pensano alla violenza e vivono con i morti).
Il progetto è suddiviso in tre momenti politici. Fare l’amore tutte le volte che si vuole è stato ispirato dalla lotta del Movimento di Lotta Femminile, che ha combattuto negli anni settanta per la libertà sessuale e contraccettiva. Il lavoro di riproduzione evoca gli anni ottanta, l’antifemminismo, la violenza domestica e intrafamiliare. La ricostruzione è il riemergere del femminismo, illuminato dagli studi trans e dal lutto collettivo.
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Nicolas Sarzeaud
Storia dell’arte
Nicolas Sarzeaud (1992, Francia) si è laureato all’École du Louvre e ha conseguito un dottorato all’EHESS; è membro associato del Centre de Recherche Historique. Nel 2021 ha discusso una tesi sul culto delle sindoni di Cristo tra il XIV e il XVI secolo, che sarà pubblicata da Cerf nel 2024. Ha insegnato presso l’Université Lumière Lyon Il e l’Université de Lorraine, e ha pubblicato numerosi articoli sul culto delle immagini nel tardo Medioevo e sul modo in cui venivano mostrate, viste e diffuse grazie all’intensa produzione di copie, che colloca in una lunga storia di facsimili.
Il suo progetto di residenza, Sur les traces du Christ à Rome (XIVe‑XVIe s.) : culte des images et vérité visuelle à la fin du Moyen Âge, si articola sulle tracce di Cristo a Roma. A Roma si può seguire Cristo sui suoi stessi passi: oltre al velo della Veronica, un’impronta del volto di Cristo su un telo, ci sono diversi altri volti santi nonché tracce dei suoi piedi lasciate nella pietra quando apparve sulla strada della chiesa del “Domine Quo Vadis” e altre reliquie macchiate del suo sangue. Attraverso l’indagine sull’intensa devozione di cui tali reliquie furono oggetto nei secoli XIV-XVI e sui discorsi attorno alla loro diffusione sotto forma di rappresentazioni e riproduzioni, Nicolas Sarzeaud mira a mostrare le mutazioni all’opera nella cultura visiva tra il Medioevo e la Modernità.
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Claudia Jane Scroccaro
Composizione musicale
Claudia Jane Scroccaro (1984, Italia) è una compositrice italiana residente a Parigi, dove insegna musica elettronica presso l’lrcam. Il suo obiettivo è raggiungere una coerenza tra la scrittura strumentale ed elettronica strutturata attraverso strumenti personali di composizione assistita da computer. La sua musica oscilla tra due modalità temporali estreme, che si traducono in un’alternanza di ritmi incalzanti e compulsivi ed esplorazioni immersive e introspettive, frammiste all’espressività del parlato.
Il suo progetto di residenza è dedicato alla composizione di Faro, sulla scia della direzione avviata dalla poetessa Amelia Rosselli (Parigi, 1930 – Roma, 1996), un ciclo per soprano, ensemble ed elettronica, che cerca di rappresentare il suo lavoro letterario e intellettuale in modo più globale. Il progetto si concentra perciò sui meccanismi essenziali che già stanno al centro del suo lavoro: i legami tra la parola e la musica. Il progetto vede una coproduzione internazionale tra il soprano Johanna Vargas, l’ensemble Musikfabrik, la Fondation Royaumont, la Fondation Pierre Boulez e l’lrcam, che sarà presentato in anteprima nell’ambito del Festival ManiFeste nel 2025.
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Seynabou Sonko
Letteratura
Seynabou Sonko (1993, Francia) è un’artista della diaspora senegalese residente a Parigi. Laureata all’UQAM di Montreal, all’ENSAV La Cambre di Bruxelles e all’Université Paris 8, i suoi primi passi letterari sono stati segnati dalla pubblicazione di testi in riviste come “Sabir”, “Muscle” e “Sève”.
Nel 2023 ha pubblicato il suo primo romanzo, Djinns, edito da Grasset, che ha vinto il Prix du Cheval Blanc ed è stato selezionato per il Prix de la Porte Dorée.
Seynabou Sonko è anche musicista con il nome di Naboo. Il suo universo musicale, così come la sua scrittura, è una testimonianza della sua creatività esuberante e della sua determinazione ad abbattere i confini.
