THE LIMITS AND OUTERLIMITS OF LINE – Mostra collettiva d’Arte Contemporanea – Casa Regis – Centro per la Cultura e la Contemporaneità
Casa Regis – Centro per la Cultura e la Contemporaneità
Borgata Marchetto 18, Valdilana (BI), 13835 Italia
THE LIMITS AND OUTERLIMITS OF LINE (Dentro e Fuori i Confini della Linea) – Mostra collettiva d’Arte Contemporanea
Dal 21 aprile al 26 maggio, 2024
Orari: ogni domenica dalle ore 15 alle 18 o su appuntamento.
Visite guidate ogni ora.
Finissage: 26 maggio, ore 15-18, 2024. Incluso performance alle ore 16:16 di Andrea Mori.
ingresso libero
(email infocasaregis@gmail.com o cell 3331995123)
ARTISTI
Silvia Gaffurini, Zhiheng Gong, Tyler Green, Eleonora Gugliotta, Suvi Hanninen, Anneke Klein, Natalie Lanese, Gianluigi Maria Masucci, Andrea Mori, Ashkan Sanei.
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Casa Regis – Centro per la Cultura e l’Arte Contemporanea ospita con orgoglio la mostra collettiva THE LIMITS AND OUTERLIMITS OF LINE (I Confini e Oltre i Confini della Linea), a cura di L. Mikelle Standbridge in mostra dal 21 aprile al 26 maggio, 2024. Le opere abbracciano molteplici mezzi, dalla fibre art, alle opere su carta, all’installazione alla performance. Utilizzando gli otto spazi espositivi, saranno presenti artisti italiani e internazionali, con rappresentanza da Iran, Olanda, Finlandia, Cina, Stati Uniti e, naturalmente, Italia. Ogni artista, con una meditazione sul mezzo di sua scelta, è stato invitato ad affrontare quello che può essere un incontro diretto con il gesto di una linea, o un gioco di parole visivo, o un’indagine metafisica sulla definizione o conoscenza di qualsiasi cosa.
I dieci artisti che partecipano a questa mostra includono: fotografa italiana, Silvia Gaffurini; scultore cinese ma residente negli stati uniti, Zhiheng Gong; il fotografo americano Tyler Green; artista italiana istallativa/concettuale, Eleonora Gugliotta; artista multidisciplinare finlandese, Suvi Hanninen; artista tessile olandese, Anneke Klein; artista americana istallativa e pittrice, Natalie Lanese; artista italiano performativo/video e pittore, Gianluigi Maria Masucci; artista italiano performativo, Andrea Mori; e pittore/collagista iraniano, Ashkan Sanei.
Il performance di Andrea Mori si terrà durante il finissage, dopo aver trascorso 7 giorni nei boschi.
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Silvia Gaffurini
C’è chiusura o finitezza in una linea? La fotografa italiana Silvia Gaffurini, nella sua serie “L’Ottava Lampada”, propone l’antitesi dello spazio determinato, aprendo a possibilità strutturali e paesaggistiche altre, includendo proiezioni di volumi immaginati. Ispirata agli scritti di John Ruskin (figura chiave dell’Inghilterra vittoriana, nota per i temi innovativi sul restauro dei monumenti) e in particolare il suo saggio “Le sette lampade dell’architettura”, Gaffurini inventa dei nuovi titoli dei capitoli come: La lampada della Permanenza, La lampada della Reminiscenza e La Lampada della Risorsa. Con l’aggiunta di parametri architettonici fittizi – con la tecnica di incisione a goffratura a rilievo sulla fotografia – ipotizza tracce di una precedente vita quanto una ricomposizione futurista. Per generare le variazioni strutturali delle configurazioni dei nuovi modelli di costruzione, Gaffurini utilizza l’Intelligenza Artificiale generativa e software di rendering 3D elaborando le immagini prodotte con elementi reali di rovine di pietra trovate sul posto e loro immagini. Lo spettatore è guidato attraverso le fasi di speculazione sulla conservazione tanto dell’invenzione mentre l’artista sperimenta tecniche di visualizzazione e stampa su nuovi materiali.
