REGALARTE – a cura di Nicola Rotiroti

L’Associazione culturale SATOR inaugura l’iniziativa RegalArte
12-15 dicembre 2018
15:30-18:30
Studio Bazzini 15
Milano
via Bazzini 15
“Spesso ci capita di dover fare un regalo importante ma non abbiamo mai il tempo da dedicare alla sua ricerca. Forse non sapremmo nemmeno da dove iniziare chiedendoci dove e se troveremo mai l’oggetto giusto. Un regalo d’arte comunica a chi lo riceve un messaggio. E’ un dono nel dono. Artisti che hanno lasciato il segno e giovani che cercano il proprio trovano posto sulle pareti dello Studio d’Arte Bazzini15-SATOR dove i visitatori potranno ammirare le xilografie di Ubaldo Monico, le potenti sculture di Andrea Oliva, i colorati mosaici di Maria Giassi, le deliziose tempere di Alessandra Bisi, i piccoli olii di André Evrard e Luigi Lomanto, le magiche chine di István Ős-Nagy e Lucio Forte, le matite sensuali di Pino Ponti, i collages futuristi di Gelindo Furlan, i sognanti acquerelli di Claudio Granaroli e Eugen Willi e le tecniche miste di Robert Carroll e Cristiano Ricci.
Un’occasione per fare un regalo d’autore e dare un contributo importante all’Associazione Culturale SATOR.
Orario: 15:30-18:30
REGALARTE
a cura di Nicola Rotiroti
Artisti in mostra in ordine alfabetico.
Alessandra Bisi – tempera e acrilico su carta
Robert Carrol – tecnica mista
André Evrard – olio su carta
Lucio Forte – china su carta – stampa
Gelindo Furlan – collage
Maria Giassi – mosaico in pietra
Claudio Granaroli – acquerello
Luigi Lomanto – olio su tavola
Ubaldo Monico – xilografia
Andrea Oliva – sculture in pietra e legno
István Ős (Ős-Nagy) – china su carta
Pino Ponti – matita
Cristiano Ricci – tecnica mista su tela
Eugen Willi – acquerello su carta

Alessandra Bisi (Milano, 1965)
Frequenta il Liceo Artistico Hayech e successivamente si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Dal 1987 al 1997compie numerosi viaggi in India,Indonesia,Africa,Medioriente,AmericaCentrale per conoscere altre culture. Da questa esperienza nel suo lavoro farà spesso affiorare ricordi e suggestioni coloristiche assorbite e metabolizzate in questi percorsi di studio e conoscenza. In modo particolare nelle sue opere degli anni recenti si evidenzia la luminosità dei paesi mediterranei e tropicali, il cui fascino perdura nel suo spirito. Numerose sono le esposizioni sia personali che collettive in città italiane e all’estero. Dalla personale nel 1995 a Rabat (Marocco), in una grande sala del Palazzo di Re Hassan II allo Yuvenal Center di New York (USA) nel 1999.
Dopo un periodo nel quale i suoi lavori sono stati realizzati soprattutto con collages di materiali diversi, attualmente Alessandra Bisi è tornata ad utilizzare tecniche classiche come l’olio e la tempera in costante ricerca di semplificazione e strutturazione delle forme e intensità luminosa del colore.
Dal 2014 si reca in Polonia per uno scambio fra artisti internazionali ed è fra i dodici artisti italiani che insieme ad altri dodici polacchi formano il gruppo che espone in una mostra itinerante nella rassegna ‘Visioni Wizje’.