A partire dai tomboli, formazioni sabbiose sospinte dal mare, che formano talora delle isole indipendenti sulla terraferma, il progetto di Seynabou Sonko si concentra sulla dialettica della tracimazione, sia nel linguaggio attraverso la nozione di creolizzazione sviluppata dal poeta, romanziere e filosofo martinicano Édouard Glissant, sia nell’ibridazione specifica del giallo, i romanzi e i film di genere italiani a cavallo tra poliziesco, orrore ed erotismo.
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Ana Vaz
Fotografia/Film
Ana Vaz (1986, Brasile) è un’artista e regista nata nel Centro-ovest brasiliano, abitato dai fantasmi sepolti dalla sua capitale modernista: Brasilia. La sua filmografia provoca e mette in discussione il cinema come arte dell’(in)visibile e come strumento capace di disumanizzare l’umano, ampliando le connessioni con forme di vita non umane o spettrali. Come conseguenza o espansione della sua cinematografia, le sue attività artistiche si concretizzano anche in scrittura, pedagogia critica, installazioni e passeggiate collettive.
Il suo progetto di residenza è dedicato alla scrittura di ANHNANGUERA, una sceneggiatura in fase di realizzazione per una fiction trans(e)storica che emerge dalla vicenda della colonizzazione del Far West brasiliano, luogo di nascita di Ana Vaz e fulcro della sua intera filmografia. Il film si basa su un’audace interpretazione del libro Histoire de la Terre et de l’humain dans le plateau central di Paulo Bertran, un caleidoscopio storico che mescola tempo geologico, pre‑moderno e moderno. L’archivio dell’lnstitutum Historicum Societatis lesu, una congregazione cattolica con sede a Roma e responsabile dell’evangelizzazione del Paese, è una delle guide per la stesura di questo western cosmopolitico.
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Pierre Von-Ow
Storia dell’arte
Pierre Von-Ow (1992, Francia) è un ricercatore di storia dell’arte.
Il suo lavoro si concentra principalmente sulle intersezioni tra le arti e le scienze nel periodo moderno. Attualmente sta completando la sua tesi all’università di Yale sulla storia della prospettiva in Gran Bretagna e nell’impero britannico nei secoli XVII e XVIII. Nel 2021, Pierre Von-Ow ha curato la mostra virtuale William Hogarth’s Topographies per la Lewis Walpole Library. Tra le sue pubblicazioni, ha recentemente coeditato un’antologia di scritti di Jean-Claude Lebensztejn sul cinema (Propos filmiques, Macula, Paris 2021) e un numero speciale della rivista “Écrans” su William Hogarth e il cinema (Garnier, Paris 2024).
Il suo progetto di residenza è dedicato alla stesura di due saggi.
Il primo riguarda una storia tangibile della prospettiva ed esamina le varie macchine da disegno, le stampe pieghevoli e altri dispositivi tattili sviluppati per insegnare la geometria e le leggi della prospettiva tra il Quattrocento e il Secolo dei Lumi. Il secondo saggio si occupa della circolazione delle conoscenze sull’anamorfosi tra Italia, Francia e Inghilterra. La ricerca cerca di determinare il modo in cui queste “prospettive mostruose” venivano percepite in un contesto inglese caratterizzato da una diffidenza nei confronti delle immagini.
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Lise Wajeman
Letteratura
Lise Wajeman (1973, Francia) è docente di letteratura comparata presso l’Université Paris Cité. Lavora sulla letteratura e sull’arte del Rinascimento e ha pubblicato L’Amour de l’art. Érotique de l’artiste et du spectateur au XVIe siècle (Droz, Genève 2015). Dal 2016 segue la letteratura contemporanea anche in veste di critica: ha pubblicato numerosi articoli su “Mediapart” e collabora regolarmente al podcast L’Esprit critique.
Il suo progetto di residenza, intitolato Seconde zone, è dedicato alla stesura di un elogio del commento, del lettore, dello spettatore, della parola che viene dopo, in secondo piano: la parola che sta all’ombra dell’opera. Il testo sarà ibrido: combinerà la narrazione in prima persona, il commento alle opere d’arte e la teoria letteraria. L’obiettivo è sfidare l’autorità dell’io che guida la narrazione: attraversato dall’alterità delle opere, è una persona porosa. Si tratterà di trasformare questa debolezza in una rivendicazione, una “pride”, contro coloro che pretendono di avere un senso da soli – il che non è privo di considerazioni politiche.