Zhiheng Gong
Con uno sguardo al futuro, il creativo cinese Zhiheng Gong, con sede negli Stati Uniti, parla nel duplice linguaggio della scultura e del product design. Ispirandosi all’architettura di Santiago Calatrava (in particolare, la stazione dei treni ad alta velocità di Reggio Emilia, Mediopadana, in Italia), Gong ne assembla più parti per formare un tutto. Da un certo punto di vista, è possibile cogliere solo linee sottili senza forma. Viste di lato invece, le centinaia di linee sono forme solide, dove si intravede un mobile. La sua opera “mEat” (Carne/mangiare) non configura chiaramente un tavolo come in alcuni dei suoi pezzi più iconici, ma è un oggetto fra una piattaforma funzionale ed estetica. Il significato deriva dal passato dall’artista e dalla sua famiglia in Cina, dove era vietato – per una persona colta – andare in cucina e toccare la carne cruda.
Suvi Hanninen
Un’altra creativa che non si preoccupa delle categorie, la costumista finlandese Suvi Hanninen, con la sua scultura “The Surge” (L’impennata) passa dal tessuto alla carta al filo di rame. Incapace di accettare le limitazioni del suo genere, nutre l’amore per il lavoro manuale, per lo strappo, per l’intreccio, per lo sminuzzamento, per la scomposizione della materia nei suoi filamenti per ricomporli in una versione molto più leggera. Le sue opere sono corpi non dissimili dai corpi reali che indossano i suoi disegni, che rispondono al movimento e si adattano all’aria e al calore dell’ambiente.
Anneke Klein
L’artista tessile olandese Anneke Klein riportando le sue stesse parole, usa “le tecniche di tessitura più comuni”, ma a causa della complessità della struttura mentale su cui mappa un’architettura sociale, i suoi pezzi si presentano piuttosto complessi. Attraverso una tavolozza di colori ristretta di bianchi e neri intrecciati in schemi a griglia, c’è un senso di razionalità, controllo o confinamento, questo è il modo in cui potrebbero farti sentire: calendari, agende, grafici o tabelle di raccolta dati. La geometria è però destabilizzata da segni ondulati, da frammenti di un linguaggio non codificato, da gesti della mano umana. In questa serie, “Straight Line Thinking” (Pensiero in linea retta), la ripetizione di spazi piccoli e rigidi solidifica la struttura , ma ariosità, morbidezza e leggerezza creano la texture. Credo che l’artista stia dicendo qualcosa sulla vita in generale.
Eleonora Gugliotta
Anche le installazioni tessili site-specific “Ambienti” di Eleonora Gugliotta rendendo il concetto di due forze che spingono in direzioni opposte, in questo caso gli oscuri angoli degli spazi architettonici dimenticati e le illuminate e colorate rivisitazioni sugli stessi. L’artista interdisciplinare italiana, residente a Milano, sta realizzando un lavoro nella soffitta non ancora restaurata di Casa Regis, dove generazioni di famiglie nobili e successivamente suore hanno lasciato la loro polvere, il loro corredo, le loro icone, le loro gabbie per conigli… oggetti e spazi abbandonati o in disuso che ambiscono ad essere ancora visti, ascoltati o elaborati, l’artista interviene su di essi con un tocco delicato per ricucire attraverso dei fili colorati la narrazione umana e il decadimento legato ad essa con l’intento di trascinarli nel contemporaneo.
Natalie Lanese
Anche la pittrice americana Natalie Lanese si occupa dell’eredità sociale e visiva di Casa Regis nella sua opera site-specific su larga scala “Swathe” (Fasciare). La sua pittura astratta è coinvolgente, non solo perché è lunga 10 metri e avvolge la stanza dal pavimento al soffitto, come suggerisce il titolo, ma anche perché attiva la complicità visiva del fruitore attraverso un fenomeno chiamato “disruptive camouflage” (o Dazzle Camuffare). Sulla base di studi sulla percezione dell’inizio del XX secolo, gli animali a strisce, come le zebre, sebbene accattivanti, erano in realtà più difficili da individuare in natura, per questo motivo fu una tecnica pittorica utilizzata per un periodo dall’esercito britannico (prima guerra mondiale) per le navi da guerra. La sala espositiva di Casa Regis è varia come la natura, ma dalla vestigia del gusto umano: affreschi del soffitto tardo barocco, stampe murali, scenari biblici nella boiserie, piastrelle esagonali bicolori… Le vivaci strisce longitudinali di Lanese, grazie ai concorrenti pattern, stili, tavolozze di colori e geometrie già esistenti, si inseriscono con una transizione liscia.
