INEDITI E COLLEZIONI PERMANENTI DI ANTONIO ANTONY DE WITT AL CENTRO CAGIANELLI PER IL ‘900

INEDITI E COLLEZIONI PERMANENTI DI ANTONIO ANTONY DE WITT AL CENTRO CAGIANELLI PER IL ‘900

Mostra promossa dal Centro Cagianelli per il ‘900

Ideata e curata da Francesca Cagianelli e Dario Matteoni

nell’ambito di PISA PERCORSI MUSEALI, con il Patrocinio di REGIONE TOSCANA, con il contributo di Fondazione Pisain collaborazione con Muvit e Moo – Musei Lungarotti Torgiano / MEDIA PARTNERCalamo Associazione Culturale /MEDIA PARTNERCEDACOT – Centro di Documentazione dell’ Architettura Contemporanea in Toscana / MEDIA PARTNER

Sabato 7 dicembre, ore 17.00

CENTRO CAGIANELLI PER IL ‘900 – viale delle Cascine, n. 8, Pisa

INGRESSO GRATUITO SU PRENOTAZIONE (tel. 392 6025703)

seguirà cocktail – R.S.V.P.

Al via sabato 7 dicembre 2024, ore 17.00, l’importante mostra INEDITI E COLLEZIONI PERMANENTI DI ANTONIO ANTONY DE WITT AL CENTRO CAGIANELLI PER IL ‘900, promossa dal Centro Cagianelli per il ‘900, ideata e curata da Francesca Cagianelli e Dario Matteoni, nell’ambito di PISA PERCORSI MUSEALI, con il Patrocinio di REGIONE TOSCANA, con il contributo di Fondazione Pisain collaborazione con Muvit e Moo – Musei Lungarotti Torgiano / MEDIA PARTNERCalamo Associazione Culturale /MEDIA PARTNERCEDACOT – Centro di Documentazione dell’ Architettura Contemporanea in Toscana / MEDIA PARTNER (INGRESSO GRATUITO SU PRENOTAZIONE / tel. 392 6025703: seguirà cocktail – R.S.V.P.).

Oltre 40 le opere di Antonio Antony de Witt presentate al pubblicotra nuove acquisizioni e collezioni permanenti: un percorso espositivo prezioso, non solo in relazione ai 10 inediti esposti in anteprima assoluta al Centro Cagianelli per il ‘900, ma anche rispetto al patrimonio documentario e archivistico visibile al pubblico in quest’occasione, in primis i 28 bozzetti inediti provenienti dal Taccuino di disegni per Richard Ginoricatalogati per la prima volta nella tesi di laurea di Francesca Cagianelli, Antonio Antony de Witt: profilo storico-critico, proposta di catalogo dell’opera grafica e lettura dei romanzi (Università degli Studi di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Storia delle Arti, anno accademico 1990-1991) ed esposti quindi nella mostra dal titolo Antonio Antony de Witt e i bozzetti inediti per la Richard-Ginori: rarità grafiche di un amico dei Servolini (Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, Collesalvetti, 30 aprile-30 maggio 2011).

A tale significativo nucleo espositivo si aggiungono tre lastre zincografiche; quattro matrici xilografiche; una lastra fotolitografica; un esemplare del volume con copertina dipinta a mano dall’artista: La Favola d’Orfeo del Poliziano, Firenze, All’Insegna della Croce del Sud, 1943, con xilografie di Antony de Witt del 1925; alcuni appunti autografi relativi alle lezioni di storia dell’arte per il Lyceum di Firenze con schizzi originali dell’artista; un nucleo di riproduzioni fotografiche delle opere grafiche conservate al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi; lettere e fotografie donate dagli eredi; un esemplare del Veianus con dedica autografa di Giovanni Pascoli ad Antonio Antony de Witt; il corpus degli articoli pubblicati sulla “Nazione” chiosati dall’artista; due litografie stampate da “Il Bisonte”, Firenze, 1964.

Protagonista indiscusso del ‘900 toscano, celebrato da Carlo Ludovico Ragghianti in veste di “estroso dandy che scoprì la Toscana”, Antonio Antony de Witt costituisce un raccordo di eccellenza tra la cultura figurativa toscana e l’Europa.

