Padiglione della Repubblica di San Marino alla 59 Biennale di Venezia
Padiglione della Repubblica di San Marino
alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Conferenza stampa 13 aprile 2022
Estratti degli interventi
«La Repubblica di San Marino partecipa alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia dando voce a esperienze e visioni di artisti del territorio e internazionali. Il Padiglione di San Marino, situato nella splendida cornice di Palazzo Donà dalle Rose, è stato allestito grazie a un lavoro corale portato avanti da FR Istituto d’Arte Contemporanea in collaborazione con Cris Contini Contemporary, dal Commissario Riccardo Varini e dal Comitato Scientifico composto, tra gli altri, da Angela Vettese, James Putnam e Pasquale Lettieri. A tutti loro rivolgo, anche a nome di tutto il Congresso di Stato, un sentito ringraziamento. La Biennale d’Arte costituisce indubbiamente un’occasione unica per promuovere il Paese da un punto di vista turistico. Nell’intento della Segreteria di Stato per la Cultura, però, l’Esposizione Internazionale dovrà servire anche a valorizzare l’offerta culturale della nostra Repubblica e ad instaurare nuove relazioni con musei, enti e fondazioni culturali di tutto il mondo. San Marino vuole presentarsi sullo scenario internazionale come un territorio ricco di fermento culturale, amico degli artisti e sostenitore delle diverse forme d’arte. Dopo due anni di emergenza sanitaria e di privazioni, è tempo di ridare spazio alla creatività e alla bellezza. La Repubblica di San Marino è pronta».
(Andrea Belluzzi, Segretario di Stato per l’Istruzione e la Cultura della Repubblica di San Marino)
«Il Padiglione della Repubblica di San Marino alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia ospita contributi di artisti sammarinesi, italiani, francesi e inglesi, per promuovere il Sistema Paese attraverso l’arte contemporanea, in un’ottica di confronto, accoglienza e apertura internazionale. In risposta alle sollecitazioni della direttrice artistica della Biennale Arte 2022, Cecilia Alemani, si è scelto di approfondire il tema proposto (corpo e metamorfosi, rapporto individuo/tecnologia e individuo/natura) su diversi piani: dal linguaggio alla riflessione sul presente, sino all’opera d’arte nel suo farsi. La manifestazione veneziana sarà anche l’occasione per porre le basi per relazioni culturali durature con Fondazioni italiane e internazionali (ad esempio BIAS, che ha sede nel Palazzo Donà dalle Rose), in contesti e durante eventi di prestigio. Palazzo Donà dalle Rose, sede della mostra, è esemplificativo di questo concetto. Rappresenta esso stesso differenti dimensioni e anime, materiali e immateriali, che si tramandano dal passato e si fondono nel presente, coniugando la permanenza della città antica con la visione innovativa di quella moderna. Spazi, persone e comunità di artisti, pensatori, critici e operatori del settore si uniscono in un unico messaggio di valorizzazione dell’arte, che ha il compito di porre domande, in particolare sul rapporto cui vogliamo tendere tra uomo e natura, e di suggerire soluzioni, criticando il presente ed anticipando il futuro. Il Palazzo si presenta dunque come organismo vivente, ma anche come complesso monumentale capace di accogliere e valorizzare la partecipazione nazionale. La sua facciata si maschera provvisoriamente con un telo che la riveste e lascia trasparire alcuni particolari delle opere esposte al suo interno. Il grande salone al piano terra e il meraviglioso giardino si animano di opere pittoriche e scultoree, di performance e messaggi, in un percorso dialettico, aperto e coinvolgente. Quali visioni può proporre l’arte? L’arte è anche utile? Esprime impegno? Sperimentazione? Denuncia? Rabbia? Fragilità? Relazioni sociali? La partecipazione si articola in una mostra della durata di quasi sette mesi, affiancata da alcune occasioni di confronto multidisciplinare, organizzate nella prestigiosa sede del palazzo veneziano e in Repubblica, nella cornice dell’Università degli Studi. Eventi nell’ambito dei quali saranno invitati a dibattere sul tema proposto, Postumano Metamorfico, i protagonisti del mondo dell’arte e della cultura contemporanea».