Robert Carroll (Painesville (Ohio), 1934 – Massa Carrara, 2016)
Famoso a livello internazionale a partire degli anni ’60, anche per il suo legame di amicizia con i protagonisti della Beat generation, da Allen Ginsberg a Jack Keruac, ma anche con letterati e artisti incontrati in Italia. La sua formazione artistica inizia al Cleveland Institute of Art e prosegue alla Western Reserve University, dove si laurea in belle arti nel 1957. Durante il servizio militare diventa amico di Willem De Kooning, uno dei maggiori esponenti americani dell’impressionismo astratto, che lo introduce nell’ambiente culturale e artistico italiano. Appena venticinquenne, Carroll giunge a Roma e ben presto inizia a frequentare l’ambiente culturale cucendo importanti relazioni con personalità del calibro di Elio Vittorini e Salvatore Quasimodo. Dopo molte mostre personali organizzate in Europa e in America, verso la metà degli anni ’80 Carroll rivolge la sua attenzione alla realizzazione di Multivisioni-installazioni, in cui immagini e suoni si intrecciano e si armonizzano. L’artista le dedica ai principali parchi naturali Usa e ripete tale esperienza espressiva anche in Italia. Nonostante ciò, Carroll non perde di vista la pittura che rimane sempre la sua attività principale alla quale affianca la realizzazione di importanti incisioni.
Andreé Evrard (La Chaux-de-Fonds, 1936 )
Dal 1953 al 1959 la frequenta scuola d’arte di La Chaux-de-Fonds, in particolare lezioni di pittura (Lucien Schwob), incisione (Claude Loewer) e storia dell’arte (Léon Perrin). Allo stesso tempo si occupa di fotolitografia. Nel 1959 si stabilisce a Vevey.
André Evrard occupa un posto singolare nel panorama artistico contemporaneo. Dall’originalità del suo lavoro, sobrio e intenso, rigoroso e abitato. Con la maestria e la completezza delle sue tecniche, la sua connivenza con la materia, la luce, le vibrazioni. Dalla coerenza e consistenza del suo approccio. Il suo lavoro, ampiamente riconosciuto e premiato con più premi, è stato oggetto di oltre cento mostre in Svizzera e all’estero.
Lucio Forte (Milano, 1970). La sua produzione di dipinti ad olio comincia all’età di 7 anni e prosegue per tutta la vita in una sperimentazione continua, costante con intrecci con altre materie artistiche e correnti come l’architettura, il fumetto e la fantascienza. Ammiratore del genio futurista Antonio Sant’ Elia, Lucio Forte riversa nelle sue opere pittoriche il gusto per la progettazione architettonica e sfocia in un immaginario fantascientifico, da consegnare alla collettività, sull’esempio di quanto fece il grande architetto di inizio novecento Lucio Forte, proveniente da studi in architettura, utilizza il suo modo di pensare e di vedere la contemporaneità in composizioni ricche di colori, di particolari minuziosamente descritti e di strutture avveniristiche: sono i suoi “universi spaziali” nei quali i pochi personaggi rappresentati nei dipinti sono trattati come figuranti, senza particolari mansioni, se non di una presenza inattiva nei confronti di una realtà che li travolge. Sono visioni che rappresentano il mondo di oggi, trattato a volte con crudeltà ma pur sempre attuale.
Gelindo Furlan (Badia Polesine, 1907 – 1994)
Nel 1934, nel venticinquennale del movimento futurista, sottoscrive con Marinetti, Bruno Munari, Carlo Manzoni, Regina, Riccardo Ricas il Manifesto dei futuristi venticinquenni e il Manifesto dell’aeroplastica futurista, presentato alla Galleria delle Tre Arti di Milano.
Negli anni della guerra lavorò poi con Gelindo Furlan a due libri gioco, Teatro dei bambini e Via dei Mercanti (1943).
Per lo stesso Munari fu produttore di bozzetti in diverse pubblicazioni.
Fu illustratore per Bompiani per la collana dedicate al comico americano Ridolini.
Importanti i suoi collages degli anni ‘30-‘40.
Maria Giassi – (Trieste)
Diplomata alla “Scuola Mosaicisti del Friuli” di Spilimbergo PN. Ha lavorato diversi anni a Roma collaborando con aziende nel settore e realizzando numerosi progetti sia laici che sacri. Nel 2006 ha lavorato per alcuni mesi in New Jersey e a Miami. Ha continuato a collaborare con artisti e aziende, soprattutto in Italia, accrescendo capacità tecniche e sensibilità artistica. Nel 2010 si trasferisce a Milano dove vive e lavora, collaborando con diversi laboratori artigiani e artistici.
