If It Is Untouchable It Is Not Beautiful – Monitor Rome
If It Is Untouchable It Is Not Beautiful
14 febbraio – 30 marzo 2019
Opening: giovedì 14 febbraio ore 19.00
Roma
IF IT IS UNTOUCHABLE IT IS NOT BEAUTIFUL
Cinque pittrici a confronto: Paola Angelini, Aryan Ozmaei, Giuliana Rosso, Maddalena Tesser, Alice Visentin
La bellezza deve essere qualcosa di palpabile. Qualcosa che trova spazio tra i sensi e si incanala nelle pieghe del pensiero, restandoci a lungo. Una cosa bella non deve essere necessariamente perfetta e l’imperfezione può essere a sua volta depositaria di senso e di straordinaria bellezza. Prospettive falsate, stratificazione di colori, scorci sbagliatissimi ma meravigliosi. La pittura nei secoli è stata dimora di tutto questo, attraversando le epoche – epicamente, tra suicidi e ammazzamenti di varia teatralità rimanendo fedele a se stessa, con tutte le contraddizioni che la abitano.
E’ con questi presupposti che nasce la prima mostra dell’anno della Galleria Monitor: If it is untouchable it is not beautiful propone di investigare il lavoro di cinque artiste italiane (di nascita o di adozione) mettendone a confronto le diversità, le analogie, l’approccio al mezzo pittorico vissuto nella sua interezza.
La pittura di Maddalena Tesser (Vittorio Veneto, 1992) è popolata da presenze femminili per lo più immerse in atmosfere sospese e misteriose. Si respira Venezia e la pittura dei suoi palazzi. I volti si mischiano nell’oblio dell’incertezza, a volte dettagliatissimi, a volte appena accennati, a volte assenti. Sono i colori che colpiscono maggiormente. Dissonanti, acidi, a tratti quasi violenti per poi divenire di nuovo liquidi, velati, impalpabili come Risveglio, 2018. E questo accanirsi sugli oggetti, la loro presenza, il dettaglio che li abita come in La Teoria delle Vergini (Solo), 2017 in cui pavimento e soffitto quasi cadono addosso alla figura che li appartiene ma senza schiacciarla, semplicemente lambendone i contorni.
Giuliana Rosso (Torino, 1992) che lavora principalmente su tela e carta, non disdegnando l’approccio anche scultoreo nella sua ricerca, afferma di indagare “l’interiorità e le sue ombre, gli angoli più nascosti delle coscienze, delle cose e il non sense come luogo in cui scaturiscono realtà inconsuete”. L’artista piemontese predilige ritrarre adolescenti o figure che si riferiscono a quel determinato momento della vita, indefinito, in via di formazione, ricco di possibilità ma anche di timori e paure. Stati d’animo e sensazioni che sono da ricondurre ad un sentire quasi ancestrale, fatto di demoni e stregonerie, detti e proverbi, fiabe e premonizioni, tutti resi con una vena decisamente noir e una costruzione del dipinto ammiccante ad una ben costruita e apparente naivitè come si riscontra ne: Il gioco o nel dipinto I metafisici.
Alice Visentin (Torino, 1993) , un’altra giovane promessa dalla città sabauda: dipinti grandi, titanici, dai colori aggressivi ma mai stridenti. Una pittura tonale, priva sfumature e ornamenti -come si legge di lei – Un’esplosione di blu, rossi, gialli e queste silhouette corpose, imponenti, che ricordano un po’ dei giocolieri, dei saltimbanchi, degli impacciati soldati alla corte di un re. Non sono inquietanti. Anzi. Appoggiati in una sorta di dimensione aurea, esprimono fissità, calma, immutabilità anche se – a ben osservare – sembrano come avvolti da una strano, come lontano e dunque attutito velo di malinconia.
Aryan Ozmaei è di Teheran (1976), immersa in una cultura fiorentina complessa e tormentata da una quindicina d’anni. La sua pittura reca in sé i retaggi di un mondo relativamente vicino ma diverso. L’ Iran della sua adolescenza, gli interni della sua domesticità, i paesaggi che cambiano a seconda della regione che si attraversa. Il tutto visto attraverso finestre che si affacciano sulla possibilità di un futuro ipotizzabile e sospeso -nella memoria? nel momento presente? I colori dei suoi dipinti sono un caleidoscopio di pennellate. Qui ci sono tanti strati, tante sfumature, tanti ripensamenti che trovano compimento in una stesura finale decisa e forte.
Paola Angelini (San Benedetto, 1983). Una pittura, complessa, stratificata. Fatta di piani di lettura che sfumano l’uno nell’altro senza mai perdere la loro individualità. Sovente, nei primi lavori pittorici della Angelini è negli sfondi che accade moltissimo, anche quando sembrano essere -apparentemente- monocromi; oggi invece ogni parte del dipinto ha un suo peso specifico, il discorso pittorico si articola su tutti i piani del lavoro. Come sostiene la stessa artista: “Esiste una necessità nel fare pittorico, circoscritto in uno spazio delimitato dalla tela, entro il quale a imbuto tutto converge. La necessità è mossa da un raziocinio fatto ad immagini che deve trovare un linguaggio necessario per poter contenere un continuo lavorio mentale conscio e non, che ha come scopo la costruzione di nuove visioni.”
