Prorogata al 7 maggio la mostra che Kromya Art Gallery Lugano dedica agli artisti Giorgio Griffa e Riccardo Guarneri
Kromya Art Gallery, Lugano
14 febbraio – 7 maggio 2023
Camera 26
GIORGIO GRIFFA – RICCARDO GUARNERI
È stata prorogata fino al 7 maggio 2023 la mostra che Kromya Art Gallery Lugano dedica agli artisti Giorgio Griffa e Riccardo Guarneri, esponenti di spicco della Pittura Analitica, una corrente artistica alla quale la Galleria ha sempre riservato grande attenzione. Entrambi gli artisti, invitati da Christine Macel, hanno partecipato alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia (2017), con una sala a loro dedicata.
Una ricerca pittorica, quella di Griffa e Guarneri, di grande attualità̀ che, negli ultimi cinquant’anni, ha saputo cambiare, rimanendo tuttavia fedele a se stessa, attraverso la restituzione di opere analitiche, puntuali, precise, in cui quello che si vede è quello che è.
Il percorso espositivo comprende una quarantina di lavori realizzati dagli anni Sessanta ad oggi da due artisti che, seppur in maniera diversa, hanno fatto parte di quella che la storia dell’arte ha definito solo in anni recenti come Pittura Analitica, e che a lungo è stata indicata come Pittura Pittura, Nuova Pittura o Pura Pittura.
La Pittura Analitica si oppone all’ideologia del decennio precedente, ponendo al centro non più il sistema che sta intorno all’opera d’arte, bensì l’opera d’arte stessa, generando un nuovo punto di vista. Le verità del decennio precedente vengono messe da parte: l’incertezza del risultato, il dubbio permanente e la devianza da un percorso lineare rimangono alcuni fattori salienti di un’esperienza che si oppone a qualsiasi aspetto dottrinario. Alla teoria si affianca la prassi. L’opera diventa una sorta di diario di bordo, una descrizione in divenire del proprio operare che perde la sua aura per diventare, appunto, prassi. Tutto ciò ha reso la Pittura Analitica peculiare, tanto da poterla definire un movimento / non movimento. D’altra parte, facendo proprie le teorie di Nietzsche e Heidegger, sono giustappunto gli anni Settanta a erodere la concezione unitaria della storia, aprendo così le porte a una nuova epoca, in anticipo rispetto ad alcuni principi propri del Postmoderno e della Transavanguardia.
Griffa e Guarneri, insieme ai loro compagni di viaggio, hanno indicato una nuova strada: trattasi di arte e artisti liberati dalla retorica informale, dall’accademismo astratto e, soprattutto, dal dogma minimalista. È questa la rivoluzione silenziosa degli anni Settanta, dove la pittura è intesa come mezzo, e non più come fine, per riappropriarsi di un linguaggio e di una rinnovata creatività, dove il manufatto assume nuovamente un proprio ruolo, così come il processo operativo. La luce della pittura si manifesta come segno, traccia e colore, i quali si uniscono in questo modo al quarto elemento della storia dell’arte: lo spazio.
Iononrappresentonullaiodipingo: questo lo slogan programmatico di Griffa già nel 1973. Per lui dipingere significa lasciare un segno sulla superficie grezza della tela, un segno che porta con sé tutta l’eredità della storia dell’arte, dalle grotte di Lascaux alle Avanguardie, un segno che dialoga con le pieghe della tela ora diventata parte integrante dell’opera stessa, in linea con i colleghi francesi del gruppo Support/Surface (Louis Cane, Noel Dolla, Claude Viallat, Daniel Dezeuze).
Guarneri, invece, è più̀ vicino alla poetica astrattista di Dorazio, ma con una “musicalità̀” diversa: colori tenui che arrivano da una tradizione tipicamente fiorentina quattrocentesca, con tracciati minimi realizzati con matita e tecniche miste acquerellate dagli effetti calligrafici, dove l’oriente entra in punta di piedi. Lascia che sia la luce stessa a decidere il colore: il colore-luce, a suo avviso, deve ipotizzare un nuovo modo di vedere, allargando e aumentando il campo della percezione.