(Riccardo Varini, Commissario del Padiglione della Repubblica di San Marino alla Biennale Arte 2022)
«FR Istituto d’Arte Contemporanea è una società che opera a San Marino da sedici anni. La nostra intenzione è quella di portare avanti un progetto culturale di cui la 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia costituisce il fiore all’occhiello. Con la mostra dal titolo Postumano Metamorfico presentiamo un nuovo modo di celebrare il corpo, trasformandolo da interprete a contenitore: un corpo che può connettersi al mondo, un corpo-vestito in grado di assumere tutte le identità possibili. Il corpo si ripropone prepotentemente sulla scena, dunque, non più per essere indagato dal punto di vista dei suoi significati e dei suoi usi sociali, ma offrendosi come luogo più complesso e ambiguo, in continua trasformazione. Anche l’arte diviene necessariamente postumana, poiché si connette con le forze animali, vegetali, materiali e planetarie che ci circondano. L’arte è, inoltre, cosmica per la sua risonanza, e quindi postumana di struttura, dal momento che ci conduce ai limiti di quello che i nostri sé incarnati possono fare e sostenere. Nella misura in cui l’arte estende al massimo i confini della rappresentazione, essa raggiunge i limiti della vita stessa. La nostra idea, procedendo nel solco della nostra Storia, fortemente legata all’Arte Moderna e Contemporanea, è quella di portare San Marino a Venezia, ma anche La Biennale a San Marino, con un programma di eventi culturali organizzati in Laguna e in Repubblica, con la preziosa collaborazione della Segreteria di Stato per l’Istruzione e la Cultura e dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino».
(Roberto Felicetti, FR Istituto d’Arte Contemporanea, Organizzatore del Padiglione della Repubblica di San Marino)
«Quando è stato comunicato il titolo della Biennale Arte 2022, Il latte dei sogni, ispirato dall’omonimo libro di Leonora Carrington, lavoravo da molto tempo al Postumanesimo e al Transumanesimo. Di Postumanesimo si parla dalla fine degli anni Ottanta; il Transumanesimo è leggermente più recente. Esiste una distinzione significativa tra i due termini: mentre il Postumanesimo tende ad individuare una rappresentazione dell’Uomo che vive in linea con il Macrocosmo che lo circonda, il Transumanesimo colloca l’Uomo al di sopra di questo Macrocosmo, della Natura stessa che lo vede ospite. Il progetto Postumano Metamorfico nasce nell’agosto del 2021, a partire però da studi condotti negli anni precedenti. Nasce dalla consapevolezza della fragilità umana. Rispetto a tutti gli altri esseri viventi abbiamo tuttavia un grande dono: il senso dell’orizzonte, della profondità, la capacità di guardare e andare oltre. Ci siamo sempre posti tante domande. Una tra queste è relativa al come prolungare la nostra vita, un sogno antico… Ci siamo sempre interrogati sulla trasformazione e sulla metamorfosi in quanto l’essere umano è sostanzialmente adattabile. Nei secoli, nei millenni, ci siamo adattati ai cambiamenti. Ora siamo arrivati ad un punto critico, in cui l’Uomo pensa di poter bastare a se stesso e di poter dominare il mondo. Grazie alle biotecnologie e alle nanotecnologie, siamo stati proiettati nell’ambito del Transumanesimo, con un uomo privo di anima, ma che porta in sé pezzi metallici, innesti ed artifici che lo avvicinano più ad un cyborg che ad un uomo con un’anima, un modo di porsi, dei sentimenti. La tecnica, secondo il Transumanesimo, nasce per salvare la vita umana. Grazie alla scienza e alla medicina abbiamo avuto grandissimi vantaggi da questo punto di vista, ma far sopravanzare la scienza e la medicina a discapito del rapporto uomo/natura sottende un grande rischio. Così come è rischioso forzare e adattare l’ambiente ai propri bisogni: lo vediamo nell’inaridimento del globo terracqueo, lo vediamo nello scioglimento dei ghiacciai, lo vediamo nel cambiamento della Corrente del Golfo. In effetti, il problema vero siamo noi, che dovremmo muoverci verso la Natura e trovare soluzioni che ci consentano di entrare in sinergia con l’ambiente. Il Postumano Metamorfico che ci piace immaginare sarà in grado di interagire con il proprio Macrocosmo di riferimento, creando nuove forme di coesistenza e trasformazione. Dietro al nostro progetto c’è un pensiero, sviluppato da FR Istituto d’Arte Contemporanea in stretta connessione con il Segretario di Stato, il Commissario Riccardo Varini e tutti i partner coinvolti.».