Nel giorno sacro agli amanti, la sera di San Valentino 2019, incontriamoci tutti davanti a dei muri colorati, ricchi di immagini, storie, mondi.
Fino al 30 marzo 2019
Palazzo Cesarini
Via Sforza Cesarini 43, Roma
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English version:
IF IT IS UNTOUCHABLE IT IS NOT BEAUTIFUL
A dialogue between five painters: Paola Angelini, Aryan Ozmaei, Giuliana Rosso, Maddalena Tesser, Alice Visentin
Beauty should be something that is tangible. Something which finds its place in-between our senses and which insinuates itself in our thoughts for a long time. A beautiful thing does not have to be necessarily perfect – imperfection itself can be a repository of meaning and of extraordinary beauty. Skewed perspectives, layering of colour, flawed but captivating foreshortening: over the centuries, painting has been the repository for all these things, passing through the ages epically, amongst suicides and theatrical murders, all the while staying true to itself and all its contradictions.
This is the premise of the first show of the year at Monitor, If it is untouchable it is not beautiful, an investigation into the work of five artists based in Italy: Maddalena Tesser, Giuliana Rosso, Alice Visentin, Aryan Ozmaei and Paola Angelini. The exhibition prompts a dialogue between their work, comparing and contrasting their differences, analogies and approaches to painting as a medium in all its entirety.
Maddalena Tesser (Vittorio Veneto, 1992)’s paintings are inhabited by female figures, immersed in suspended and mysterious atmospheres. They seem to ooze Venice and the paintings of its palaces. Faces are caught in the oblivion of uncertainty, at times detailed, at times barely visible, while at others absent. Tesser’s use of colour is striking and most stands out from her work. Dissonant, acidic, sometimes almost violent to then become liquid once more, veiled, and untouchable as in Risveglio (Awakening), 2018. Tesser’s obsession with objects, their presence and their details is evident in La Teoria delle Vergini (Solo) (The Theory of Virgins (Only) ), 2017, where the pavement and ceiling almost collapse onto the figure without crushing it, but simply brushing against its outline.
Giuliana Rosso (Turin, 1992) works principally on canvas and paper, as well as touching upon sculpture. She affirms she is investigating “interiority and its shadows, the most hidden corners of our conscience, of objects and things without sense as a place from which unusual realities emerge”. Rosso favours portraying adolescents or figures which recall that determined moment in one’s life, when everything is undefined, on its way to being formed, rich of possibilities but equally inhabited by fears and misgivings. Her paintings convey a state of mind and emotions which are conducive to an almost ancestral feeling, made up of demons, witchcraft, sayings and proverbs, fairytales and premonitions, all rendered in a decidedly noir vein and a knowing structure of the canvas in a well defined and apparent naivitè as seen in her Il Gioco (The Game) or in I Metafisici (The Metaphysicians).
Alice Vicentin (Turin, 1993) is another promising young artist from Turin. Her paintings are large, titanic, made up of aggressive but never grating colours. They are tonal, devoid of ornament or nuances: explosions of blues, reds, and yellows, together with ample and imposing silhouettes which recall jugglers, acrobats and clumsy soldiers at a king’s court. The works are not disquieting, rather the opposite. It’s as though they inhabit a golden dimension, they express steadiness, calm, and immutability, even though – if observed carefully – they appear wrapped in a distant, muted veil of melancholy.
Aryan Ozmaei (Teheran, 1976) has been immersed in the complex and tormented culture of Florence for the past 15 years. Her paintings carry the inheritance of a relatively close but different world. The Iran of her adolescence, its domestic spaces and changing landscapes. All of this is seen through windows which give onto the possibility of a hypothetical future, suspended in memory? In the present? The colours of her paintings are a kaleidoscope of brushstrokes – layered, nuanced, and rethought many times over, culminating in a final determined layout.
Paola Angelini (San Benedetto, 1983)’s paintings are complex, multilayered, made up of various readings which blend into one other without ever losing their individuality. In Angelini’s early work, the main action often takes place in the background, even when they appear to be monochrome. In her new work, each part of the painting is equally important and articulated. As the artist herself states: “There is a necessity in painting, where everything is circumscribed by the borders of the canvas, and where everything converges as though poured in. This necessity is moved by a logic made up of images which needs to find the right language to contain a sustained mental and conscious work, which holds at its heart the creation of new notions.” On the day sacred to lovers, Saint Valentine’s Day, let’s all meet in front of colourful walls, which are rich of images, stories and worlds.
Until March 30th