Se infatti, subito dopo la laurea conseguita nel 1897 alla Facoltà di Scienze Fisiche Naturali dell’Università di Pisa con una tesi sulle terminazioni nervose motrici dei muscoli striati, corredata da disegni “scientifici” eseguiti personalmente, l’artista trascorrerà un anno di esercizio nel Laboratorio di Anatomia Comparata sotto il prof. Ricchiardi e verrà quindi ammesso come assistente alla Cattedra di Botanica, non mancherà di frequentare, durante la sua permanenza sulle colline pisane, la compagine dei più acclarati esponenti del macchiaiolismo, da Giovanni Fattori a Silvestro Lega, ma soprattutto Adolfo e Angiolo Tommasi.

A coronare tale fulgido battesimo artistico sopraggiunge la dimestichezza intrapresa con Giovanni Pascoli, che affiancherà in veste di affezionato segretario e di cui illustrerà con acuta sensibilità l’edizione di Myricae del 1894. 

Ma al contempo Antony de Witt non mancherà di sviluppare un’intrigante disposizione culturale di registro internazionale, dapprima nel corso dei suoi reiterati viaggi nell’Estancia sud-americana, al centro di alcuni capolavori degli anni Venti, quindi in occasione delle sue escursioni a Brekkesto, quando si applicherà nell’indagine acutissima e pervasiva della cultura figurativa norvegese e scandinava, cui dedicherà un ciclo di raffinati dipinti e una sequenza di articoli pubblicati su “Emporium” (1935, Vol. LXXXI, n. 481, pp. 003-010; Vol. LXXXI, n. 483, pp. 145-156).

Grazie alle significative testimonianze pittoriche, grafiche e documentarie di Antonio Antony de Witt presentate al Centro Cagianelli per il ‘900 si intende ritessere quelle sottili ma strategiche trame che soffondono la sua ispirazione disegnativa, dapprima esile e trepidante di poesia pascoliana, quindi sempre più pervasivamente orientata a quella trasfigurazione insieme scientifica e poetica della natura che, se trae le sue origini dal preraffaellitismo assimilato durante gli anni livornesi, prosegue in epoca successiva con l’individuazione di una linea di tradizione che da Leonardo conduce a certe “illustri” personalità dell’Università pisana da lui frequentata, quali i fratelli Paolo e Gaetano Savi, più volte ricordati nei suoi articoli  e presentati come i protagonisti di una nuova fioritura della “gloria toscana della tradizione sperimentale”, nonché come gli autorevoli eredi del metodo leonardesco: Leonardo infatti, sentenzia Antony de Witt, “alla medesima stregua di ricerca e d’esame, intanto che s’interessava, poniamo, alla crescita e il ramificare degli alberi, alla venatura dei legnami, al nascimento e altre vicende delle foglie e intendeva chiarirne cause e leggi, o […] volgevasi al cielo nuvoloso per scrutarne principio, forme e turbamenti, l’acuta sequela della sua considerazione scientifica poteva fregiarsi d’altrettanta autorità di spunto precettivo per l’efficienza pratica della sua arte nonché per le superiori richieste del suo credo estetico” (A. Antony de Witt, Passato remoto, in “La Nazione”, Firenze, 19‑febbraio 1941).

Tra la Toscana e l’Europa, Antony de Witt elabora quindi, in una sorta di “Portolano” esistenziale e artistico, un percorso di rarissima selezione di fonti e suggestioni, proseguite e amplificate nei meandri della propria immaginazione in termini di un coltissimo collage, che giunge a includere perfino manifestazioni espressive eterogenee rispetto all’assialità pittorica, dalle carte geografiche, ai disegni sulla sabbia, dalle oleografie ai fumetti, tutte ricomposte in un visionario assemblage compositivo di sapore apocalittico e di intenzionalità dantesca.

D’altra parte l’estremo approdo negli anni Sessanta all’illustrazione della Divina Commedia e della Gerusalemme Liberata coinciderà con un’ulteriore elaborazione di tali stilemi espressivi, proiettati ormai definitivamente in una logica antiprospettica e surreale.