Teresa Castro alla galleria il Melograno – Livorno – 26/11 – 02/12
Teresa Castro sarà alla galleria il Melograno di Livorno da sabato 26 novembre
Nata a Bitonto, allieva del pittore pugliese Raffaele Catucci, ha una pittura d’atmosfera, di emozione.
“Atmosfere che trasmettono il senso della quiete di una giornata, paesaggi ariosi, valori luminosi e coloristici, evocazioni fantastiche, che emotivamente coinvolgano l’astante, annullando, per un attimo, il senso di precarietà dell’era attuale. Questa è la visione del mio dipingere.”
Teresa Castro: una pittura dall’intenso emozionale cromatico
Tra impressionismo e trasfigurazioni di un reale osservato, tra vigore coloristico e sembianze di forme di certa liricità: questi i due teoremi di Teresa Castro, un’artista dalla personalità discreta, ma ricca di un poderoso vissuto interiore, che magistralmente si enuncia e traspare in ogni sua ideazione pittorica.
I temi cari alla Castro vengono attinti dalla più bella tradizione coloristica meridionale – ricca di luce e di volute timbriche – e si animano, dopo quella sua pensierosa analisi introspettiva ed essenziale, in solari e fascinose trasposizioni figurative.
Il colore è sempre essenziale e robusto. Abili combinazioni di effetti timbrici e tonali giocano con le linee, a volte solo accennate, a volte volutamente rimarcate. E, sempre, il colore rimane protagonista assoluto di una immaginifica e saudente texture pittorica, ricca di allusive curiosità. E così, artistici bozzetti di vita urbana di diversa appartenenza geografica si fanno narrati estemporanei, propri della divina arte impressionista, sua prediletta.
La sua sintassi cromatica predilige essenze timbriche e tonali proprie della mediterraneità, anche se a volte subiscono il fascino del passare della storia e del tempo, ma mai, il suo pennello indulge in sterili pose cromatiche.
Nei suoi quadri, che si accordano soprattutto in una ornata persistenza paesaggistica, si sente la voce del tempo, con le sue stagioni e la sua storia; sono quadri che testimoniano la caparbia volontà di recupero di un patrimonio, che è proprio di una cultura magistralmente esemplata in quelle personalissime e modulate vedute (il mare, la campagna, i giardini), in elementari e umili squarci di antichi casali o in monumentali architetture dalle linee sobrie, tese a narrare eventi dalle diverse età storiche, che si caricano di un fluido cromatico, potentemente emozionale. Là dove abitano i segni del tempo, lì si incorniciano e si proiettano ordinate modulazioni di forme e di colore: sono i bianchi centri storici, i rumorosi borghi marinari, i trulli misteriosi, le solitarie masserie e torri costiere, cattedrali e santuari, antichi agglomerati urbani e verdi distese di ulivi e di una vegetazione-macchia, che prende in prestito l’intero alfabeto cromatico della natura.
Per la Castro, l’Arte è un rivivere soggettivamente la realtà, in accordo a un registro espressivo, mediato da filtri culturali che sempre si accompagnano ai tanti suoi concerti interiori. In tal senso, le sue tele rimangono come delle preziose e uniche testimonianze della composita koinè di civiltà che hanno traversato la terra e il mare della Puglia.
L’impianto ideativo delle sue tele rifugge la banalità compositiva, nel mentre si adorna di significati universali, di una filosofia esistenziale che ricerca stati d’animo, in cui si acquietano e si stemperano le angosce quotidiane e i rumori ottusi di una civiltà ipnotica, qual è quella dell’oggi.
In varie pose, ella declina sapientemente momenti e accadimenti significativi della trascorsa civiltà contadina, ricercando nel fertile universo della memoria e recuperando una visione antica di segni e di rituali, distintivi di una cultura andata. La sua analisi pittorica, infatti, esprime magistralmente e non di rado un’operazione di archeologia memoriale, accompagnata dalle intuizioni preziose, recepite attraverso il suo fine, ma rigoroso osservare; intuizioni colte con gli occhi del sentimento e il cui risultato rimanda a una elegiaca meditazione.
E ogni quadro diviene un brano dell’anima dell’Artista, il parlare dei suoi silenzi interiori, un frammento prezioso di memoria, una testimonianza dei legami forti con la sua Terra, di cui esalta il fascino magico, attraverso puri flussi di energia cromatica.
E ovunque, nel multiforme impaginato pittorico della Castro, si discute di una poetica, centrata su una sorta di registro confidenziale tra il sé e le sue figurazioni; ma non per questo, le sue opere sanno di esoterismo, anzi, esse appaiono sempre strategicamente comunicative e vitali, capaci cioè di esprimere e far passare in toni fluidi i sinfonici narrati emozionali.
E ovunque, regna sovrana una potenza espressiva, in grado di trasferire, come d’incanto, le intense e liriche movenze del suo pensiero all’animo assetato dell’osservatore.
Nell’atmosfera di relativismo artistico, di cui soffre la pittura dell’oggi, la produzione della Castro rimane un esempio di attaccamento ai valori e agli ideali di un sano vissuto, pur se la sua produzione sembrerebbe costretta a soffrire dell’angustia geografica, entro cui ella si muove. Ben altri scenari espositivi meriterebbe questa Artista.
Lontana dai rumori mediatici ed estranea al dibattito sugli sterili sillogismi accademici dell’arte contemporanea, Teresa Castro ha scelto di vivere e coltivare il suo vissuto pittorico in un intimistico e lirico sentire. E non va taciuto che – nell’osservare il suo lungo e per, certi versi, inedito percorso artistico, in costante situazione di ricerca – si evince una straordinaria volontà di evoluzione, un’apertura intelligente al confronto critico con le altre voci dell’arte contemporanea, pur restando coerente ai teoremi estetici della sua pittura e mantenendo salde le categorie di identità della sua sicura personalità artistica.
Prof. Vincenza Musardo Talò
storico e critico d’arte
Le opere saranno in mostra fino al 2 dicembre 2016