Ashkan Sanei
L’artista iraniano Ashkan Sanei, che lavora tipicamente con molteplicità di linee sovrapposte, incrociate e intersecanti, mescolando collage e inchiostro su carta, ha sfruttato questa occasione per lavorare su superfici cerate semitrasparenti che, una volta appese, includono tracce, graffi e i segni già presenti sulle mura storiche di Casa Regis. Il lavoro è composto da strisce di nastro adesivo tenute insieme a sezioni di cemento, metafora appropriata per la struttura storica in cui espone!
Gianluigi Marie Masucci
Per l’artista italiano Gianluigi Marie Masucci, l’ascolto dei luoghi è tutto. La sua amata città natale, Napoli, è il punto di partenza, letteralmente, per l’allineamento. La sua approfondita ricerca sulle mappe storiche di questa antica città porta all’identificazione dei crocevia energetici che si allineano con le principali arterie stradali. Le intersezioni lineari non a caso sono importanti luoghi di culto, o di aggregazione sociale e, attraverso eventi che coinvolgono un pubblico esteso, incorporando fuoco, luce e voci, Masucci riapre i portali per la connessione tra le persone.
Il suo video “La Congiunzione degli Opposti” documenta questo lavoro. https://vimeo.com/709287691
Camminando per le vie della città e guardando in alto il cielo, si sofferma sui panni stesi che sporgono dai balconi degli edifici che costeggiano la strada. Masucci osserva, fino alla contemplazione, l’ondeggiare dei panni nella brezza fino al punto di interiorizzare la scena, che poi disegna lavorando simultaneamente con le due mani, in una sorta di trance neuro-muscolare,. In “Rivoluzione” queste centinaia di tracce, simboli, segni, ispirati dal movimento dell’aria nelle lenzuola, pur essendo perfettamente astratti, riescono a restituire il senso del movimento delle persone, come in una folla, come la popolazione di una città, come una società in rivolta.
Tyler Green
Per il fotografo naturalista americano Tyler Green che lavora nell’angolo nordoccidentale degli Stati Uniti, tracciare una linea si traduce in un prima e un dopo, in un vivo o un morto. Nell’immaginario di una futura deforestazione, egli proietta un raggio laser orizzontale sui tronchi degli alberi secolari, contemplando dove potrebbe essere il prossimo taglio dei taglialegna. Queste “incisioni”, come le chiama lui, permettono allo spettatore di assaporare la grande ampiezza e altezza degli alberi esistenti, soppesando allo stesso tempo le questioni introspettive del bisogno contro l’avidità. Nella serie “Ghosts” (Fantasmi) le proiezioni di luce verticali sostituiscono gli alberi abbattuti come se fossero anime.
Andrea Mori – Performance “IN BOSCATO”
Con “In Boscato”, in un rapporto intimo, silente e contemplativo con il Bosco, Andrea Mori sposta l’enigma da fisico a psicologico. Cresciuto nella regione alpina del Nord Italia, Andrea è un artista atipico. Laureatosi all’Accademia di Belle Arti di Brera, con una tesi sul Camminare, indagherà i limiti/confini mentali autoimposti degli esseri umani, sempre proiettati tra passato e futuro, alla ricerca dell’eternità che abita il presente, se vissuto pienamente. Abita il Bosco, lo ascolta, ne sente l’intimo richiamo, riflette, registra e infine condivide il sentire. Scopriremo di più sul suo incontro con Bosco e con se stesso, dopo il suo ritorno dal soggiorno di 7 giorni tra i boschi.
Per il finissage incontrerà il pubblico raccontando il suo stare attraverso una performance, lento, quasi sospeso, movimento Butoh, per giungere ad una metamorfosi: smettere di essere sé stesso divenendo un animale, un oggetto, una sensazione, un luogo, o tutte queste cose allo stesso tempo. È in mostra il suo abbigliamento da cammino cucito a mano, tutto bianco, colore della purificazione sia spirituale che fisica che corrisponde ad una nuova fase della vita.
La performance di Andrea Mori si svolgerà durante il finissage, dopo aver trascorso sette giorni nei boschi.