Claudio Granaroli (Milano 1939)
Si è diplomato in pittura all’Accademia di belle arti di Brera, presso la scuola di Pompeo Borra e Domenico Manfredi. Dipinge soprattutto opere informali su grande scala. Girando con i suoi vecchi furgoni ha esposto in tutta Europa. Al suo attivo oltre cinquanta mostre personali e più di centoventi collettive, soprattutto in Italia, Finlandia, Belgio, Norvegia e Francia.
Fonda nel 79′ la casa editrice “El Bagatt Bergamo”, e attualmente continua la sua ricerca dell’unione tra Arte e Poesia con la collana “Alla pasticceria del pesce” dove raccoglie poesie che accompagnano disegni, acquerelli e incisioni di artisti di tutto il mondo
Luigi Lomanto (Milano 1924- 1997)
Inizia come autodidatta. Negli anni ’50 è allievo di Augusto Colombo e Giacomo Ciceri. Consegue la maturità artistica a Brera e l’abilitazione all’insegnamento del disegno. Insegna presso le Orsoline di Milano dal 1966 al 1988. In seguito apre un suo atelier che sarà sempre molto frequentato da allieve e allievi.
Ubaldo Monico (Dongio, 1912). Entra nel mondo dell’arte come autodidatta, avvalendosi per la xilografia della guida di Ettore Cozzani, direttore della rivista italiana “L’Eroica”, impegnata in modo particolare nel rilancio dell’arte dell’incisione su legno. Sono documentati contatti con gli xilografi ticinesi Giovanni Bianconi e, soprattutto, Aldo Patocchi, al quale non poté non guardare il Monico degli inizi. Completò la sua formazione con studi in Lettere all’Università di Friburgo in Svizzera. Fu anche scrittore, esercitò la critica d’arte e nella sua collaborazione a diversi periodici ticinesi si distinse pure per interventi di vibrante impegno civile, in particolare su temi legati alla protezione del paesaggio. Nel 1983, Ubaldo Monico muore nel suo villaggio d’origine.
Andrea Oliva (Milano 1973)
Dopo l’accademia di Belle Arti di Brera che frequenta fino al 1995 inizia a frequentare gli ateliers di artisti già affermati apprendendo le tecniche specifiche della scultura. Lavora per un periodo presso la storica e famosa gipsoteca “Fumagalli e Dossi” dove apprende le tecniche della formatura e degli stampi. Dal 1997 partecipa a simposi di scultura, si dedica anche alla pittura e alla scrittura di poesie alcune delle quali pubblicate su riviste specialistiche. Nel 1998 a Monfalcone (Trieste) partecipa alla ricostruzione in vetroresina di una grotta all’interno della nave da crociera americana “Carnival Triumph”.
Ha realizzato diversi monumenti pubblici tra i quali un monumento sepolcrale situato nel cimitero Maggiore di Milano. Pietra, legno e metallo sono i materiali che predilige. E’ esperto nell’arte del raku.
István Ős-Nagy (Pestszentlörinc (Hu), 1913 – Steinach am Bodensee (S), 2004)
Negli anni 1936-1940 invece di accettare la carriera del musicista, inizia per caso lo studio dell’arte come pittore.
Il suo talento come ritrattista divenne presto noto e il suo sostentamento fu per un breve periodo fino alla fine della guerra assicurato ciò che anche l’attività creativa libera consentiva.
Nel 1940-48 le composizioni furono create nello stile del post-imprintismo.
Nel 1956 si trasferisce in Svizzera. Personalità elevate dalla vita politica e sociale, oltre a molti bambini erano i suoi modelli come ritrattista. Negli anni 1962-66 produce immagini astratte, composizioni argento-oro-nero
Serie di opere dal 1967 al 1971 nel ciclo intitolato Schwarze Himmel (Cieli Neri) in cui Il tema principale era l’uomo attuale spesso unito alla mitologia greca. Nel periodo 1974-80 una serie di opere surrealiste astratte: Weisser Himmel (Cieli Bianchi). Dal 1981 serie di composizioni di piccolo formato e chine visionarie
Pino Ponti (Venezia, 1905 – Milano, 1999)
Conseguito il diploma all’Accademia di Belle Arti nella stessa città ove tenne la sua prima mostra personale a cura della Regione Veneta, nel 1930. Nel 1927 con il dipinto “Il fulmine nella Centrale Elettrica” che rappresentava la folgore del fascismo sul mondo del lavoro, ebbe i primi guai con il regime.
