Mauro Rescigno, videoartista napoletano, presenta Self Liberation

Mauro Rescigno, videoartista napoletano, presenta Self Liberation

Artestesa

15 marzo dalle ore 19.30

Napoli

Studio Artestesa (citofono: 1037) ha il piacere di presentare l’ultimo lavoro video di Mauro Rescigno videoartista napoletano. Self Liberation è il titolo dell’opera, realizzato con la collaborazione attoriale di Martha Giordano Ostella, Francesca Diphusa e Ulderico.

Musiche originali: Mauro Rescigno (chitarra elettrica); Martha Giordano Ostella (piano).

L’evento sarà caratterizzato dalla proiezione video dei lavori più recenti di Rescigno e da interventi poetici sul tema.

Self Liberation (2019), si apre con la stessa immagine con la quale si chiude: una presenza femminile,  corrispondente a due differenti donne, intente in differenti azioni, ma entrambe riprese frontalmente, poi, brevemente, di profilo. Della donna che compare in apertura, il video mostra soltanto il viso, su uno sfondo scuro. Il volto, sebbene isolato dal corpo e messo in evidenza, appare inespressivo e inerte, finché si rende artefice di un evento inaspettato. La donna gonfia un palloncino, all’interno del quale compare una galassia. Man mano che il palloncino si dilata, fino a coprire del tutto il volto della donna, l’immagine cosmica gradualmente si dissolve lasciando emergere la presenza di un altro volto, maschile stavolta, focalizzandone la bocca, aperta in modo minaccioso.

A questo punto il palloncino esplode e la scena cambia. Siamo ora di fronte all’immagine di una bottiglia contenente una colomba che vola in senso verticale, verso l’apertura. Dopo qualche secondo, la scena cambia di nuovo e con essa anche la musica che ha fatto finora da sottofondo. Ecco la seconda donna, le sonorità tese e stridenti della chitarra elettrica delle scene precedenti cedono ora spazio alle note melodiose di un pianoforte. Stavolta la donna compare a mezzobusto, seduta a un tavolo, vestita di nero, come i suoi capelli raccolti, in netto contrasto con l’ambiente interamente bianco che l’avvolge. Davanti a sé ha quattro rose di zucchero, che comincia a mangiare, apparentemente senza gusto, ma con determinazione, fino a svuotare il piatto. Nell’ultimo boccone di rosa compare di nuovo una galassia che invade di luce la donna, richiamando la scena di apertura, attraverso un’immagine ora familiare, ma ugualmente surreale e disorientante.

L’opera di Rescigno sembra proporre un’autoliberazione (Self Liberation) che passa attraverso la potenza spiazzante del “soggetto imprevisto della storia”, come Carla Lonzi ha definito la donna, mettendo in discussione i confini del riconoscibile e del possibile, l’idea stessa di stabilità e fissità. Si cerca una strada verso la liberazione partendo dal femminile, come simbolo di “confini trasgrediti, fusioni potenti, possibilità pericolose” (Donna Haraway). A questo rimandano, infatti, le immagini, giocose e tragiche, del cosmo nel palloncino che esplode e nella rosa che viene fagocitata, cioè ad un principio di disintegrazione e creazione, annientamento e rigenerazione, di creatività e infinità della materia – i buchi neri, dove scompare la materia, contribuiscono in realtà, alla formazione di nuove stelle e galassie, per cui un cataclisma corrisponde a un atto di creazione cosmica. Tutto è in relazione e trasformazione.

Se guardare viene prima delle parole, come scrisse John Berger, allora le immagini di Self Liberation, attraverso le varie giustapposizioni di presenze (femminile, maschile, animale), ambienti (spazio interno, esterno), oggetti (palloncino, rose, bottiglia), azioni (soffio, volo, consumo), suoni (elettronici, armonici) e colori (nero, bianco, luminescenza, oscurità) ci parlano proprio di relazionalità e trasformazione, di una simbiosi organica tra maschile e femminile, umano e non umano, reale e surreale, scientifico e immaginifico, intimo e alieno. È in questi spazi ibridi del “tra” che l’artista ci invita a cercare la dimensione della liberazione. È soltanto nell’incontro con l’altro da sé che si ritrova il sé, nella relazione inaspettata e carica di possibilità con l’alterità.

Studio d’arte Ulderico e Oni Wong, Palazzo Monte Manso di Scala, via Nilo 34