Romina Bassu – Promises – Galleria Marcolini – Forlì – 08/04 – 20/05

Romina Bassu

Promises

8 aprile – 20 maggio 2017

Forlì

Galleria Marcolini

Via Marcolini 25/a Forlì

Inaugurazione sabato 8 aprile ore 18.30

Nella sua prima mostra personale alla Galleria Marcolini Romina Bassu presenta un campionario di figure prevalentemente femminile la cui umanità residua è definita da ruolo e identità sociale.

Il titolo della mostra fa riferimento a un film del 1963 (Promises! Promises!) in cui Jayne Mansfield si spoglia mostrando il primo nudo integrale nella storia del cinema.

L’attrice incarna un’estetica del femminile sintetizzata dal biondo platino, una pastorale americana in cui, come nel romanzo di Philip Roth, la reginetta di bellezza, la trophy wife dello Svedese, guida il corso della storia (familiare e americana) verso una contro-pastorale di decadenza e di morte.

Jayne Mansfield era passata dalla gloria dei concorsi di bellezza all’LSD. Era intelligente, colta, suonava il violino, il pianoforte e parlava cinque lingue. Ma aveva una personalità intemperante, beveva, si drogava, collezionava amanti (ebbe cinque figli da tre uomini diversi), si spogliava in pubblico e sui giornali. Era un’irregolare che il mondo puritano di Hollywood si affrettò a emarginare. Acquistò una villa da quaranta stanze su Sunset Boulevard a Beverly Hills, battezzandola Pink Palace: il colore dominante era il rosa con piccoli cupido circondati da luci rosa fluorescenti, tappetini rosa nei bagni, una vasca da bagno a forma di cuore e una fontana che sprizzava champagne rosato. A partire dagli anni Cinquanta il rosa viene attribuito al femminile nel vestiario, nei beni di consumo e consacrato dall’arrivo della Barbie nel 1959, massima icona della femminilità.

Parte degli ultimi lavori di Romina Bassu illustrano e analizzano questo dato storico: volti pasticciati e corpi dalle pose plastiche di anonime miss che riemergono in un progetto complessivo che è un’archeologia culturale. Il nucleo più recente di lavori in cui prevale il rosa è affiancato ad altre opere, acrilici e acquerelli, che indagano lo stesso milieu estetico e culturale, quello degli anni Cinquanta, in questa prospettiva archeologica. Si tratta di un milieu in cui socializzano uomini e donne che sperimentano per la prima volta il loro ruolo di consumisti, di borghesi di massa, anonimi, urbanizzati, privati di un referente naturale. L’archeologia di Romina Bassu trova in quest’estetica, l’origine, la fondazione di un modello duraturo di socialità. In questo senso il suo è un tentativo, per specula, di decostruire una mitologia pervasiva.

BIO

Romina Bassu (Roma 1982) ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e presso la Facultad de Bellas Artes de Sevilla. Nel 2004 inizia la sua collaborazione come assistente nello studio di Alberto di Fabio e in quello di Cristiano Pintaldi. Dopo soggiorni a Londra e Berlino si è trasferita in Spagna per dare vita al progetto Archivo anonimo che parte da una minuziosa ricerca di vecchie foto e che viene esposto nel 2013 presso la Galleria Manuel Alés, nella Sala Rafaél Argelés de la Fundación de Cultura José Luis Cano e presso la Sala Rivadavia, Diputación de Cádiz. Nello stesso anno è stata selezionata come finalista all’edizione del Premio Combat. Tra le partecipazioni più recenti si segnalano: Social utopia / Studi aperti, XII edizione, Ameno; Bubbles between lines, ZAION Gallery, Biella; Isoipse /progetto di COLLA, Galleria Moitre, Torino; Carte Blanche, Galerie Olivier Nouvellet, Parigi; Artefiera 2016, Bologna; Group psychology (and the analysis of the ego), Galleria Marcolini, Forlì; Camera doppia #1, XXS/aperto al contemporaneo, Palermo; Book Art Project, Fondazione Pastificio Cerere, Roma; Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee 2015, Villa Brandolini, Treviso; ArtVerona 2015; Mnemosyne, Meb arte studio, Novara.