King’s Magicians – Jacopo Aliboni e Simone Tognarelli
“Visione è tutto ciò che ancora mi esalta”. Questo è il punto di partenza. In scena può esserci il performer, può esserci l’oggetto, ma niente è vincolato a una logica di appartenenza a qualcosa, anzi, tutto è in continua simbiosi, interpretabile. L’opera offre allo spettatore frammenti dal suo quotidiano, raccontati però attraverso immagini e suoni che dal quotidiano non potrebbero essere più distanti. Ecco l’oggetto, che può essere scenico o diegetico, a frantumare la narrazione e ad astrarla. Ecco il performer, che narra, raccontandoCi. Ecco lo spettatore, che si identifica e diventa a sua volta oggetto di astrazione. Ed infine ecco il pugno materico, che indica nuovamente la realtà, ma proponendo una nuova prospettiva per guardarla. Prospettiva, questa, svincolata adesso da tutto ciò che ci eravamo inizialmente portati dal quotidiano.
Si inizia così e non si finisce, preparati a questo punto a una nuova visione… chiamiamola visione, o chiamiamola anche irrealismo mutazionale.
Così viene introdotto il Manifesto che enuncia la poetica cinematografica dei King’s Magicians, collettivo artistico nato a Livorno dalle personalità di Jacopo Aliboni (musicista, compositore) e Simone A. Tognarelli (filmmaker). E ripercorrendo la filmografia fin qui da loro prodotta: “A New Born” (2015), “Toujours present en nous” (2016), “Le Temps Prend Feu” (2017), “Du Temps Perdu” e “Notes de s’enfoncer dans du rêve” (2018) pare subito evidente quanto calzante sia il termine “mutazionale”. Passando infatti da un cortometraggio all’altro sembra davvero di assistere a un qualcosa che ribolle stabilmente in un anfratto del surrealismo con delle caratteristiche precise, ma che assume di volta in volta forme diverse di rappresentazione.
“Come King’s Magicians ci proponiamo a chi ci guarda con un mondo ibrido e multiforme, che si fa visivamente e musicalmente territorio di esplorazione per gli elementi da noi introdotti; elementi presi dal quotidiano e resi, attraverso l’irrealismo mutazionale, riplasmabili sulla prospettiva e sulle percezioni che la visione ha apportato ed apporterà ad essi”.
Un nuovo surrealismo da guardare con interesse anche perché germinato dal grembo di una città come Livorno, artisticamente “schierata” a fianco di un “realismo macchiaiolo” che spesso e volentieri ha influenzato ed influenza la produzione cinematografica degli autori di questa città.
Una nuova voce, quella dei King’s Magicians, che è stata udita anche dal movimento surrealista mondiale, con la citazione su “Surrealismo Internacional”, arricchimento online del saggio “Caleidoscopio surrealista: una visión del surrealismo internacional (1916-2011)”, dove questo collettivo artistico viene giudicato di interesse per quel che si muove nell’orbita del Surrealismo in Europa:
https://surrint.blogspot.com/2018/06/kings-magician-du-temps-perdu_27.html
Ed il Manifesto che suggellerà una volta per tutte la poetica dei King’s Magicians si paleserà attraverso una rappresentazione teatrale. Questa è la forma ultima scelta per trasfigurare il fil rouge che unisce le varie opere di questo collettivo, che si avvarrà quindi anche del teatro per mettere al centro della scena lo spettatore e coinvolgerlo attivamente e a tuttotondo nella fruizione.