Igor Grubic – Laveronica arte contemporanea – Modica
Igor Grubic
Traces of Desappearing
Modica, via Grimaldi 93
Opening Sabato, 17 Agosto 2019, 8,30 p.m.
17.08.19 – 07.12.19
Laveronica arte contemporanea è lieta di presentare la mostra personale di Igor Grubic Traces of Disappearing. I lavori in mostra fanno parte del progetto attualmente esposto nel Padiglione Croato curato da Katerina Gregos in occasione della 58ma Biennale di Venezia. In galleria saranno esposte le opere della serie fotografica Deconstruction of the Factory e Wild House e il video How the Steel was Tempered.
“La realizzazione del progetto di Igor Grubić’ per il Padiglione Croato alla 58ma Mostra Internazionale di Arte – La Biennale di Venezia, Traces of Disappearing in Three Acts (2006–19), è durata tredici anni, viene mo-strato per la prima volta nella sua interezza a Venezia. Si compone di tre ricerche fotografiche correlate e una video animazione ambientata in una speciale location. Il progetto è iniziato nel 2006 quando l’artista ha iniziato a documentare la realtà transitoria del dopo guerra in Croazia, in particolar modo il passaggio fonda-mentale dal socialismo al capitalismo, da uno stato centralista a un’economia di mercato libero. Esplora come il passaggio abbia avuto effetti sulle abitazioni, le industrie urbane, lo spazio pubblico e le relazioni sociali. Delinea le conseguenze della privatizzazione, della gentrificazione, della speculazione finanziaria e documenta la violenta transizione dall’industria alla post-industria e la cancellazione delle tradizioni e delle ideologie passate, di un vecchio sistema di certezze e convinzioni a seguito della globalizzazione capitalistica neo-liberale.
Grubić ha iniziato la serie fotografando un villaggio dove molti senza tetto avevano costruito dei rifugi nei quali vivere. Ha poi deciso di seguire una persona in particolare, che lo interessava per il suo approccio pratico e creativo alla vita, e la sua inventiva nel disporre ciò che lo circondava. Il risultato è la serie fotografica Wild House, primo dei tre capitoli o “Atti”. Da un lato osserva le condizioni di vita di comunità che esistono ai margini della società mainstream con persone senza diritti che vivono in “condizioni di emergenza”, e dall’altro dimostra come la privazione e la mancanza di mezzi incoraggia approcci creativi nella vita di tutti i giorni. Esamina anche i cambiamenti nello spazio pubblico con la crescente privatizzazione della proprietà, il consolidamento di un capitale aziendale e il suo inserimento fisico nei luoghi e nello spazio. La seconda serie fotografica Filigree Sidewalk (II Atto) esamina i cambiamenti nelle tradizioni e le manifatture locali— come artigiani della filigrana, sarti, barbieri, pellicciai — evidenziando quali professioni sopravvivono, si adattano o cambiano e quali diventano obsolete con il tempo. Grubić mostra come questi cambiamenti siano inevitabilmente legati alla gentrificazione, all’avvento dell’industria dei servizi e all’economia del tempo libero. In fine, Deconstruction of the Factory (III Atto) presenta una serie di fabbriche abbandonate — un’eredità architettonica significativa che ingloba un importante capitolo della storia del lavoro e dell’architettura Croata. Questi ricordi diventano monumenti della transizione dall’industria alla post-industria, del cambiamento del-le condizioni di lavoro, della svalutazione dei cosiddetti colletti blu e la loro graduale perdita di potere rispetto all’iper-capitalismo di oggi. In maniera simile le fabbriche sono potenti simboli della transizione da un periodo definito da ideologie specifiche, da convinzioni politiche e valori (socialismo) a uno caratterizzato dalla post-ideologia, post-politica e da un’apatia politica generalizzata (nel periodo che ora chiamiamo “tardo capitalismo”). Grubić mostra poi How Steel was Tempered, un film animato sperimentale, poetico e accattivante, realizzato con immagini delle fabbriche usate nella serie fotografica. La storia si focalizza sulla relazione padre-figlio per parlare di cambiamenti sociali, politici e generazionali. Con mezzi molto semplici ma significativi, il film parla in maniera commovente dell’invecchiamento, dei legami familiari, ma anche della prospettiva di relazioni future positive, basate sulla condivisione dello spazio sociale e sul lavoro di collaborazione.