(Vincenzo Rotondo, FR Istituto d’Arte Contemporanea, Curatore del Padiglione della Repubblica di San Marino – testo letto da Alessandro Bianchini in sostituzione del Curatore)
«Postumano Metamorfico, in linea con il tema della 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, affronta tematiche di grande attualità, come la metamorfosi dei corpi e le definizioni dell’umano, le relazioni tra individui e tecnologia, la sostenibilità ambientale. L’attività della nostra Galleria è da sempre rivolta alle tendenze artistiche internazionali, con particolare attenzione ai percorsi di ricerca legati al sociale, per stimolare riflessioni e contribuire alla “lettura” della società in cui viviamo. L’internazionalità, così come l’attività di scouting e il sostegno alle giovani generazioni ci legano profondamente alla Segreteria di Stato per l’Istruzione e la Cultura della Repubblica di San Marino e a FR Istituto d’Arte Contemporanea, di cui siamo onorati di essere partner in questo importante progetto che, attraverso le opere di otto artisti contemporanei che si avvalgono di diverse tecniche e linguaggi, si propone di richiamare l’attenzione sul presente, per creare consapevolezza ed immaginare nuovi scenari per un possibile futuro».
(Cristian Contini e Fulvio Granocchia, Cris Contini Contemporary, partner nell’organizzazione del Padiglione della Repubblica di San Marino)
«La stilistica è entrata in crisi, nell’atto di nascita stessa della modernità, in quanto essa implica il concetto di modello, che fa da punto di riferimento e direzione, in quanto derivato da tutto un accumulo storico, che ne decreta la validità, in quanto scavo profondo, segno riconoscibile, individuazione delle eccellenze, attraverso cui si connettono tutte le fenomenologie di una società complessa, stratifica, senza che per questo vada perduto il principio di appartenenza che si trova nel profondo del lirium che appartiene all’icona e alla corrispondente iconologia, mentre si diffonde a piene mani l’emozionalità e il gestualismo, come summa crescente del delirium, che sconfina con il linguaggio della follia, che è diventato lo specchio del dominio della tecnica e della scienza, che rischiano di debordare, oltre che nel post industriale, nel post storico, nel post human.
L’estetica è diventata un’ermeneutica dell’impossibile, in quanto non esiste più una regola d’arte che va interpretata e compresa, ma un trascinamento che non porta da nessuna parte, perché l’emozione non è programmabile e neanche decodificabile, se non in via sintomatica, frammentaria, senza più nulla di sistematico, proprio per il fatto che si è esaurita la poetica come pensiero compatto, per cui il post industrialismo si diffonde esplosivamente dappertutto, con un ritorno all’individuale parcellizzato, alienato, proprio nel momento in cui alla divisione capitalistica del lavoro, fa sì che nessuno abbia una visione d’insieme, capace di essere in qualche modo autosufficiente, bersagliando l’individuo di ogni attacco, fino a farlo regredire in individualismo solipsistico, che dal narcisistico procede verso l’autismo, anche se per fortuna continuano a proliferare gli emarginati che seguendo le tracce di Solgenitsin, di Sakarow, di Siniavski, di Daniel, le indicazioni intellettuali di imprevedibili poeti come Pound e scrittori come Cioran, tutti lungo una direttiva di libertà, dove hanno incrociato le penne, anarcoidi come Pizzuto e Bataille e per finire in catalogabili, come Kurt Vonnegut, James G. Ballard, Charles Bukowski. Si fa per dire!
