Massimo Barlettani – FIORI RANDAGI – SPAZIO CIMA – Roma
MASSIMO BARLETTANI
“FIORI RANDAGI
la potenza della vita”
25 gennaio
ore 18:00 – 21:00
ingresso libero
a cura di Filippo Lotti
SPAZIO CIMA
“L’arte di Massimo Barlettani appare come un inseguimento di quella che Spinoza avrebbe potuto chiamare “natura naturans” ovvero natura, certo, ma nel suo continuo darsi, nel suo continuo generarsi, nella sua progressione – spiega Filippo Lotti – Fugace, in divenire, col desiderio mai appagato di potersi eternare, fissare per sempre. Ecco perché non v’è nulla di superfluo nelle sue opere, e non permette che lo sguardo vaghi indeciso. Ti raccoglie con la carezza di ciò che è essenziale e puro in equilibrio tra la fragilità e la forza propulsiva dell’esistenza tutta”.
Sponsor tecnico della serata Cantina La Carraia
Ufficio stampa Salvo Cagnazzo https://uozzart.com/
La mostra proseguirà fino al 25 febbraio con i seguenti orari:
da mercoledì a sabato h. 15:30 – 19:00
Chiusura straordinaria sabato 10 febbraio
Massimo Barlettani
Di mondi permanenti e delicati, di ombre bronzee e barbagli improvvisi, dove la saturazione dello spazio è raggiunta da una natura che sussurra e chiama. Ri-flette, ovvero flette su se stessa, si piega, si interroga e insegue vita. Tra i contrasti, le trasparenze luminose, i fondi oscuri sfila l’apparenza di una Vanitas. Ma è solo un attimo, la percezione di simulacri sul crinale dell’esistenza, perché tra queste opere non ci sono falsi espedienti, non si scende a patti con la realtà. Senti scorrere la linfa e la pulsazione della macchia di colore che assume forme, interpreta offuscamenti ma anche temporalità, eterna e fuggevole, sempre presente, sempre assente. S’intravedono voli, si colgono rinascenze. È come se l’artista preservasse l’enigma segreto dell’immagine nascente e non se ne volesse mai del tutto privare. E nel momento in cui la restituisce agli sguardi, alle emozioni lo fa ma solo per impressioni, appunto, e sfioramenti.
L’arte di Massimo Barlettani appare allora come un inseguimento di quella che Spinoza avrebbe potuto chiamare natura naturans ovvero natura, certo, ma nel suo continuo darsi, nel suo continuo generarsi, nella sua progressione. Fugace, in divenire, col desiderio mai appagato di potersi eternare, fissare per sempre. Ecco perché non v’è nulla di superfluo nelle sue opere, e non permette che lo sguardo vaghi indeciso. Ti raccoglie con la carezza di ciò che è essenziale e puro in equilibrio tra la fragilità e la forza propulsiva dell’esistenza tutta.
E allora fiori, foglie, farfalle… mossi tra sfondi impalpabili e indefiniti come a voler essere sempre presenti e in ogni luogo: raffinate simmetrie, contrappunti silenziosi tra l’essere e lo svanire. Ne senti la musica, percepisci il canto prezioso di una voce che viene da lontano, riflesso di un altro tempo, di altri mondi. Non è un caso, infatti, che le sue opere evochino l’Oriente, in cui depone l’attenzione, la cura, la precisione, la sapienza di rituali e gesti arcaici che non arretrano e s’incarnano in ogni singolo colpo di pennello, in ogni gocciolatura di colore, perfino di acqua. Quasi un fluire ininterrotto, una suadente melodia imbrigliata tra la cura e la perseveranza riservati a ogni singolo fiorire. Anche a quello del gesto artistico, che dilata tra spazi piani in cui emergono luci e ombre, in contesa con lo spirito, in quel combattimento primordiale che appartiene a ogni istante di vita. Si creano assonanze/dissonanze, Yin e Yang verrebbe da pensare, ma anche quei componimenti dell’anima che rispondono al nome di Haiku e che Barlettani investe della sua arte perché nel suo gesto misurato e istintivo c’è poesia. Una poesia che attraversa la materia e il colore, muove come fosse esposta a un vento soffuso che scuote e riverbera nelle sue opere. Vento che diventa voce, sussurro dell’anima, quella che scorre tra i petali, le impalpabili ali delle sue farfalle, gli steli, le foglie. Tocca le corde di un sentire che incontra lo sguardo e poi si perde in infinite evoluzioni dello spirito. Solo natura quella dell’artista originario di Volterra? Quante volte i suoi occhi si devono essere posati nell’aria della sua terra rigogliosa, quante volte deve aver intrapreso il cammino dell’attesa paziente a ogni volgere delle stagioni e dei pensieri. Una ricerca artistica, la sua, venuta da lontano che gli ha permesso di guardare l’arte più e più volte dalla parte di chi s’incanta nell’immagine e, proprio per questo, averne vissuto la finitudine e l’immensità. Ricerca divenuta inno alla bellezza e a ogni singolo passo dell’esistenza.
Roberta Tosi