Il progetto di Grubić per il Padiglione Croato si colloca nella dimensione umana del documentario fotografi-co, mettendo insieme poetica, politica e realtà sociale. Traces of Disappearing espande il suo contributo significativo nel lavoro documentario impegnato e preserva la memoria della storia dell’architettura Croata, del lavoro e della cultura. Il suo scopo è locale ma anche ecumenico, analizzando i cambiamenti sottesi alla globalizzazione, privatizzazione e il consolidamento del neo-liberalismo. Nello stesso tempo, è particolarmente rilevante all’interno del contesto di Venezia, una città che ha venduto la sua anima al diavolo, per uno sfrenato profitto; una città che è stata svuotata dagli effetti di un turismo incontrollato, dall’industria dei servizi e dalla corruzione. Per finire, Traces of Disappearing evidenzia una nuova situazione che sostituirà la vecchia, invitandoci però a riflettere su modi alternativi per immaginare e abitare il nostro mondo.“
Testo scritto da Katerina Gregos – curatore del Padiglione Croato, 58ma Biennale di Venezia
Igor Grubic
Traces of Disappearing
Opening Saturday, 17 August 2019, 8,30 p.m.
17.08.19 – 07.12.19
Laveronica arte contemporanea is pleased to announce the solo show by Igor Grubic Traces of Disappearing. It features works that are part of the project now on show at the Croatian Pavilion curated by Katerina Gregos for the 58th Venice Biennale. In particular we will have a selection from the photographic series Deconstruction of the Factory and Wild House and the video How the Steel was Tempered.
Igor Grubić’s project for the Croatian Pavilion at the 58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, Traces of Disappearing in Three Acts (2006–19), is thirteen years in the making. It is presented in its entirety for the first time in Venice. It consists of three interrelated photo essays and an animated film, set in a specially commissioned mise-en-scène. The project started in 2006 when the artist began documenting post-war, transitional reality in Croatia, particularly the fundamental shift from socialism to capitalism, from a central, state-planned to a free market economy. It explores how this shift has affected changes in habitation, the urban fabric, public space and social relations. It traces the effects of privatization, gentrification and financial speculation, and documents the violent transition from industry to post-industry, and the sweeping away of past traditions, ideologies, former certainties and belief systems in the wake of globalization and neo-liberal capital.
Grubić began the series by photographing one settlement where several homeless people built makeshift shelters to live in. He decided to follow one particular person that interested him because of his practical and creative approach to life, and his inventive way of configuring his surroundings. The result of this is the photo-series Wild House, the first of the three chapters or “Acts”. It looks, on the one hand, into the living conditions of communities that exist at the margin of mainstream society and disenfranchised people living in “states of exception” and, on the other, demonstrates how deprivation and lack of material means fosters creative approaches to the practice of everyday life. It also examines changes in public space with the increasing privatization of property, the consolidation of corpo- rate capital and its physical establishment in place and space. The second part of the photo-series Filigree Sidewalk (Act II) examines changes into traditional vocations and local hand-crafts — such as filigree craftsmen, tailors, barbers, furriers — highlighting which professions survive, adapt, or change and which ones become obsolete with the times. Grubić shows how these changes are inextricably linked with the tide of gentrification, and the advent of the service industry and leisure economy. Finally, Deconstruction of the Factory (Act III) presents a series of defunct factories — a significant architectural heritage encapsulating an important chapter in the history of work and architecture in Croatia. These are monumental reminders of the transition from industry to post-industry, of changing conditions of work, of the devalorization of the blue-collar workers and their gradual disempowerment in the face of hyper-capitalism today. Similarly the factories are potent signifiers of the transition from a period defined by specific ideologies, political beliefs and values (socialism) to one characterized by post-ideology, post-politics and generalized political apathy (in the period we currently call “late capitalism”). In the adjacent space, Grubić shows How Steel was Tempered, a poetic, captivating short, animated, experimental film made with images from the factory locations used in the photo essay. The story focuses on a father-son relationship to talk about social, political and generational shifts. With very simple but poignant means, the film movingly talks about the coming of age, of familial bonds, but also about the prospects of fruitful future relationships based on shared social space and collaborative working.
Grubić’s project for the Croatian Pavilion sits firmly in the hu-manist dimension of documentary photography, bridging together poetics, politics and social reality. Traces of Disappearing expands his already significant contribution into socially committed documentary work, and the preservation of the memory of Croatia’s architectural history, work and culture. Its scope is local but also ecumenical, analyzing as it does the changes engendered by globalization, privatization and the consolidation of neo-liberalism. At the same time, it is particularly resonant within the context of Venice, a city that has sold its soul to the devil of rampant profiteering; a city that is being hollowed out by the effects of uncontrolled tourism, the service industry, and corruption. Finally, Traces of Disappearing highlights the new situations that are coming to replace the old, while subtly inviting us to think about future ways of imagining – and inhabiting – our world.