La rivoluzione telematica e il nuovo concetto di cultura, richiedono una attenzione diversa al cambiamento, con l’esigenza di adattare continuamente, tutti gli a priori che consentono di percepire gli avvenimenti e gli accadimenti, come sempre è avvenuto, ma ora c’è una velocità e una contaminazione, che non permettono una risposta in tempi adeguati rivoluzionando lo stesso senso comune, che rischia o di astenersi dalla competizione, condannandosi ad una nuova catastrofica forma di tradizionalismo, oppure essere coinvolti in maniera anonima e passiva. Entrambe queste due estreme devono essere scartate, in quanto non permettono la continua rimodulazione del metodo, perché un metodo ci vuole, a patto che non divenga un fortilizio dogmatico, come quello, mutatismutandis, che imprigionò le scoperte galileiane, perché spesso la verità, sta proprio nell’errore che fa esplorare strade e contrade nuove, non segnate nelle mappe e dove mai si sarebbe andati, se non si fosse smarrita la diritta via».
(Pasquale Lettieri, Critico d’arte e membro del Comitato scientifico)
Padiglione della Repubblica di San Marino
alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Palazzo Donà dalle Rose, Fondamenta Nove, Cannaregio 5038, Venezia
23 aprile – 27 novembre 2022
Elisa Cantarelli, Nicoletta Ceccoli, Endless, Michelangelo Galliani, Rosa Mundi, Roberto Paci Dalò, Anne-Cécile Surga, Michele Tombolini
POSTUMANO METAMORFICO
Breve descrizione dei progetti
ELISA CANTARELLI
WRP WITHout esSENZA
Con il contributo critico di Pasquale Lettieri
“We are Plastic” nasce dall’esigenza di sollecitare poeticamente l’immaginario collettivo intorno alle emergenze ambientali legate alla sostenibilità e sensibilizzare all’utilizzo, riciclo, riuso della plastica monouso. Il progetto ha partecipato a RO Plastic Prize, Milano, nel 2020, a “Message in a Bottle” – Parma Capitale della Cultura nel 2021, e ora approda alla Biennale Arte 2022 con “WITHout esSENZA”. La bottiglia si trasforma da oggetto contenitore a elemento ricco di contenuti che compone l’installazione. Attraverso l’intervento di “obliterazione” in stile Yayoi Kusama, il gesto artistico genera una nuova identità dell’oggetto. Il fruitore scosta la tenda di bottiglie e, varcando la soglia, entra in un limbo e comincia la sua metamorfosi. Gli opposti WITH – SENZA rimbalzano nella mente, suscitano confusione e provocano autoriflessione, come singolo individuo e come individuo che compone una società in evoluzione, in cambiamento, in trasformazione.
NICOLETTA CECCOLI E ROBERTO PACI DALÒ
Risvegli
Nicoletta Ceccoli
Col mio lavoro tento di esplorare il mistero, la trasformazione e il sacro. Le mie creature antropomorfe esistono tra uno stato di veglia e uno stato di sogno, tentano di illuminare i fili invisibili di connessione tra gli esseri viventi e gli ambienti in cui abitano. Le raffigurazioni di flora e fauna si fondono con i personaggi umani e animali. L’oscurità e la luce sono in costante gioco e cerco di mantenere un delicato equilibrio tra le due. Mi ispiro alla mitologia, i miei lavori sono popolati da creature e simboli fantastici, abitanti di mondi che sembrano esistere all’alba della creazione, dove avvengono scoperte magiche e trascendenti. Creature ibride, metamorfosi che fungono da estensione e connessione con la natura. Umani che indossano maschere animali e contemplano la propria doppia natura. Esseri che sembrano scambiarsi doni misteriosi. In queste opere la valuta è tipicamente il cuore, l’anima e la coscienza. Sono rappresentazioni di uno scambio di potere tra esseri, con interpretazioni a più livelli. Raccontano una nuova comunione con il non-umano, con l’animale e con la terra, esaltando un senso di affinità fra specie.
