“Tutto questo l’ho fatto solo per te” di Vittoria Piscitelli
di Maria Pia De Chiara
Giovedì 7 dicembre 2017 ore 18.30
Presentazione del catalogo della mostra “Tutto questo l’ho fatto solo per te” di Vittoria Piscitelli
a cura di
Maria Pia De Chiara
Federica De Rosa
Corrado Morra
Con l’artista dialogheranno:
Olga Scotto Di Vettimo, critico d’arte, Accademia di Belle Arti di Napoli, Federica De Rosa, storico dell’arte, Accademia di Belle Arti di Napoli, Corrado Morra, critico d’arte e Maria Pia De Chiara, art director della Mapilsgallery.
Il Catalogo, oltre alle numerose immagini delle opere di Vittoria Piscitelli, comprende due testi critici di Federica De Rosa e di Corrado Morra.
“Tutto questo l’ho fatto per te”, terza personale dell’artista napoletana Vittoria Piscitelli, è l’esemplificazione artistica, poetica, emotiva, del sacrificio.
Un sacrificio che non è sottomissione cieca e indesiderata, ma ossessione, accettazione, passione. Una passione che scivola sulle tele bianche in mostra e sprofonda tra le parole ricamate, seguendo inesorabilmente il filo rosso del discorso amoroso.
Un filo rosso che si lega alle sue produzioni precedenti, in particolar modo alla mostra “Abat-jour” del 2015, all’interno della quale l’artista aveva indagato più propriamente la sfera affettiva dei legami familiari. Eppure, la relazione con l’altro assume nella sua terza personale una connotazione mono-intenzionale, approfondendo la pervasività dell’unilateralità della parola.
In questo modo, il romanzo epistolare abbandona il suo cartaceo ventre materno e, tra le dita pazienti dell’artista, si mostra nella sua nuda essenza e restituisce valore al linguaggio, vanificato nel XXI secolo dalle nuove tecnologie, dalla dolorosa istantaneità e dalla volatilità della materia virtuale.
Se Andy Warhol e il suo approccio alla produzione seriale avevano cavalcato l’onda del cambiamento, penetrando nella società virtuale, Vittoria Piscitelli ha tentato con le sue opere di «ridare senso alle cose, che invece il linguaggio del web tende a sgretolare».
La nobiltà perduta del concedersi completamente all’altro si spoglia negli arazzi, che morbidamente si abbandonano alle pareti come teneri amanti, tessendo l’utopia di un discorso amoroso sensibilmente femminile.
E nell’apice del loro silenzioso splendore, le parole restano sospese, galleggiando di fronte agli occhi degli spettatori, svelando la temibile fragilità di chi ha troppo nel cuore. In un nulla anche cromatico (la mostra accoglie unicamente due colori, il bianco della tela e il rosso del filo), l’interruzione si trasforma nell’essenza di un messaggio sospeso che attende unicamente di essere stretto tra le braccia di chi lo accolga e lo tenga in vita, nell’infinito limbo dell’eternità.
L’arte rende così eterni i sospiri e le fatiche delle anime di chi ama e, come in David Grossman – una delle fonti di ispirazione dell’artista – tramuta le parole nel coltello e nella cura, nel benessere e nella maledizione. «Se è davvero così, se ti senti tra parentesi, permettimi allora di infilarmici dentro, e che tutto il mondo ne rimanga fuori», scriveva il saggista israeliano nel suo romanzo epistolare “Che tu sia per me il coltello”. Ed è questa la sensazione che si prova, spostando lo sguardo da un angolo all’altro delle tele di Vittoria Piscitelli. Sentirsi tra parentesi, in un frammento di mondo in cui lo spazio e il tempo diventano componenti tangibili, e l’inadeguatezza del sentirsi umanamente fragili ritrova la sua rassicurante pace.
Rita Selvaggia Annunziata, responsabile comunicazione Mapilsgallery.