NON GIUDICARE – Bagnacavallo, Ex Convento di San Francesco
Bagnacavallo, Ex Convento di San Francesco
Nell’iconografia cristiana siamo abituati a vedere San Michele solitamente raffigurato nelle sembianze di guerriero armato: la spada stretta nella mano destra, simbolo di intelletto, ci informa che il giudizio deve essere severo ma pur sempre “giusto”, ossia proiettato verso l’unità fra le parti in causa; la bilancia sollevata con la sinistra esorta invece a mettere ordine e armonia fra gli opposti, ricordandoci il suo ruolo di grande equilibratore. Michele, “chi è come Dio?”, ci invita a cercare l’equilibrio tra i piatti della bilancia del bene e del male. Attraverso la sua figura ci sprona a farlo essendo consapevoli che tali estremi sono sempre legati l’uno all’altro e dunque il giudizio su di essi, simboleggiato dalla spada, dev’essere sempre rivolto verso un’armonia superiore che inevitabilmente trascende il mondo in cui viviamo.
Bianco-nero, bene-male, maschile-femminile, luce-ombra, positivo-negativo, discesa-risalita; spesso noi consideriamo le polarità che contraddistinguono il mondo come fossero tagliate perfettamente a metà. Eppure, osservando meglio, potremmo vedere che in realtà ogni estremo, proprio come nel simbolo del Tao, contiene già in sé il germe dell’altro. L’esortazione che viene enunciata dal titolo, quindi, è di NON GIUDICARE le persone e le cose in base a quello ci è possibile vedere nell’attimo, poiché qualsiasi valutazione di merito che dia l’impressione di poter essere valida per sempre, in realtà è già in marcia per diventare il proprio opposto. Nelle manifestazioni attuali del male non vediamo il bene di domani, così come nel bene di oggi non riusciamo a scorgere il potenziale male futuro. NON GIUDICARE, pur dovendo inevitabilmente farlo, diventa, così, quasi una pratica meditativa, di ardua ma fondamentale applicazione, nel travagliato viaggio verso la conoscenza di sé.
Questa è la prospettiva che l’esposizione vuol suggerire, affidando la riflessione ad artisti visivi contemporanei fortemente legati al nostro territorio per nascita o ragioni di vita. Una selezione che comprende 15 artisti nati nei decenni che vanno dai ’60 agli ’80 in Romagna, o che qui hanno deciso di stabilirsi per portare avanti la propria personale ricerca; anche artisti che in Romagna non vivono più ma che mantengono un particolare rapporto con la loro terra d’origine. Un percorso attraverso tre generazioni di artisti, dai nomi conosciuti a livello internazionale come Bertozzi & Casoni nati negli anni a cavallo tra i ’50 e i ’60 fino al più giovane Enrico Minguzzi nato all’inizio degli ’80. Una scelta che racchiude uno spaccato della sensibilità che anima la ricerca visiva contemporanea con radici romagnole.
Un percorso espositivo che attraversa una molteplicità di medium, tipica delle espressioni artistiche contemporanee e che raccontano il territorio fisico o mentale di provenienza, dai materiali caldi lavorati a mano – come le ceramiche di Andrea Salvatori – all’impiego di tecnologie digitali. Dal disegno – è il caso di Alessandro Pessoli – alla pittura, dalla scultura all’installazione – si veda l’intervento ad hoc di Marco Samorè, dalla fotografia di Silvia Camporesi al video, senza dimenticare la performance, che nel lavoro di Alessandro Roma si fonde con la scultura.
Accomuna il lavoro di tutti una sensibilità diffusa e spirituale che a livello estetico e formale si traduce in opere in cui l’idea che ne è alla base domina la materia e l’espressione.
Il percorso espositivo investe il primo piano dell’Ex Convento con le due gallerie monumentali e le sale adiacenti. I visitatori verranno dotati di mappa cartacea con codici QR per l’ascolto di brevi tracce audio di guida alla lettura delle opere.
Yuri Ancarani
Sergia Avveduti
Bertozzi & Casoni
Silvia Camporesi
David Casini
Stefania Galegati
Chiara Lecca
Enrico Minguzzi
Alessandro Pessoli
Alessandro Roma con Paola Ponti
Andrea Salvatori
Marco Samorè
Nicola Samorì
Italo Zuffi