Roberto Paci Dalò
Costruire luoghi da attraversare e abitare è alla base del mio lavoro. Per far ciò utilizzo disegno e suono. Il buio è sovente punto di partenza: una selva oscura, luogo di metamorfosi, trasformazioni, mutazioni e narrazioni. Tra luce e oscurità si snoda un percorso iniziatico dove si
incontrano l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande per attraversare un tempo del sogno (dreamtime) e i suoi rituali. Fiabe alchemiche come dispositivi sensoriali e sinestetici nei quali il suono e l’ascolto costruiscono l’architettura acustica che predispone l’accesso a un mondo capace di evocare il mito presente nel nostro quotidiano. Un mondo che non si compone di oggetti ma di flussi che ci penetrano e che penetriamo, di onde a intensità variabile e in perpetuo movimento. Conoscere il mondo significa respirare, respirare significa assaporare il mondo. Un dialogo interspecie dove si ritrovano umano, vegetale, animale e minerale, all’insegna della mescolanza. Una “plurifonia”, come direbbe Adriana Cavarero, nella quale appaiono sguardi e volti che indagano la raffigurazione dell’arte di ogni tempo. “What right do I have to be in the woods, if the woods are not in me?” (John Cage).
ROSA MUNDI
Posology Humanity’s Time
Con il contributo critico di Angela Vettese
Testi critici di Maria Abramenko, Guido Brivio, Giancamillo Custoza, Andrea Gaustella, James Putnam, Susanna Ravelli
Rosa Mundi, con il tema del “Postumano Metamorfico” come punto di partenza, ha sviluppato una complessa e articolata installazione in cui ha creato l’immaginario laboratorio di un essere superiore (immerso in un universo marino), una sorta di gigante, oltre i confini spazio-temporali della vita, al di fuori del tempo della percezione umana, nel tentativo di riportare l’umanità al suo posto originale, ovvero l’essere una parte integrante – non superiore come ha finora pensato di essere – e una particella compositiva del mondo. Con questa installazione espressiva, l’artista cerca di evidenziare il netto contrasto tra l’istinto superbo e dominante dell’uomo in epoca antropocenica e la realtà dell’impotenza dell’Uomo in relazione alla natura e all’ordine del mondo, della galassia e, in ultima analisi, dell’universo. L’installazione è stata progettata dall’artista come il covo galattico di un gigante di tutte le età, in cui sono tracciate le Ere attraverso le quali l’umanità si è evoluta. L’artista, con 17 valigie metaforicamente rappresentative, esegue una sorta di scansione ritmica della fabbrica della posologia umana (sul confine tra malattia, medicina e antidoto) in cui la percezione dell’elemento materiale e la catalogazione del passare del tempo dell’umanità rivelano l’atemporalità e la visione metamorfica postumana di Rosa Mundi. Sulle pareti del laboratorio si possono vedere le sagome di meduse galleggianti, dipinte su vetro e plastica riciclata con pigmenti vegetali e organici naturali. In questo spazio sono collocate le seguenti opere: “Europosaurus”, “3333 d.C.”, “Ecce Homo: angelica gaudiens”, “Sfere Armillari 22” e “The day after tomorrow”.
ENDLESS
The Endless Transfiguration
Con il contributo critico di Pasquale Lettieri
“The Endless Transfiguration” si connette agli osservatori con la sua fisicità umana, robusta e riconoscibile e con una profonda forza emotiva, penetrando la facciata invisibile tra la realtà e la dimensione insondabilmente vasta in cui entriamo mentre sogniamo. Endless ha incapsulato la sensazione di irritazione che si prova nei confronti delle regole in uno stato onirico, tracciando un parallelismo tra questi temi e l’enigma di un degradante progresso umano rispetto alla totalità di Madre Natura. L’installazione rappresenta la resilienza della natura, che rivendica la sua importanza e allo stesso tempo si coniuga con il progresso tecnologico umano. “The Endless Transfiguration” rappresenta un viaggio imperfetto verso un futuro rispettoso e armonico, con possibilità fisiche illimitate e creatività innovativa in abbondanza.