Nel 1929 fu invitato con due opere ad una grande mostra del ‘900 italiano a cui parteciparono Giorgio de Chirico, FIlippo de Pisis, Casorati, Manzù, Renato Birolli. Nel 1931 si trasferì definitivamente a Milano dove il famoso critico
Raffaello Giolli, insieme ad Edoardo Persico, illustre studioso d’arte, organizzarono alla Galleria del Poligono la prima mostra personale milanese.
Nel 1933 entrò a far parte del corpo redazionale della rivista “Orpheus” con Luciano Anceschi, Enzo Paci, Assaiaz, Marchetti ed altri. Su questa rivista comparivano i famosi disegni di Ponti che si ponevano con spirito satirico-grottesco nei confronti del regime. Nel 1934 tenne al mostra personale alla Galleria Tre Arti. In quell’occasione gli capitò il secondo grosso scontro con il regime con la famosa opera “La passeggiata liberale”. Tale opera fu confiscata e Pino Ponti fu condannato a due mesi di confine.
1943-44 mentre si trovava a Pandino dove si nascondeva insieme con Birolli, la Galleria d’Arte Contemporanea di Milano prima e la Galleria Bergamini poi, gli organizzarono tre mostre personali. Durante quegli anni lavorò con Birolli per la Resistenza ed i comuni ideali che resero questo incontro particolarmente fertile di precisazioni, orientamenti definitivi e scelte consapevoli. Segue l’orientamento postcubista con accentuazioni particolari di tematica sociale, composizione spaziale, severa o ritmica, scandita in contrappunto con colore casto di materia, ma violento nella contrapposizione dei rapporti.
Nel dopoguerra fece ritorno a Milano dove nel 1946 e 1947 tenne due mostre personali alla Galleria Bergamini.
1950 fu realizzata la sua personale alla Galleria del Naviglio a Milano ad alla Galleria del Cavallino a Venezia e partecipò alla Biennale di Venezia.
1957 la Galleria Schettini di New York organizzò la mostra che segnava il trapasso definitivo del postcubismo di Pino Ponti alla nuova figurazione. Nelle periferie si notava l’assillo sociale tra gli uomini fantasmi alla ricerca di una baracca. Da questo momento la visione si rafforza ed il dialogo di Pino Ponti con tutto ciò che lo circonda si fa più intenso mentre si libera definitivamente di vecchi diaframmi del Primo Novecento.
Cristiano Mattia Ricci (Milano, 1973)
Si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano. E’ artista, architetto e insegnante di Design presso l’Accademia di Belle Arti Europea dei Media di Novara – ACME.
In parallelo si dedica alla scrittura narrativa e soprattutto poetica. Nel 2000 ha fondato il gruppo del Cerchio Azzurro, con il fine di esplorare i nessi tra le diverse forme di espressione artistica. Questa ricerca ha portato alla realizzazione di quattro edizioni di un Festival (2000-2004) che si è tenuto a Sesto San Giovanni (MI) e a tutt’oggi prosegue i suoi lavori attraverso l’omonima rivista online http://cerchioazzurro.blogspot.it. Le sue immagini sono volutamente primigenie e provengono dall’arte e dalla rappresentazione popolare del creato e della società in un connubio simbolico tipico dei totem e dei murales.
Eugen Willi (1929 Flums – 1998 Basilea)
Studia a San Gallo (1954) presso Diogo Graf e frequenta corsi presso la Kunstgewerbeschule Basel (1957-1961) con Max Sulzbachner. Membro del gruppo di artisti “tangens U79” (1979). Membro della GSMBA di Basilea. Ha vissuto e lavorato a Basilea, Fahy e Vogorno.
Usa personaggi arcaici e codici che simboleggiano gli esseri umani e il mondo, la vita e la morte non solo come ispirazione per la sua pittura grafica e per le sue immagini inventate ma come ragione che spinge l’artista verso un confronto filosofico riguardo al significato della vita.