Peppe Capasso
Peppe Capasso.
Scomparso a Scisciano nel 2020, stimato dai più grandi artisti e intellettuali della nostra epoca, Peppe Capasso lascia un vuoto incolmabile nel panorama culturale italiano.
Lo ricordiamo con il testo di
Enrico Crispolti
“Subito è chiaro, mi sembra, Peppe Capasso costruisce degli oggetti di provocazione, non certo di contemplazione. Per lui la concretezza oggettuale assume il ruolo della maggiore efficacia di comunicazione immediata. L’immagine é cosa immediatamente scavalca ogni privatività concettuale. Il circuito di connivenza sensibile umorale è pienamente ristabilito. Dunque l’oggetto è immediata immagine vitale, vitalmente provocatoria.
Ma vitalmente non vuol dire qui, né immagine di vita, perchè chiaramente gli oggetti costruiti da Capasso suggeriscono piuttosto immagine di morte, che non di vita; né tantomeno vuol dire vitalisticamente, perché anzi il senso delle immagini costituite dagli oggetti allestiti da Capasso è piuttosto di frustrazione, di ferita, di violenza subita, e se mai di una certa rabbia impotente e che comunque grida la sua denuncia, non rinuncia al suo ultimo margine di provocazione.
La provocazione è una denuncia non sterile e astratta, ma che invita a partecipare, che tende a una immediata presa e risonanza emotiva. In questo senso indubbiamente Capasso conosce la capacità di immediatezza fisica dell’oggetto teatrale; del feticcio tragico lì sulla scena disposto a scenderne, a inseguirci, nostro simile quotidiano.
Sulla scultura tradizionale, come anche sulla pittura, il teatro, ora nel suo spazio totale nella sua coincidenza presso ché insoluta tra spazio scenico e spazio empirico, cioè spazio d’esistenza dello spettatore, ha il grande vantaggio appunto d’una concretezza subito raggiunta, d’una verità empiricamente accertabile nel dominio della frequenza quotidiana più elementare.
Su questa consapevolezza, mi sembra Capasso, costruisce i suoi oggetti, che perciò non sono un <<revival>> (oggi sofisticato tema di moda fra la cultura accademica nostrana) di una stagione <<New Dada>>, cioè dell’assemblagismo tragico fra lo scorcio degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta: a meno che non vi si faccia riferimento soltanto a un ipotetico filo rosso che in quella tradizione sappia accogliere un Kienholz e Alverman, per esempio.
Né d’altra parte quella di Capasso è un operazione culturalistica e puramente volontaristica.
Si comprende cioè abbastanza facilmente come questi oggetti di provocazione allestiti da Capasso nascano da una non superficiale implicazione d’ordine passionale (proprio del resto come nel teatro di Marigliano di De Berardinis). Un’implicazione di passionalità esistenziale, che è un po’ il
filtro di verità rispetto ai modi e ai temi assunti (che toccano persino l’Ode o la tragedia brasiliana).
Tutto infatti è riportato ad una precisa condizione di esistenza, di corrispondenza quotidiana, quasi l’orizzonte popolare di Scisciano, dove Capasso vive (poco lontano da Marigliano), in una fascia ormai napoletana, fra antichi borghi e nuove realtà proletarie.
La provocazione che questi oggetti compiono è nella loro dichiarata spietatezza, nella carica di svelamento d’ogni ipocrisia sulla violenza, che è il motore demoniaco del mondo contemporaneo.”
BIOGRAFIA
Nato a Casalnuovo nel 1950 e deceduto a Scisciano nel 2020.
Frequenta l’Istituto d’Arte di Napoli, diplomandosi successivamente all’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Esordisce da giovanissimo nel 1968 con una mostra personale a Gorizia. Nasce in quegli anni, in Friuli, il rapporto con lo scultore Roberto Nanut e il ceramista Andrea Parini, frequentatore di Georges Braque.
Nel 1968 è il primo in Italia con la collaborazione di Leo De Berardinis e di Vittorio Lucariello a creare la scultura scenica.
Nel 1972 si reca a New York ed espone le sue opere a Manhattan, alla International Gallery.
Dal 1970 al 1975 collabora col gruppo teatrale più importante d’Europa condotto da Leo De Berardinis e Perla Peragallo e fonda a Marigliano il Centro Arte Multiplo 1 e 2, presenti alla quadriennale di Roma nel 1975.
Nel 1976 tutto il gruppo è presente come ospite speciale alla biennale di Venezia nella stagione cosiddetta del “Sociale”.
Come anodo e catodo Peppe Capasso e Leo De Berardinis furono attratti e legati a morsa stretta, da un sodalizio foriero di esperienze artistiche di inequivocabile sussulto.
Contagiato da De Berardinis organizza nel 1981 la prima rassegna europea di cinema e teatro d’artista dal titolo “Gli ammessi in scena”.
Nel 1983 fonda con Camillo Capolongo, Luigi Castellano e Emilio Villa il gruppo dei “No/poletani”. Dopo l’esordio a Piazza Plebiscito a Napoli, le opere delle temperie delle ossa furono presentate alla galleria Pari e Dispari di Rosanna Chiessi a Reggio Emilia e all’Expò Arte di Bari. Nello stesso anno riceve il premio alla scultura da Urbisaglia, Libera Università Europea di Macerata.
Capasso, come ha ammesso Gillo Dorfles, con il ciclo delle ossa aveva veramente anticipato i tempi.
Nel 1989 è ideatore a Nola della rassegna internazionale “Ritorno a Nola di Giordano Bruno”, in cui affiora la ricercatezza per un minimalismo e purismo scenografico in linea con i temi corrosivi della scultura scenica, della body art e dell’happening.
Nel 1992 accetta l’incarico di docente di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, poi successivamente accetta l’incarico presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, Bologna, Foggia e Napoli.
Negli anni novanta stringe una forte amicizia con Toni Ferro con cui condivide viaggi ed esperienze espositive in Italia e in Svizzera.
Suo è il progetto artistico “L’estetica della fede/L’esercizio della memoria” partito dall’Accademia di Belle Arti di Napoli che lo vede protagonista di diversi momenti espositivi. Nell’ambito della manifestazione, le sue opere saranno esposte, nell’anno 2005, a New York, nella sede della Regione Campania, all’Istituto Italiano di Cultura e alla Orensanz Foundation.
Nel 2013 fonda l’”Accademia di Belle arti di Nola” di cui è stato direttore.
Mostre Personali
1994 – Mostra Personale: Scultura in scena, rassegna Internazionale S.Arcangelo di Romagna
2000 – Mostra personale: Le stanze del peccato – Villa Rufolo Ravello
2001 – Mostra personale: L’utopia Reale – Santa Maria La Nova Napoli
2002 – Mostra personale: L’esercizio delle emozioni – Losanna
2003 – Mostra personale: Oggetti in scena – Rapperswil Zurigo
2005 – Mostra Personale: L’esercizio della Memoria/Estetica della Fede – a cura di Elmar Zorn
New York/Palazzo Serra di Cassano/Orensans Foundation/Istituto di Cultura, New York
2006 – Corpi Migranti, Maschio Angioino Napoli
2007 – Lo schianto della materia, Capri Art Gallery, Capri
2008 – Omaggio a Leo e Perla, Accademia di Belle Arti di Napoli
2009 – L’uomo nell’uomo, Castel dell’Ovo, Napoli
2013 – Mostra personale: Memoria dal sottosuolo, SpazioNea, Napoli