MICHELANGELO GALLIANI
Un Giardino Imperfetto
Con il contributo critico di Pasquale Lettieri
“Un Giardino Imperfetto” nasce da una riflessione su ciò che rappresenta l’umanità in rapporto all’ambiente in cui vive.
Non dobbiamo dimenticare la mutevolezza dei climi e delle ere che si sono susseguiti, e non è improbabile, quindi, che eventuali e continue modificazioni investano il pianeta in un prossimo futuro e che eventualmente non ci sia più spazio per noi esseri umani e per la vita in genere. Il mondo e la natura che ci circonda sono del tutto indifferenti a noi e potranno sopravvivere anche dopo la nostra dipartita.
Nella prestigiosa cornice di Palazzo Donà dalle Rose il progetto di Galliani prevede una vasca, al suo interno un sottile velo d’acqua (elemento primigenio), da cui emerge un fitto intreccio di tronchi e rami dorati a foglia d’oro zecchino, che, arrivando fino al soffitto, inglobano alcuni frammenti di una grande scultura in marmo statuario, frammento di una civiltà perduta.
ANNE-CÉCILE SURGA
Body Memories – Matter Memories
Con il contributo critico di Pasquale Lettieri
Il corpo non è solo un vaso in cui viviamo, che ci permette di navigare nella vita, ma un mezzo attraverso il quale sperimentiamo il mondo.
Così, il nostro passato, le emozioni, le conoscenze, le esperienze sono immagazzinate nei nostri corpi. Nonostante questa consapevolezza, nella società occidentale ci viene insegnato ad affrontare, comprendere e classificare le nostre esperienze di vita in modo cerebrale.
Al centro del progetto di Surga sono i corpi come esseri, in grado di riattivare le emozioni e di essere da esse riattivati, insieme al desiderio di rappresentare corpi liberi dalle leggi e dalle aspettative legali, religiose, sociali imposte.
Le tendenze naturali, diventano abitudini, cultura, linguaggio, concretezza degli oggetti circostanti e aura di classe, di stile, di raffinatezza, che trovano nel corpo una speciale unità, che è molto di più di singole cose che accadono nello stesso tempo, perché coinvolgono il modo dell’apparire come inseparabilità rispetto dell’essere nel tempo, che è persistenza ma anche mutazione, che è contraddizione o ampliamento di orizzonti, che è materiale, ma anche spirituale.
MICHELE TOMBOLINI
Digital Humanity
Con il contributo critico di Pasquale Lettieri
La comunicazione telematica sta cambiando tutti i parametri consolidati: nuovi modi per conoscere persone al di fuori della nostra cerchia ristretta, una rintracciabilità secondo per secondo e una nuova e costante visibilità a cui siamo sottoposti quotidianamente. Tutti questi elementi, e molti altri ancora, contribuiscono ad una difficoltà di adattamento che sfocia nella sfera esistenziale oltre che fisica, rendendo sempre più rara la privatezza del corpo e della mente. Michele Tombolini nel progetto “Digital Humanity” fa una profonda riflessione sulla condizione dell’essere umano dopo l’avvento di una tecnologia tanto evolutiva quanto alienante che oltre ad imporre un modo di apparire, con affascinanti tonalità e contro l’anonimato della massa e la malattia dell’individualismo, è diventato un modo di essere. Un problema sociale che anno dopo anno sta diventando il problema per eccellenza, perché mette in dubbio ogni fondamento della realtà e non in via idealistica bensì per caduta nell’alienazione, che è un eccesso di materialità, di consumo, di accumulo, di scorie e di cose che non devono durare più dell’attimo mentale, perché così vuole il capitalismo planetario, quello che combatte Tombolini a spada tratta.