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Louisa Yousfi
Letteratura
Louisa Yousfi (1988, Francia) è una giornalista e critica letteraria. È autrice di Rester barbare (La fabrique éditions, Paris 2022), un’opera in cui riprende il motivo della “barbarie” preso in prestito dallo scrittore algerino Kateb Yacine per offrire un resoconto, sia politico sia letterario, del (ri)divenire barbari dei neri e degli arabi in Francia. Più recentemente, ha contribuito all’opera collettiva Contre la littérature politique (con Pierre Alferi, Nathalie Quintane, Leslie Kaplan, Tanguy Viel e Volodine, La fabrique éditions, Paris 2024).
Il suo progetto di residenza è dedicato alla scrittura di un’opera di narrativa basata sull’esperienza di una famiglia franco-algerina alla morte del padre, una storia che mira a entrare in contatto con tradizioni di scrittura diverse dalla forma testimoniale o dal documento d’archivio, e con un linguaggio sostenuto da un sincretismo radicale. Sarà una storia di racconti perduti, eredità segrete e biologia spirituale, di telepatia intergenerazionale tra un popolo di fantasmi indigeni e di loro discendenti impegnati in una serie di “fatiche erculee” da svolgere in un mondo sempre più ostile.
L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici
Fondata nel 1666 da Luigi XIV, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è un’istituzione francese che ha sede a Villa Medici dal 1803. Villa Medici è un edificio del XVI secolo circondato da un parco di sette ettari sul Monte Pincio, nel cuore di Roma. L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è un’istituzione pubblica nazionale sotto l’egida del Ministero della Cultura. Attualmente svolge tre missioni complementari: ospitare artisti, creatori e storici dell’arte di alto livello in residenza per soggiorni di un anno o più brevi; realizzare un programma culturale e artistico che integri tutti i campi dell’arte e della creatività e che si rivolga a un pubblico ampio; conservare, restaurare, studiare e far conoscere al pubblico il proprio patrimonio architettonico e paesaggistico, nonché le collezioni.
L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è diretta da Sam Stourdzé.
Il concorso per borsisti
Ogni anno, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici organizza un concorso internazionale per selezionare borsisti sulla base di un criterio di eccellenza. Il concorso è aperto ad artisti e ricercatori di qualsiasi nazionalità, purché affermati e francofoni. Gli aspiranti possono candidarsi in tutte le discipline della creazione artistica e dell’artigianato, così come nella storia e nella teoria delle arti e nel restauro di opere d’arte o monumenti. Le candidature vengono vagliate da una giuria di personalità qualificate.
Il concorso si svolge in due fasi: una prima in cui vengono esaminate le domande e una seconda in cui i candidati selezionati sono chiamati a colloquio. Le informazioni sulle modalità e le date del prossimo concorso sono disponibili sul sito web di Villa Medici.
Tra gli ex borsisti dell’Accademia di Francia a Roma ci sono molti vincitori del Premio Marcel Duchamp, come Lili Reynaud-Dewar (classe 2018-2019, vincitrice del Premio nel 2021), Éric Baudelaire (classe 2017-2018, vincitore nel 2019), Clément Cogitore (classe 2012-2013, vincitore nel 2018), Laurent Grasso (classe 2004-2005, vincitore nel 2008) e Melik Ohanian (classe 2003-2004, vincitore nel 2015), oltre ai vincitori del Prix Goncourt Marie Ndiaye (classe 1989-1991, vincitrice nel 2009) e Mathias Enard (classe 2005-2006, vincitore nel 2015).
L’elenco completo degli ex borsisti può essere consultato a questo link.
L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è un’istituzione del Ministero della Cultura francese.
L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici desidera ringraziare i mecenati e i partner che sostengono il suo programma di residenza:
https://www.melobox.it/wp-content/uploads/2024/03/Villa-Medici.jpg10091512Maria Teresa Majolihttps://www.melobox.it/wp-content/uploads/2016/10/Arte-Online-Melobox-300x144.jpgMaria Teresa Majoli2024-03-27 12:24:032024-03-27 12:24:04I 16 borsisti dell’Accademia di Francia a Roma prescelti per il 2024-2025