Tomaso Binga. Parole abitate – Frittelli Arte Contemporanea – Firenze
“…a trasformarsi nei segni alfabetici di una scrittura vivente, è il mio corpo, nudo perché privo di qualsiasi connotazione sociale. Più di prima, si tratta di una scrittura silenziosa, scritta direttamente con il corpo che, affrancandosi dalla tirannia del segno, diventa segno esso stesso.”
Venerdì 16 settembre 2022, alle ore 18, le opere di Tomaso Binga tornano alla galleria Frittelli arte contemporanea con la mostra Tomaso Binga. Parole abitate, a cura di Raffaella Perna.
L’artista, poetessa e performer, al secolo Bianca Pucciarelli Menna (Salerno 1931, vive e lavora a Roma), che utilizza il provocatorio pseudonimo con lo scopo di mettere a nudo il privilegio maschile anche nel campo dell’arte, presenta per la prima volta opere appartenenti alle recenti serie Alfabeto poetico monumentale, Alpha Symbol, ArteNatura, accanto a una selezione di lavori degli anni Settanta, tra cui le sculture in polistirolo Piedi (1973) e Congiunte separate (1973), la foto-performance A me (1976-1977) o l’alfabeto Esse sono (1976).
Centro della mostra è l’Alfabeto poetico monumentale (2019), in strettissimo rapporto con la precedente serie dell’Alfabetiere murale (1976) che Tomaso Binga aveva realizzato nel capoluogo toscano, con l’aiuto dell’amica, artista e fotografa, Verita Monselles. Per ottenere le 26 immagini che immortalano Tomaso Binga mentre il suo corpo si modellava nella forma delle lettere dell’alfabeto le occorse tantissimo lavoro e per mesi l’artista frequentò lo studio fiorentino di Verita Monselles dove provava e riprovava ogni posa per giungere a realizzare quest’opera che oggi è tra le più conosciute della stagione dell’arte femminista degli anni Settanta.
Centro della mostra è l’Alfabeto poetico monumentale (2019), in strettissimo rapporto con la precedente serie dell’Alfabetiere murale (1976) che Tomaso Binga aveva realizzato nel capoluogo toscano, con l’aiuto dell’amica, artista e fotografa, Verita Monselles. Per ottenere le 26 immagini che immortalano Tomaso Binga mentre il suo corpo si modellava nella forma delle lettere dell’alfabeto le occorse tantissimo lavoro e per mesi l’artista frequentò lo studio fiorentino di Verita Monselles dove provava e riprovava ogni posa per giungere a realizzare quest’opera che oggi è tra le più conosciute della stagione dell’arte femminista degli anni Settanta.