L’esposizione è visitabile fino al 7 maggio 2023 nei seguenti giorni e orari: lunedì, martedì, giovedì e venerdì 10.00-16.00, mercoledì e sabato su appuntamento. Ingresso libero. Per informazioni: T. +41 919 227000, tecla@kromyartgallery.com, www.kromyartgallery.com.
SCHEDA TECNICA:
Giorgio Griffa – Riccardo Guarneri
Kromya Art Gallery Lugano
14 febbraio – 7 maggio 2023
Orari di apertura: lunedì, martedì, giovedì e venerdì 10.00-16.00, mercoledì e sabato su appuntamento
Ingresso libero
PER INFORMAZIONI:
Kromya Art Gallery
Via Franscini 11, 6900 Lugano
T. +41 919 227000
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UFFICIO STAMPA:
CSArt – Comunicazione per l’Arte
Via Emilia Santo Stefano 54, 42121 Reggio Emilia
T. +39 0522 1715142 | M. +39 348 7025100
Giorgio Griffa nasce a Torino nel 1936, dove vive e lavora. Comincia a dipingere da bambino. Laureatosi nel 1958 in Giurisprudenza, inizia l’attività di avvocato. Tuttavia, già nel 1960, sente l’esigenza di un nuovo apprendistato: diviene così allievo di Filippo Scroppo, pittore astratto della scuola di Felice Casorati. Formatosi inizialmente come pittore tradizionale, si avvia pian piano a dipingere opere astratte. È solo a metà degli anni Sessanta che sviluppa la sua personale poesia, delineando la scelta del non finito, carattere che diviene poi distintivo del suo lavoro. La sua riflessione sullo statuto della pittura, sui suoi strumenti e sulla posizione dell’artista, porta alla serie dei Segni primari che pongono le basi per la sua inimitabile carriera pittorica. Diviene così uno dei protagonisti indiscussi del dibattito di quel periodo, che nasce dalle ceneri dell’Informale e si fa strada attraverso la Pop Art americana, il Minimalismo e l’Arte concettuale. Alla fine degli anni Sessanta arriva alla Galleria Sperone ed entra in contatto con vari esponenti di quella che viene definita Arte Povera – in particolare Giovanni Anselmo, Gilberto Zorio e Giuseppe Penone diventano importanti interlocutori per lui. Nonostante Griffa sia associato a movimenti come l’Arte Povera, la Pittura Analitica e il Minimalismo, la sua carriera artistica rimane sostanzialmente al di fuori di una corrente specifica. Dopo oltre cinquant’anni Griffa segue ancora lo stesso percorso di pittore, con continuità̀ e coerenza, vitalità̀ e poesia. Oltre alla partecipazione a numerose rassegne nazionali e internazionali dedicate alla pittura aniconica, dagli anni Settanta si sono succedute numerose mostre in spazi pubblici e privati, personali e collettive, inclusa la presenza, insieme a Riccardo Guarneri, alla Biennale di Venezia nel 2017.
Riccardo Guarneri nasce nel 1933 a Firenze, dove vive e lavora. Inizia a coltivare la passione della pittura, parallelamente a quella per la musica, nel 1953. A livello musicale suona jazz e chitarra classica con orchestre di musica leggera in Italia e all’estero. A livello pittorico, i suoi esordi si possono ascrivere nell’area informale. Lo studio del colore in quanto luce, della grafia come pittura e delle problematiche legate alla percezione visuale cominciano nel 1962. Segno, luce e colore diventano presto filo conduttore, pure nelle sue diverse fasi, di una ricerca personale. Nascono così i primi quadri chiarissimi in cui lo spazio viene scandito da variazioni luminose e le cui superfici sono trattate prevalentemente a matita. È dal ’64 in poi che il lavoro acquista una struttura più rigorosa e geometrica. Se negli anni Sessanta la ricerca di Guarneri è più radicale nel configurare la struttura dell’opera, nelle stagioni successive attinge la propria sostanza immaginativa da una più articolata presenza di tramiti visiti, segni, macchie, sfumature, vibrazioni calligrafiche. È più volte premiato a mostre nazionali e internazionali, partecipa alle rassegne europee di Nuova Pittura, ottiene varie cattedre d’insegnamento. Sono oltre cento le sue mostre personali. Di particolare rilievo è la sua presenza alla Biennale di Venezia nel 1966, per poi tornarvi, insieme a Giorgio Griffa nel 2017.