MariaTeresa Bini e Biagio Chiesi, vincitori del premio Teresa Dal Pozzo, alla galleria Il Melograno
Alla Fattoria La Berte di Nugola, Collesalvetti, Livorno, questa primavera si è svolta l’estemporanea di pittura Premio Teresa Dal Pozzo. I vincitori, i livornesi Biagio Chiesi e Maria Teresa Bini, ex aequo, si sono aggiudicati il primo premio, consistente in una esposizione di 15 giorni alla galleria Il Melograno. Maria Teresa Bini esporrà una antologia della sua produzione, nella quale spicca il ciclo delle nebulose, dettato dalla sua passione per l’astronomia. Biagio Chiesi, pittore figurativo molto amato dai livornesi, esporrà i suoi paesaggi, le sue sintesi.
Ricordiamo gli organizzatori del Premio, dott.ssa Fiammetta Mastropasqua , dott. Giovanni Giorgetti e prof. Alessandro Santarelli.
Sabato 24 settembre, dalle ore 18.30, il vernissage della mostra, che proseguirà fino al 7 ottobre, con orario 10-13, 17-20, esclusa la domenica e il lunedì mattina.
Maria Teresa Bini
Artista livornese, Maria Teresa Bini è persona piacevolissima e colta, una personalità decisa e nello stesso tempo dal sentire delicato.
La sua produzione ha spaziato dal figurativo, di impronta postmacchiaiola, all’astratto, passando abilmente dalla pittura alla puntasecca, alla ceramolle, alla acquaforte .
Il suo è un percorso costruito sullo studio, sull’approfondimento, arricchito dalla lunga esperienza di insegnante di educazione artistica, che coniuga la precisione all’estro, la citazione dotta alla ispirazione personale.
Omaggio a Birolli
Importanti sono le opere con le quali rende omaggio al grande Renato Birolli, del quale riprende il cromatismo e il ritmo, astratto-concreto.
Il Cannibale
“Sguardi sullo spazio profondo” è il titolo della personale con la quale nel 2007 ha presentato, a Livorno, una antologia della sua produzione, con grande risalto alla serie di tele dedicate allo Spazio.
Sono le opere più personali, e più recenti. La sua visione, analitica e poetica al tempo stesso, con un approccio completamente inatteso, ci regala un mondo sconosciuto e affascinante, nel quale sentirci per un attimo parte della meraviglia dell’Universo.
Maria Teresa
Biagio Chiesi
Chi abbia la fortuna di poter ascoltare Biagio Chiesi e coglierne l’ espressione quando parla dei suoi lavori, dei momenti passati all’aperto, nella natura o, meglio, nel mondo, a osservare la vita, a godere delle atmosfere, delle luci, del caldo o del freddo, della neve, del viso di un bambino, di una scogliera, un fiore, un aspetto qualunque di questa nostra Terra, non ha bisogno di nessuna parola, di nessuno scritto per comprendere ciò egli ci dice con la sua pittura.
Le immagini ci trasportano là dove Biagio Chiesi le ha colte, nel freddo di un cielo invernale, o in un campo dorato dove friniscono le cicale.
Come Montale ci fa immergere nel calore di un pomeriggio nell’orto, così Chiesi ci richiama alla mente atmosfere, odori, rumori, che riconosciamo, che sono in qualche modo anche nostri, e nei quali ci ritroviamo, fermandoci ad assaporare qualcosa di familiare e tenero.
Dalle tele traspare tutta la sua interiorità, e la sua capacità di entrare nel mondo per riportare a noi la sua emozione.
Nato a Tripoli nel 1954, ma livornese d’adozione dal 1970, Biagio Chiesi fin da giovanissimo ha impostato la sua ricerca sulla tecnica, affinandola con un uso personalissimo del colore.
Pittore figurativo e realista, si richiama alla scuola dei nostri grandi Macchiaioli e post- Macchiaioli, e alla lezione degli Impressionisti.
Come gli artisti dell’800 ama dipingere “en plein air”, e seppure trae i soggetti dal vero, non si può mai definire pittura puramente di imitazione.
La sua caratteristica è la sintesi, l’eliminazio-ne di tutto ciò che è ridondante, per ricreare attraverso i particolari, l’insieme, l’attimo, in una personalissima interpretazione.
Sono queste le sue opere migliori, meno descrittive, ma più intense di partecipazione e più efficaci anche dal punto di vista coloristico, sia quando usa forti contrasti di colori accesi, sia quando compone delicate scalature.
Biagio Chiesi ama il suo pubblico, e ne cerca l’amore, il calore, senza mai però scadere nell’assecondarne le aspettative nostalgiche, senza usare la tecnica per cercare consensi facili da chi non si stacca da un gusto un po’ antico, rimanendo sempre autenticamente sincero nella sua opera, mai di maniera.
Maria Teresa