Presentato il romanzo ” Que vedo” di Paolo Scopetani al Museo Nazionale di Casa Giusti
Il Museo Nazionale di Casa Giusti, in occasione della “Notte europea dei musei 2023“, sabato 13 maggio ha tenuto un’apertura straordinaria per presentare il romanzo ” Que vedo”, con la partecipazione degli autori, la storica dell’arte, responsabile della Soprintendenza dei Beni culturali storico artistici, Anna Floridia e l’archeologo Paolo Scopetani.
“E’ stata un’esperienza notevole perché come sede è molto prestigiosa” ha raccontato Anna Floridia, “Avevamo già esposto in molte sedi fiorentine ad esempio in biblioteche, librerie. Un museo nazionale ci ha aperto le porte. È stata sicuramente un’occasione molto bella. Il pubblico era interessato e ha rivolto domande molto intelligenti.
Sandra Tucci, la direttrice di Casa Giusti, mia carissima amica, ha, anche lei, stimolato la conversazione.
Paolo Scopetani aveva già scritto una bozza del libro. Avevo voglia di scrivere, mettermi in gioco dal punto di narrativo. Sono venute fuori idee, da cui è nata la prima stesura del romanzo. E’ rimasto in attesa per venti anni. Nel frattempo lui ha scritto un romanzo giallo “Chiasso chiuso” e l’editore gli ha chiesto di pubblicare “Que vedo”. L’abbiamo rielaborato leggermente, con pochi ma buoni miglioramenti”.
L’archeologo ha spiegato: “Casualmente all’epoca insegnavo in un paese dell’Alta Val di Sieve. Per caso mi imbattei in uno scavo archeologico. Abbandonato anche se molto promettente. Mi venne in mente di far proseguire la sua vita e quella dell’archeologo che se ne era occupato. Sono narrate due storie. Una ambientata nella preistoria, in un villaggio dell’Età del Rame e una nei primi anni novanta”.
Riguardo al protagonista Manlio, archeologo, un po’ timido, in conflitto con il padre, imbranato, Floridia commenta:
“Siamo un po’ tutti Manlio, almeno in una fase della vita, chi più chi meno, ne ho conosciuti alcuni come lui. Lo scopo era collocare un personaggio in un contesto lavorativo, dove si scontra con la realtà che è dura”. Scopetani così lo descrive: “E’ un personaggio che mi è lievitato dentro. Una persona estremamente colta, intelligente, competente nel suo lavoro ma incapace di gestire le relazioni. Questo lo rende anche simpatico”. Nel romanzo è come se si instaurasse un dialogo, un ponte, con Audio e Iasone. Anna Floridia annuisce: “E’ presente un parallelismo con la figura di Iasone, personaggio che vive nell’antichità. Volevamo rimanere sul vago come periodo. L’idea era far incontrare una civiltà evoluta con un mondo rimasto fermo, aprendo al confronto, all’accoglienza di culture diverse, che era importante già in epoca antica. Sicuramente ci sono stati scontri, genocidi, ma la grandezza del bacino del Mediterraneo deriva proprio dal fatto che c’è stato uno scambio, una disponibilità all’accoglimento tra i diversi popoli. Conosciamo talmente poco di questo mondo remoto. Quando scoprono una miniera, tutta la parte metallurgica , potrebbe essere successa davvero. Abbiamo cercato una verosimiglianza con il contesto preistorico, di renderlo plausibile, anche se non possiamo avere la certezza che sia accaduto veramente”.
Paolo Scopetani invita a riflettere:
“La dittatura del presente ci invade, facendoci trascurare il nostro passato e futuro. E’ un grosso problema dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. Manlio è un personaggio oggi inadeguato. Nel passato si trova a suo agio e vede proprio le persone che in quel luogo hanno vissuto e sono state importanti nel loro piccolo per la storia umana. Vorrebbe riportarle alla luce però, per la sua imbranataggine, non ci riesce. Scoprirà che le sue ipotesi erano corrette”. Sulle descrizioni di paesaggio la storica dell’arte rivela: “È ambientato in Toscana. C’è un luogo ben preciso nella provincia fiorentina. La collina è una delle tante in Val di Sieve.”
“Il paesaggio” ha aggiunto Paolo Scopetani, ” è un protagonista, traccia la continuità perché resta lo stesso, sia in età moderna sia età antica, mentre le persone sono fugaci, effimere. La natura anche nella sua componente animale è molto rappresentata. Anna ha studiato in maniera approfondita i metodi di fusione dei metalli”.
Alessandra Giulia Romani